Come detto pensavo ad una storia, la storia di Alfredino Rampi, un bimbo che nel 1981, a soli 6 anni fini’ in un pozzo artesiano, fino a quel momento non sapevo nemmeno che esistesse u pozzo artesiano, e che da li non usci’ piu’. E’ sempre stata una storia che ricordo come se fosse oggi.
E oggi leggo un bel post su Il fatto quotidiano, che vi invito a leggere.
Ero un bimbo di 9 anni, e ricordo che in televisione, su tutti i canali non si faceva che parlare di Alfredino e di quello che stava accadendo. L’articolo parla del Vigile del Fuoco che stette sul bordo del pozzo per tutto il tempo a parlare con Alfredino e di come certe vicende cambiano gli uomini, di come i bimbi possono essere semplici e diretti, senza giri di parole, senza capire che il tempo passa, la stanchezza prende e le forze diminuiscono.
E’ proprio vero, e devo dire che il solo ricordo ancora mi fa venire gli occhi lucidi, indipendentemente da quello che ha significato per l’Italia, per la televisione e per la politica in quel tempo.
Io ricordo solo la paura di un bimbo, l’incredulita’ nell’impossibilita’ di aiutarlo, di salvarlo, e poi la notizia della morte, e della fine della vita di Alfredino.
Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all’ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi.
Giancarlo Santalmassi durante l’edizione straordinaria del Tg2 del 13 giugno 1981
Massi