Ebbene si, torno a scrivere qualche riga dopo parecchio tempo, un’assenza, un silenzio, dovuto a molte cose da fare e poco tempo a disposizione, ma non solo; non sarei sincero se imputassi solo a questi fattori il mio tacere. Infatti vedo con chiarezza in me negli ultimi tempi una sorta di disinteresse che mi ha portato ad avere un certo distacco da quegli avvenimenti nazionali o mondiali che solitamente tratto in questo blog, ma anche dalle piccole cose che mi sono accadute ultimamente, questo perchè in niente ravvisavo qualcosa che mi rimandasse a ciò che realmente mi riempie e in tutto questo mi turbava l’aver perso la capacità di stupirmi e di entusiasmarmi. Tuttavia un libro è riuscito a riaprire i miei occhi, a ridarmi la forza per non arrendermi a ciò che non va, poiché, se è vero che dispiace vivere in un mondo che non va come vorresti, è certamente vero anche che questa apparente sfortuna rende ancora più importante il nostro contributo ed interessante la possibilità di battersi per realizzarlo. A volte nella vita può capitare che alcuni libri si leghino a noi in modo del tutto particolare riuscendo a mostrarci orizzonti che da soli non avremmo raggiunto. A me questo è avvenuto spesso con vari libri, in periodi diversi. Quanto segue racconta de “La ballata del cavallo bianco”. Questo poema epico ambientato attorno alla storica battaglia di Ethandune vede come protagonista Alfred, re del Wessex che dopo lunghi travagli e sofferenze riesce a sconfiggere gli invasori Danesi, decisi ad invadere la sua Inghilterra. Quest’uomo, Alfred, si trova dinnanzi ad una cosa decisamente più grande di lui. Qualcosa che mette in dubbio le sue convinzioni più profonde che gli provoca smarrimento e lo porta sull’orlo della disperazione. La seppur semplicistica distinzione tra bene e male acquista un significato importante nella sua vita come nelle nostre di tutti i giorni. Non possiamo certamente arrogarci il diritto di classificare, incasellare e arrivare anche a condannare tutto ciò che vediamo, anche se questo può essere molto comodo a volte, ma dobbiamo sforzarci di seguire quello che di buono abbiamo visto nella nostra vita. Il male, in quest’opera incarnato dai barbari, non smetterà mai di perseguitare gli uomini che fiduciosi cercano di raggiungere qualcosa di grande e di degno mettendo le proprie vite al servizio di qualcosa di più grande di sè stessi, ma rappresenterà anche un modo, anzi il modo, di giungere al compimento; un ostacolo necessario, come il ferro anche l’uomo è forgiato nelle sofferenze e percosso sull’incudine del dolore per divenire, infine, forte e inflessibile. Saccheggi, stupri, omicidi e incendi contro il suo popolo, sono questi il pane quotidiano di Alfred, un amaro cibo che lentamente gli toglie la vita portandolo a vedere la fine del suo mondo, ma in realtà offrendogli la possibilità di conquistare il suo posto, il suo regno, di divenire ciò che è nato per essere. Per tutti nella vita arriva il momento in cui la nostra fede, qualunque essa sia, vacilla. Può capitare che nuove scoperte, delusioni, persone che incontriamo, dolori e sofferenze, provochino una radicale trasformazione del modo con cui guardiamo e concepiamo quello che ci circonda e che abbiamo di più caro. Può capitare che cose che prima davamo per scontate ora ci si mostrino per quello che sono realmente. È in questi momenti che le illusioni e le costruzioni mentali vengono spazzate via. Così avviene ad Alfred che non può altro se non fare i conti con eventi totalmente avversi, con il buio che è nemico della sua felicità. Seppur tragici questi momenti sono senza dubbio salutari e fortunato è colui che sa affrontarli da uomo libero, scrutando l’abisso e lasciandosi scrutare da questo. Ascoltare il proprio respiro prima del balzo e capire in cosa riponiamo le nostre speranze, ammesso che in qualcosa le riponiamo ovviamente. Con il cuore pieno di dolore Alfred si inginocchia su di una scogliera a picco sul mare e solleva a Maria la domanda che brucia nel cuore di chi si trova a fronteggiare una minaccia che sembra inghiottire tutto: “In nome di questa piccola terra di questo piccolo paese che conosco, chiedo se ciò che ora, sarà per sempre, o se i nostri cuori si spezzeranno lieti, vedendo alla fine il nemico fuggire?”.
Una richiesta nel momento del bisogno, l’urlo di colui che ha speso tutte le sue forze e ha visto fallire ogni suo tentativo. Ma una risposta arriva, sempre viene offerta una mano a coloro che chiedono, ma non la risposta semplicistica e risolutiva che talvolta ci aspettiamo e che ci risparmia la fatica di combattere in prima linea, bensì una risposta enigmatica che invece di eliminare il fardello lo rende più pesante ma dona anche la forza per sopportarlo, anzi dona la volontà di portarlo perchè rende coscienti del valore di quel gesto; in quell’ora terribile Maria appare ad un re bisognoso e trattandolo Lei per prima da uomo, insegnandogli come guardarsi gli dice: “Il cielo si fa già più scuro e il mare si fa sempre più grosso, la notte sarà tre volte più buia su di te e il cielo diventerà un manto d’acciaio”. Le cose peggioreranno, ognuno è legato a questa sorte drammatica, i nemici stanno arrivando, ma poi su tutto prevale il: “Sai provare gioia senza un motivo, dimmi, hai tu fede senza una speranza?”. Dinnanzi a tutto questo la strada si fa chiara, si fa chiara nonostante la consapevolezza della sua terribile difficoltà. Solo, il re e la sua causa, a lui è affidato il compito di salvare i suoi amici, le persone che ama; solo, eppure non abbandonato. Alfred sa che deve solamente impugnare la spada e un Altro reggerà il suo polso. Gli uomini del nostro tempo hanno perduto la capacità di guardare le stelle, di pensare qualcosa di più grande di quello che vedono, hanno dimenticato di essere nati per qualcosa di più grande che la propria soddisfazione momentanea. La verità è che non ci si fida più di nessuno neppure di sé stessi. Nessuno va più fino in fondo a quello che ritiene giusto perchè manca quel coraggio che porta a combattere guerre che a stento si vincono; il coraggio di osare sperare contro gli umani criteri. Un uomo sbattuto dalle onde del mare può salvare la propria vita solo se rischia di salvarla fino all’orlo del baratro. Può allontanarsi dalla morte stando continuamente ad un passo da lei. Cosa c’è, dunque, di più grande che combattere per ciò che amiamo? Dare la vita per ciò che di bello e di buono abbiamo incontrato? Probabilmente a noi non sarà richiesta la vita in battaglia, ma io non mi accontenterei di vivere per nulla di meno. Per accorgersi infine che la battaglia è vinta, i Danesi respinti, la pace ristabilita. Contro ogni pronostico e previsione Alfred è ancora re, anzi, ora è veramente re. Colui che è stato pronto a perdere tutto, perfino la propria vita, è colui che in realtà l’ha ottenuta.
Luca Marroni