Oggi il popolo d’Algeria va alle urne. Si tratta di circa 24 milioni di cittadini, che devono scegliere i loro rappresentanti tra 44 formazioni politiche,storiche e nuove, e dieci liste indipendenti.
Tra i candidati le donne, nella nuova Algeria, sono 7646.
Dei 44 partiti 23 risultano essere proprio nuovi di zecca e i seggi in parlamento sono 462 per un totale di 25800 candidati.
L’ interrogativo è se si tratterà del solito voto pilotato in partenza, e quindi già annunciato, o esiste una minima speranza che qualcosa possa stavolta cambiare, sul serio sulla scia delle “famose” primavere arabe, che però, com’ è noto, qualche delusione l’hanno comunque prodotta rispetto alle attese della gente comune.
Le aspettative, ed è giusto e normale, in tutta l’Algeria ci sono.
Molti giovani, infatti, quasi tutti studenti, in un Paese dove povertà e disoccupazione sono terribili autentiche realtà, sul cambiamento ci contano. E per questo si sono da tempo impegnati e continuano a lottare, magari ricorrendo anche al tam-tam sui net-work, che altrove un qualche frutto l’ha già dato.
Altri, invece, uomini e donne indifferentemente, soprattutto quelli più avanti negli anni che fanno i conti giornalieri con la propria talora insostenibile precarietà, specie se padri di famiglia e mamme, sono più scoraggiati e ventilano l’astensionismo dalle urne.
Nel 2007 addirittura solo il 37% degli aventi diritto andò effettivamente a votare.
E’ probabile che i partiti islamici possano affermarsi e sarebbe la prima volta dall’indipendenza dell’Algeria dalla Francia.
La posta in gioco è comunque alta e per questo osservatori dell’Unione europea, Onu, Unione Africana e Lega araba, così come quelli di alcune Ong internazionali faranno il loro controllo perché queste votazioni si svolgano con regolarità.
E auguriamoci che essi riescano soprattutto in nome di una democrazia, di cui l’Algeria sente davvero un forte bisogno unitamente ad una progettualità reale e traducibile in fatti concreti.
Ad alimentare una certa prospettiva di un cambiamento, al di là della nota presenza dei partiti islamici e del più che rodato FNL,al potere dal ’62, fa ben sperare anche il Fronte delle forze socialiste (Ffs), che si é presentato con i propri candidati dopo anni di assenza.
Attendiamo domani e incrociamo le dita.
Un'Algeria democratica e con una "marcia" in più è senz'altro qualcosa di positivo anche per gli altri Paesi del Mediterraneo. Italia inclusa.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)