La spaccatura tra dialoganti e oltranzisti era inscritta nel Dna stesso del “vecchio” Movimento: basta digitare Grillo nel motore di ricerca di questo blog per vedere quante volte, nel mio piccolo, ne ho scritto, nell’ultimo anno. Negli ultimi mesi, la tensione è andata crescendo, tanto che ormai ci si poteva aspettare la rottura da un momento all’altro. La scelta di questo particolare passaggio politico, caratterizzato dal repentino cambio dell’esecutivo, non è casuale: da un lato, è il tentativo di togliere la luce dei riflettori dal nuovo premier; dall’altra, la volontà di spingere i dissidenti espulsi e gli eventuali fuoriusciti a sostenere Renzi, in modo da poter imbastire una gogna mediatica sul sacro blog, al grido di venduti e traditori. Credo che i quattro Senatori non cascheranno in questa trappola.
Il Movimento, ahinoi, non si disintegrerà. La pattuglia parlamentare sarà più snella e perderà, a mio immodesto parere, gli elementi migliori. Ci sarà certamente un contraccolpo in termini di consenso, ma basterebbe qualche altro pasticciaccio della politica tradizionale, per fargli recuperare i favori dell’elettorato deluso. Piuttosto, lo scossone parlamentare potrebbe determinare nuovi scenari di maggioranza o quantomeno il rafforzamento delle posizioni responsabilmente critiche al nuovo governo. Per Renzi, un’arma a doppio taglio: la possibilità di poter fare pressione sul Nuovo Centro-Destra, con l’ipotesi di un differente equilibrio di maggioranza; l’irrobustimento della sinistra del Pd che, di fronte al nuovo assetto del Senato, potrebbe creare non pochi problemi al nuovo governo, nel caso Renzi si dimostrasse sordo alle sue istanze.