Quando un'amica di sua madre le aveva regalato il libro di favole "Alice nel Paese delle Meraviglie", ne era stata molto felice, perché la protagonista aveva il suo stesso nome.Leggendolo però non capiva quali fossero le "Meraviglie" perché c'erano solo personaggi folli, nevrastenici, bizzarri: come la Regina così aggressiva, che voleva comandare, così crudele, e suo marito, il Re, così sottomesso, pavido... una vera nullità. Per non parlare di quella folle della Lepre Marzolina e del Cappellaio Matto, che più matto di così non si può! E lo sfuggente Coniglio Bianco che correva sempre in modo insensato... Insomma nel Paese delle Meraviglie di vere meraviglie non ce ne erano proprio! Alla fine si convinse che le meraviglie del titolo erano riferite ai continui stupori di Alice nell'assistere all'agire assurdo degli stravaganti ed illogici personaggi del Paese!Crescendo non si rese conto, nel suo candore, di essere non solo di nome, ma anche di fatto, come il personaggio del libro che le era stato regalato da bambina.
Quando fu la prima volta che sentì qualcuno riferirsi a lei con la parola "scema"? Oh! Lo ricordava benissimo, perché fino ad allora aveva avuto intorno a sé solo gente che le aveva trasmesso un'immagine di lei, Alice, di persona intelligente, buona, pulita, molto saggia per la sua età! Non se ne era inorgoglita: questo no! Era così giovane ed aveva ancora tanti dubbi... tante paure per la sua inesperienza.Fu, dunque, sua cognata la prima persona a chiamarla così. Era la sorella di suo marito e le aveva sempre dimostrato un'irragionevole ostilità, respingendo ogni tentativo di contatto vero e di amicizia. Commentando la foto pubblicitaria di una modella sulla copertina dell'elenco del telefono che parlava ad un apparecchio telefonico, la guardò con disprezzo e disse con odio: "Scema!" Alice si sorprese e non capì cosa mai potesse avere di scemo un'immagine! La guardò per cercare di comprendere quel giudizio di sua cognata, che aveva ancora sul viso un'espressione di ripugnanza guardando la foto: ma non vi trovò nulla... se non una certa somiglianza fra la modella e sé. Era graziosa e fine e teneva la cornetta come di solito la teneva lei: Alice. In seguito fu evidente che sua cognata la odiava perché la invidiava in tutto ed Alice non capì mai la ragione, anche perché, come la Grimilde di Biancaneve, era una bella ragazza. Ma l'invidia nasce anche nell'animo di chi ha un bell'aspetto, imparò Alice che, era sì candida, ma non era stupida e tutti quelli che l'avevano valutata come di bella intelligenza non si sbagliavano affatto.Aveva 21 anni e non finì lì! Tanto aveva ancora da scoprire!
Sua cognata era ignorante "come una scarpa di fanteria", per usare una colorita espressione che usava suo padre, ed anche molto sciocca. Si compiaceva di ogni cosa potesse dimostrare una sua imperfezione, soprattutto su cose meschine. Ad esempio venne in casa dei suoceri di Alice un conoscente odontotecnico che, per volere di sua suocera, visitò tutti gratuitamente al fine di stabilire per ognuno una pulizia dei denti. Arrivato ad Alice disse che aveva uno smalto fragile, dunque era meglio evitare di farlo. Fu imbarazzante la reazione della cognata di Alice che si mise a ridere di gioia sottolineando e compiacendosi del fatto che lei non avesse uno smalto dei denti così resistente da poter fare la pulizia per renderlo più splendente.Anni dopo la donna aveva tutti i denti gialli ed Alice no.Quando Alice soffrì di un'ansia che la prendeva allo stomaco per preoccupazioni ed insicurezze dovute a momenti difficili della sua vita, sua cognata disse che era matta. Alice scoprì poi, apprendendolo direttamente da sua suocera, che a 16 anni sua cognata era finita in ospedale mezzo svenuta per un crollo nervoso ed aveva avuto problemi di nausea. Alice si stupì che non ne avesse parlato, anzi, avesse infierito su di lei per molto meno.Alice scrisse, dopo molti anni, una storia che analizzava la vita di sua cognata con una lungimiranza che stupì lei stessa. Aveva cambiato il nome della protagonista, naturalmente, ma tutto il resto era la semplice realtà dei fatti a cui lei aveva assistito senza mai palesare i suoi pensieri, anche per evitare di essere aggredita dalla donna.Quando sua cognata la lesse non disse nulla ma, mentre era in vacanza, dovettero riaccompagnarla a casa per un attacco di isteria che le aveva paralizzato un braccio mimando un infarto, che i medici esclusero assolutamente potesse essere avvenuto. Alice pensò che forse era stato il transfert a cui quella lettura l'aveva costretta mettendola davanti a sé stessa, ne più né meno di quello che fa lo psicanalista!Ma non bastò a guarirla. Tempo dopo finì in una clinica psichiatrica e lo psichiatra disse che ci voleva l'elettroshock. Se la cavò con un ricovero e molti psicofarmaci.
La definizione di matta le fu appiccicata addosso da un gruppo di bruttone, socialmente sottosviluppate, la cui invidia feroce Alice aveva sottovalutato, tutta presa come era da mille incombenze e responsabilità che aveva verso i suoi bambini, la sua casa, suo marito e... sua madre rimasta vedova.L'anziana donna era venuta a stare in casa con loro per volontà di Alice che non voleva lasciarla sola. Nel palazzo dove abitavano destava ammirazione fra gli uomini per il suo più che gradevole aspetto e fra le donne perché aveva una certa cultura e una finezza che la distinguevano dalle rozze abitanti del luogo. Il fatto che non desse molta confidenza le attirò antipatie e l'invidia ebbe il sopravvento.Dapprima sentì da una pantalonaia che incrociava nell'androne del palazzo il vocabolo scema riferito a sua madre, che nulla faceva per meritarselo, se non che a volte parlottava da sola.Alice non reagì per non dare confidenza a costei e per non inscenare liti di fronte ai suoi bambini che erano sempre con lei. Ma quello fu solo l'inizio di una malevola e malvagia curiosità sulle "stranezze" della sua anziana madre, assolutamente immotivata data una larga fascia di persone anziane con gli stessi comportamenti.Le fu ben presto chiaro che era lei che si voleva colpire, inducendola ad una reazione in cui le cafone, pantalonaia, portinaia, lavandaia e le loro sodali, sarebbero state felici di trascinarla.Ma Alice mantenne il suo riserbo e si difese semplicemente non andando più a servirsi nella lavanderia subito fuori del portone e dicendo alla portinaia che non aveva più bisogno dei suoi servizi di pulizia ad ore.Da quel momento lei divenne per quelle donnette ed i loro buzzurri mariti, che prima l'avevano ammirata, "la matta", e non poteva essere altrimenti perché lo era di famiglia, era matta anche sua madre, dunque era una cosa genetica.
Nonostante queste stranezze e gli psicofarmaci che non faceva mistero di prendere, un giorno Alice la sentì dire a qualcuno che lei, Alice, "non sapeva se fosse scema o matta, ma qualcosa di strano ce l'aveva di sicuro". Alice si fece un rapido esame di coscienza, ma non trovò nulla di ciò che, invece, la donna che soffriva di paresi isteriche purtroppo aveva.La ragazzona malata di nevrosi intanto era uscita dall'ospedale e prese a chiedere alla tranquilla Alice:"Sei depressa?" Quella le rispondeva piena di meraviglia di no e non capiva perché mai glielo chiedesse.Passò del tempo. I figli crebbero.L'isterica aveva preso a piantare fiori in un prato condominiale, sponte sua e senza chiedere permessi a nessuno. Ad Alice sembrò comunque una buona cosa, anche se si poteva deliberare la spesa in Assemblea e magari far pagare le piante a tutti i condomini. Ma la irrequieta donnina ci teneva a dire "che lei aveva fatto un regalo a tutti", e lo diceva con una certa sufficienza.Quando un contadino portò tranquillamente a pascolare le sue mucche in quel prato condominiale l'unica che uscì a redarguirlo fu Alice!Dal tetto dove stava sistemando l'antenna della TV il figlio dell'isterica vide la scena e ridendo disse all'amico che lo stava aiutando: "Hai visto una matta?!"Alice, come al solito, non capì: aveva difeso dalla distruzione le piante che sua madre aveva voluto mettere lì... Perché lui, pur vedendo la scena, non aveva fatto né detto nulla? E cosa c'era mai di pazzo da parte sua, di Alice, nell'aver difeso una proprietà comune trasformata in pascolo?
Tante facce: una per ogni occasione!
Ma nella mente di Alice cominciò ad affacciarsi anche un altro pensiero, cattivo: "Questo sciocco dice matta a me dimenticandosi dei mesi in cui sua madre si buttava a letto con le gambe sane che solo la sua mente malata paralizzava?" Per non parlare del resto: di quando li lasciava da soli, lui e la sorellina, di quando aveva fatto trovare al padre, che tornava da un viaggio di lavoro, un ingenuo prete nudo nella doccia di casa... Forse sperando che si ingelosisse! Chissà?! Sapeva che il marito stava per arrivare e tese un tranello all'ingenuo prete usandolo. Raccontava lei stessa che il pover'uomo, a cui lei dava come a molti la sua recitata amicizia per darsi importanza, era sudatissimo quel giorno e lei insistette con finta generosità: "Ma fatti la doccia qui! Io tanto debbo uscire per comperare qualcosa. Fai pure con calma!" Caduto nel tranello, l'inconsapevole e candido uomo di Chiesa si stava lavando, mentre l'ossessa si era allontanata precipitosamente in macchina per la sua studiata incombenza, quando, come previsto, il marito rientrò di lì a poco. L'uomo si sorprese ma l'isterica non ebbe l'effetto sperato, dato che da tempo lui aveva un'altra donna.Oh! Le avventure di Alice con persone folli, bizzarre, invidiose, ipocrite... non si possono riassumere in una novella davvero! Ne scaturirebbe un libro come "Alice nel Paese delle Meraviglie"!Queste persone, comunque, avevano tutte un denominatore comune: la negazione della realtà oggettiva, quella che cade sotto gli occhi di tutti!Se gli sciocchi, gli scemi, i veri e propri pazzi nevrotici o psicotici, non sapevano accettare la realtà semplicemente per quella che era per le loro carenze intellettive o psichiche, le persone invidiose non erano da meno, affannandosi a non riconoscere agli altri i loro meriti e cercando di calunniarli, dunque piegando la realtà al loro pessimo sentimento, e gli ipocriti negando anche l'evidenza per i loro scopi, sempre diversi, ma sempre meschini.