Avete presente quel tipo di film che alcuni registi celebri portano avanti senza particolare profondità o interesse per far cassa affinché possano avere più possibilità per un film più sensato e appassionante, che faranno invece in un secondo momento?
In caso non ce l’abbiate presente, grazie ad Alice in wonderland di Tim Burton, potrete testarlo direttamente sulla vostra pelle e, soprattutto, sui vostri occhi. Negli ultimi tempi il buon vecchio Burton sembrava aver perso colpi rispetto alla sua iniziale vena grottesca e ironica, ma questa volta i risultati sono veramente al di sotto delle aspettative.
La stilizzazione burtoniana è portata ai massimi livelli ed edulcorata da uno stile disneyano di ultima generazione, oppure viceversa, se preferite. Il fulcro del film si aggira attorno alla figura sacrificale e salvifica del cappellaio matto, interpretato da Johnny Depp con la biacca in faccia, contrapposta alla capocciona (l’unica trovata intelligente) regina di cuori. Per il resto che dire? Da un iniziale onirico e perturbante viaggio di iniziazione tutto al femminile si traggono massime sulla follia e sul rovesciamento di una banalità sconcertante e che si possono tranquillamente trovare in un qualsiasi gruppo di facebook gestito da giovani adolescenti…
Anche costumi, scenografie e grafica non convincono, per non parlare della riconversione in 3D che è praticamente inesistente… Che dire di più? Il prossimo film di Tim Burton (Dark Shadows) sembrerebbe a primo acchitto contenere una maggiore dose di autoironia in confronto a questa pellicola decisamente poco riuscita e poco sentita.