TITOLO: Algoritmi di Capodanno
AUTORE: Stella Stollo (BIO)
EDITORE: ARPANet
L’AUTRICE DICE CHE Una quarantenne, single con un matrimonio fallito alle spalle, è alla ricerca del grande Amore.
La storia si svolge in un piccolo paese immerso nel cuore verde dell’Italia, nel contesto degli insoliti locali che fungono da enolibreria e galleria-café, dove Cinzia lavora come art director, pur avendo una laurea in matematica.
Soddisfatta delle sue scelte professionali, la sua vita sentimentale fa però acqua da tutte le parti: gli unici appuntamenti che le fanno battere il cuore sono quelli virtuali con un perfetto sconosciuto, “incontrato” sul forum di un sito d’arte, che le invia cervellotiche e-mail nascondendosi dietro lo pseudonimo di Adrianomeis. Ma ecco che nell’ultima settimana di dicembre, mentre nella galleria-café fervono i preparativi per il cenone di capodanno, una serie di eventi ed incontri straordinari si inseriscono tra degustazioni di vini e cioccolato, assaggi di musica, reading di poesie e l’allestimento di una mostra d’arte frattale. Riuscirà a trovare l’uomo “giusto” seguendo la scia di segnali che solo apparentemente potrebbero sembrare coincidenze e che porteranno proprio nell’ultima notte dell’anno al risultato finale perfetto, come in un algoritmo.
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SCAMBIO DI MAIL
Alfeo mi colpisce ripetutamente il polpaccio con la testa miagolando, mentre verso i croccantini nella ciotola rossa. Mi sposto per farlo mangiare, ma lui prima mi ringrazia con gli occhi, poi getta uno sguardo alla ciotola blu ancora vuota e mi fissa di nuovo tra lo stupito e l’offeso.
«Hai ragione Alfeo, che sbadata!» mi scuso. «Hai sete? Vuoi un po’ di latte?» Prendo il cartone dal frigo e riempio la ciotola blu. Il gatto, soddisfatto, mi dà un’ultima zuccata nella gamba e poi si mette a mangiare.
Anche le mie piante devono avere sete, nell’ultima settimana non ho mai trovato il tempo per annaffiarle. A dire il vero sono molto stanca, la mezzanotte è passata da un pezzo e la serata è stata piuttosto intensa, però non posso andarmene a letto e ignorare l’evidente disagio delle piante. Non sarebbe giusto fare finta di niente solo perché non hanno mezzi per protestare, non miagolano e non mi vengono addosso come fa Alfeo. Sbadiglio e riempio d’acqua la caraffa.
Inizio da quelle che bevono di più, ma è meglio che dia un goccetto anche alle orchidee e alle succulente. In inverno mi sembra di abitare in un vivaio, perché oltre alle abituali piante d’appartamento sono costretta a rimettere anche quelle della terrazza. Alfeo ha smesso di mangiare e ora mi segue passo passo, in tutti gli angoli del soggiorno. «Non mi venire tra i piedi, mi fai inciampare» lo rimprovero mentre lo accarezzo sul mantello morbido e tigrato. L’amore per i gatti l’ho sempre avuto, innato e istintivo. Le piante invece ho imparato ad amarle negli ultimi anni. Nel mio piccolo appartamento di Berlino, dove ho vissuto per tre anni prima di ritornare all’ovile, ho iniziato a compiere alcuni esperimenti di giardinaggio fino a sviluppare pian piano una vera e propria passione per verde e fiori. Non avrei mai pensato che le piante fossero capaci di ricambiare i miei sentimenti in modo altrettanto appassionato. E invece sono gli unici esseri viventi capaci di esprimere amore allo stato più puro e nel suo significato più profondo, che è quello di elargire gioia incondizionata ed esente da calcoli e aspettative. Sulle piante grasse a volte sbocciano fiori dalle forme più varie e belle e dai colori più intensi che io abbia mai visto, fiori che possono durare anche un solo giorno o addirittura poche ore. Se in quel momento sei lì, non distratto da altre cose, pronto ad accorgerti della miracolosa bellezza di quell’effimera vita, ricevi in dono un puro momento di commozione. Un breve istante di estasi, in cui però è dischiuso il senso dell’esistenza di tutte le cose. Un po’ come il turbamento, ma in chiave positiva, che coglie coloro che soffrono della sindrome di Sthendal di fronte alla bellezza di un’opera d’arte.
Prima di riempire la vasca per un bagno profumato e ristoratore, accendo il computer e scarico la posta di oggi. Quattro messaggi nuovi, due di Bottega Verde con favolosi sconti, uno di eDreams per una settimana bianca da sogno ed ecco, finalmente, quello che mi interessa: una lettera di Adrianomeis.
Da: adrianomeis@free.it Oggetto: Che Tempo!
Cara Cinzia,
piove, piove e ancora piove! Ma non è solo questione di tempo meteorologico, ti confesso che la tua lettera di ieri mi ha un po’ rattristato. Ti stimo molto e mi dispiace saperti così malinconica e apatica, quasi un naufrago trascinato chissà dove dalle onde dell’Oceano. Essendo, seppur a malincuore, anch’io un essere umano mi sono ritrovato più volte come te a preoccuparmi del Tempo che passa. Anche se, devi rendermene atto, a renderci inquieti non è tanto il fatto che un giorno in più si è addizionato al passato lasciandoci una nuova ruga…
Do una grattatina alla pancia del gatto che fa le fusa sui miei piedi. «Hai capito Alfeo? Ci si mette anche questo oggi a parlarmi di rughe!» Riprendo la lettura:
…quanto piuttosto il fatto che dobbiamo sottrarre un altro giorno al futuro che ci rimane a disposizione. Ma passato e futuro hanno un senso? Purtroppo la nostra condizione di umani ci fa pensare al Tempo nei termini di una marcia a senso unico e irreversibile. Come diceva Kierkegaard, uno che della condizione umana si è lamentato non poco, La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti. A questo punto comprendo che sarebbe vano il mio tentativo di consolarti ricordandoti che, secondo gran parte della fisica moderna, la freccia del Tempo diretta in avanti è solo il risultato della legge dell’entropia, o seconda legge della termodinamica, sull’evoluzione del cervello umano. La nostra mente incanala gli eventi e li colloca nella stessa direzione in cui siamo abituati a disporre l’espansione lineare dell’Universo dal Big Bang in poi. E probabilmente non riuscirò a consolarti nemmeno ricordandoti che l’ Universo potrebbe essere solo un piccolo pezzo incastrato in un puzzle molto più grande e che nel Multiverso il concetto di Tempo è quasi certamente diverso dal nostro.
Se, come prevedo, tutto ciò non ti è d’aiuto e di consolazione, proverò con una frase del caro, vecchio Einstein: Non penso al futuro, arriva così presto. Che tradotto in parole volgari, anzi in parole latine, significa Carpe Diem.
Nuota, Cinzia! Non ti lasciar trasportare dalle onde dell’Oceano, trova e segui la tua direzione!
Un caro saluto, Adrianomeis.
Vado in bagno, senza spegnere il computer. Apro l’acqua del rubinetto della vasca, miscelo il calore al punto giusto e intanto scelgo tra i flaconi e le bottiglie sulla mensola. Ci vuole qualcosa di speciale per concludere questa giornata. Il bagnoschiuma agli agrumi mi pare troppo energizzante, quello al mughetto troppo sdolcinato, quello al tè verde troppo estivo, ci sono, niente di meglio di arancia e cannella. Ne verso un po’ sotto il getto dell’acqua e aspiro gli aromi che si sprigionano, caldi e stuzzicanti. Anche se sono stanca, devo rispondere ad Adrianomeis. Si merita sempre una risposta. L’ho conosciuto sul forum di un sito d’arte circa un anno fa, appena tornata a vivere in Italia mi sentivo piuttosto sola e frequentavo volentieri chat e forum virtuali. La nostra prima conversazione sull’interpretazione di John Malcovich nel ruolo di Klimt aveva ben presto assunto un tono tra il matematico-fisico e il meta-fisico, tanto da indurmi a lasciargli il mio indirizzo e- mail. Da allora ci scriviamo regolarmente e lui, ma potrebbe essere lei, dato che Adrianomeis è chiaramente un nick e non mi ha mai parlato di sé né della sua vita privata, ha sempre qualcosa da dirmi. Su qualsiasi argomento. Lascio scorrere l’acqua e ritorno al computer.
Oggetto: Re: Che Tempo!
Ciao Adrianomeis,
innanzitutto grazie per i tuoi continui tentativi di farmi elevare al di sopra della meschinità quotidiana. Ma a dire il vero oggi è stata una giornata eccezionale. Era cominciata male, poi ho incontrato ben due persone speciali e con una di loro ho potuto conversare addirittura della serie di Fibonacci e di matematica nascosta nell’arte. Mi sorge un dubbio, non sarai mica stato tu in incognita?
Comunque, sono troppo stanca e ti racconterò i dettagli un’altra volta. Per ora, volevo solo dirti questo: mentre felice per i fatti di cui prima annaffiavo cactus e orchidee, mi è venuto in mente che la mia abbastanza recente ammirazione per le piante possa essere intimamente collegata all’interesse per l’arte, che ho pazientemente coltivato negli ultimi anni e che mi ha resa capace di cogliere la sacra energia creatrice. Non potendo per la mia natura di agnostica attribuire l’energia creatrice ad un dio umanoide con la barba bianca, la avverto vibrare ovunque essa si renda sensibile e avvertibile con la sua magnifica attività, che siano il rosso e il nero abbracciati sulla tela, che siano le note armonizzate in una melodia, che sia il fiore dell’agave scosso dal vento, ogniqualvolta l’energia creatrice trasforma il caos in bellezza. Pensi che io sia una irriducibile folle?
A presto, Cinzia.
Clicco su Invia a torno in bagno. Chiudo l’acqua, accendo una candela profumata alla mela e cannella e la sistemo sul bordo della vasca, per aumentare l’effetto dell’aromaterapia. Mi strucco e mi detergo il viso, mi spoglio, prima di entrare in vasca decido di spalmarmi sul volto una maschera antistress alle alghe e malachite che mi ha regalato Elisa per Natale e che non ho ancora provato. Ora sono pronta, però non resisto alla curiosità di vedere se Adrianomeis ha già letto la mia lettera. Così conciata, torno al computer e trovo ben due e-mail, una è la conferma di lettura e una è addirittura la risposta.