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All’Alternativa parla Yasuda, il primo ingegnere che intervenne alla centrale di Fukushima

Creato il 23 settembre 2011 da Lalternativa

Non c’era tempo per la paura: la prima cosa da fare era mettere in moto tutte le misure di sicurezza per proteggere l’ambiente e le persone dal rischio contagio radiazioni. L’ingegnere Hiroshi Yasuda, uno degli scienziati impegnati in prima linea nella gestione dell’emergenza alla centrale di Fukushima, ricorda con freddezza quei momenti che seguirono l’incidente alla centrale atomica subito dopo il violento terremoto e l’intenso tsunami che colpirono il Giappone lo scorso 11 marzo.

E ieri, in occasione di ‘Geomed 2011′, la quarta Conferenza internazionale di Geologia medica in corso a Bari, Yasuda ci ha raccontato il suo punto di vista sull’incidente e sul futuro del nucleare nel mondo. La visione di uno scienziato che guarda ogni cosa con la razionalita’ di chi e’ convinto che ”l’incidente di Fukushima ci aiutera’ a prevenire rischi di alto livello”.

Ingegnere, lei e’ stato uno dei primi uomini a intervenire: cosa ha pensato quando si e’ trovato di fronte a quello che e’ stato definito uno degli incidenti nucleari piu’ gravi della storia? ”Nella prima fase dell’intervento, la prima cosa cui abbiamo pensato e’ stata quella di mettere in pratica tutte le misure di sicurezza possibili, sia ambientali che personali, per cercar di stimare immediatamente il rischio e per prendere le opportune iniziative di tutela della salute pubblica: bisognava salvaguardare il popolo giapponese”.

Mentre si trovava li’, le e’ mai passato per la mente che l’uomo, forse, aveva superato il limite? ”Fukushima e’ stata una combinazione molto particolare, di un terremoto molto forte e di uno Tsunami molto intenso. Etrambi questi fenomeni erano ben al di sopra di quanto si potesse lontanamente aspettare. Questo, pero’, non significa che non si debbano o non si possano intraprendere iniziative industriali con il nucleare. E questo incidente e’ servito senz’altro per imparare come prevenire rischi di alto livello”.

Esistera’ mai, secondo la sua esperienza, un nucleare davvero ‘sicuro’? ”Guardi, da questo tipo di incidente non ci si puo’ difendere perche’ quello di Fukushima non e’ stato un incidente del processo nucleare per la formazione dell’energia. Piuttosto e’ stato un incidente naturale che ha innescato un danno nella centrale, e quindi un pericolo per la salute umana. In ogni caso, ribadisco che questo potra’ costituire una base per imparare nel futuro e quindi prendere le opportune precauzioni nella costruzione e nella difesa delle centrali nucleari”.

L’Italia con un referendum, ma anche altri Paesi come la Germania hanno scelto di dire no al nucleare sull’onda della paura di un’altra Fukushima. A suo avviso queste nazioni stanno perdendo una chance per il proprio progresso? ”La scelta fra il nucleare si’ e il nucleare no, e’ fondamentalmente legata alla necessita’ di avere energia e al contesto in cui ci trova a decidere. Chiaramente bisogna sempre fare un bilancio fra rischi e benefici. Quindi, in un certo senso, e’ tutto legato alle diverse complicazioni che possono esserci, in quel territorio, nel costruire una centrale nucleare e nel poter usufruire appieno della sua potenzialita’, considerando anche che una centrale nucleare non si puo’ spegnere”.

E’ pensabile un futuro in cui l’energia atomica e l’energia cosiddetta rinnovabile e pulita, potranno essere complementari? ”Bisogna considerare che ciascuna fonte di energia ha meriti e demeriti: la cosa piu’ importante nel caso dell’energia solare e’ la necessita’ di avere grandi quantita’ di pannelli che tolgono grandi aree al territorio per avere la stessa quantita’ di energia che da’ una sola centrale nucleare. Quindi, alla fine, bisogna sempre cercare di fare un bilancio fra le diverse forme di energia, tenendo conto che la stessa energia verde, come il solare, ha dei demerti: oltre a occupare come ho detto grandi aree con i pannelli solari, ha il problema della loro costruzione e del loro smaltimento. Anche il solare, come vede, puo’ danneggiare il territorio. E anche in questo caso bisogna compiere uno sforzo per migliorare la qualita’ dei pannelli che prendono energia dal nostro sole”.



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