Certo, l'informazione si nutre di politica, anzi la divora, molto spesso condita con stereotipi e pregiudizi aggressivi. Il meccanismo è semplice: si individua un avversario e via, altro non bisogna che, giorno dopo giorno, comunicato dopo comunicato o post dopo post, snervarlo, contestarlo, delegittimarlo. Come negarlo? L'ambiente sarà pur impregnato di contrapposizioni e furberie, ma anche i cronisti cartacei, quelli che dovrebbero fare informazione sapendo distinguere i fatti dalle opinioni, in realtà entrano in gioco, cercando di orientarlo.
Come del resto fanno i bloggers fidentini, i quali però, quasi tutti esplicitamente orientati politicamente, non sono neutrali e non pretendono di raccontare la verità in assoluto ma la loro verità.
Ad esempio, questo blog, dichiaratamente di parte, non ha la pretesa di fare "informazione" ma usa politicamente gli strumenti che la rete mette liberamente a disposizione cercando di leggere e interpretare la realtà da un punto di vista liberale. Del resto, l'uso politico della rete è cosa ben nota; c'è chi sull'uso della rete s'è costruito, partendo dall'antipolitica, un movimento politico (Grillo) che in pochi anni è talmente cresciuto da condizionare lo stesso Parlamento. Certo, la rete va utilizzata per fare politica, ma soprattutto in prima persona e in spazi propri, altrimenti -tra commenti, smentite e battibecchi- si corre il rischio di mettersi in una situazione di insostenibile auto da fé.
In realtà, la rete può diventare davvero un luogo in cui dal confronto di più posizioni nascono prospettive nuove e visioni creative, e tutti si impara qualcosa. A patto che l’obiettivo sia quello lì, però. Invece a volte sembra che si tratti solo di aver ragione a qualsiasi costo.
Nel caso, può diventare utilissimo questo breve elenco di istruzioni per insultarsi efficacemente in rete, azzerare gli avversari e mandare in vacca qualsiasi discussione. La speranza è che tutti diventino così bravi da far sì che il fenomeno si estingua da solo, per eccesso di successo.
1) ZITTO, TESTA DI RAPA! - è solo il 38° degli stratagemmi elencati da Schopenhauer nel pamphlet L’arte di ottenere ragione, ma è tra i più diffusi sul web. Consiste nell’insultare l’avversario (più fantasioso e gratuito è il modo, meglio è) senza entrare nel merito di quanto sostiene. Interessanti le variazioni: 1.1) Testa di rapa, so chi sei e ti aspetto sotto casa – insulto con minaccia. 1.2) Sei sempre stato una testa di rapa – insulto con extension. 1.3) Se non fossi una testa di rapa non diresti quel che dici – insulto autoevidente. 1.4) Tutti quelli come te (assimilabili per genere, anagrafe, posizione politica, fede calcistica, abitudini alimentari, gusti letterari, professione ecc.) sono teste di rapa – insulto con generalizzazione. 2) TI HO BECCATO, FIGLIO DI PUTTANA! – l’applicazione di uno fra i più noti – il nome è proprio questo – giochi di relazione teorizzati da Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale. Consiste nello scovare o nell’inventare qualche colpa o tara dell’avversario, meglio se remota, imbarazzante e del tutto incongruente con l’argomento della discussione, e nello spostare l’attenzione dei partecipanti su quella, gridando allo scandalo e alzando un polverone così fitto da cancellare del tutto l’argomento del contendere. Lo scopo è paralizzare o annichilire l’avversario azzerandone la reputazione. 3) MA CHE C’ENTRA? – Basta ripetere all’infinito e con ogni possibile variazione che quanto afferma l’avversario è infondato, irrilevante, risibile, stupido, patetico o falso, oppure che è off topic (insomma: non c’entra), senza neanche provare a spiegare perché lo è. 3.1) Il problema è un altro – variante molto praticata, non solo sul web, tanto da meritarsi un nome (benaltrismo) tutto per lei. Indispensabile non spiegare perché il problema è un altro. 4) MA CHE CAVOLO TI SEI FUMATO? – Si tratta di riformulare l’affermazione dell’avversario deformandola: esagerandola, o riducendola, o fraintendendola (sono i primi stratagemmi dell’elenco di Schopenhauer) in modo che risulti del tutto sgangherata. Alternative: 4.1) Ma che cavolo mi sono fumato? – Si tratta di astenersi rigorosamente dal leggere il tema della discussione e i commenti precedenti, per poi intervenire assolutamente a capocchia. 4.2) Ma che cavolo…? – Variante sublime: occorre leggere solo il titolo della discussione, tralasciare tutto il resto e ripetere esattamente le tesi di base come se fossero proprie, nuove e originali, sostenendo che nessun altro ha capito niente. 5) TU NON SAI CHI SONO IO – consiste nel supportare le proprie affermazioni non con evidenze o argomentazioni fondate ma vantando il peso delle proprie credenziali di esperto, i propri titoli, il proprio ruolo o status professionale, così, a prescindere. Possibile variazione per ribaltamento: 5.1) Tu non sai chi (non) sono io – consiste nel liquidare l’avversario trasformando in disvalore ogni sua credenziale e in valore la propria incompetenza o ingenuità. 6) CHI TI CREDI DI ESSERE? – è sufficiente dichiarare che l’avversario non è in ogni caso titolato a dire la sua perché troppo vecchio, troppo giovane, troppo maschio, troppo femmina, troppo coinvolto o troppo estraneo all’argomento. E così via. 7) SARÒ LA TUA NEMESI – Consiste nell’attaccarsi a qualsiasi imprecisione o errore di dettaglio, e perfino a un singolo evidente refuso, per dichiarare tout court errate tutte le posizioni dell’avversario, e stupido o ignorante lui medesimo. Opportuno replicare l’intervento più volte. 8) HO RAGIONE: L’HA DETTO LUI – Basta citare, a supporto delle proprie affermazioni, un qualsiasi personaggio autorevole, meglio straniero o del passato, e magari una sua opera astrusa o poco nota. Importante avere cura che la fonte sia difficile da trovare in rete. Se possibile, riportare la citazione nella lingua originale: francese e inglese vanno bene, ma il tedesco o il greco antico e non traslitterato fanno un effettone. 9) ORA TI SPIEGO – Consiste nel prodursi in lunghissime, dettagliatissime e noiosissime controdeduzioni, impiegando ogni artificio (compreso il copiaeincolla di brani altrimenti disponibili in rete, e del tutto irrilevanti rispetto al tema) al puro scopo di occupare spazio e scoraggiare chiunque, sia a leggere sia a entrare nel merito. Indispensabile l’impiego di un linguaggio complesso e artificioso e di un tono algido e sprezzante. Se possibile: postare il medesimo commento due volte di seguito, e commentare una terza volta chiedendo venia per il (sic) errore. Tocco di classe: dare del “lei” all’avversario. 10) NON MI BASTA (IL TRAPANO) – Consiste nel riproporre a oltranza la medesima obiezione, il medesimo appello o la medesima domanda, che nel corso della discussione ha già ottenuto molte risposte argomentate e esaurienti, ignorando tutto quando è stato detto e ricominciando ogni volta da capo. 11) TU NON MI FAI PARLARE! – Riguarda il parlare, il più a lungo possibile, ripetutamente e senza mai entrare nel merito dell’argomento, del proprio non poter parlare perché “qualcuno” lo impedisce. E anche una semplice obiezione è un impedimento, no? Diverse le varianti, semplici e complesse: 11.1) Tu non mi fai parlare, maledetto! – la versione aggressiva semplice 11.2) Tu non mi fai parlare, cattivone! – la versione piagnucolosa semplice 11.3) Lui mi censura, maledetto! – La versione aggressiva complessa chiede una certa preparazione: si tratta di essere così costantemente molesti e inopportuni da riuscire a farsi bannare. Ottenuto il risultato anche una sola volta, il gioco è fatto. Si potrà accusare l’avversario di quello, all’infinito, qualsiasi sia il tema e in qualsiasi sede. 11.4) Lui mi maltratta, cattivone – Anche per la versione piagnucolosa complessa occorrono costanza e preparazione: si tratta di essere molesti e inopportuni abbastanza da farsi mandare (anche amabilmente) al diavolo. Sarà un gioco da ragazzi, a questo punto, lamentarsi del maltrattamento con amici, parenti e conoscenti mettendo in piedi una campagna in piena regola contro l’avversario. 12) È TUTTO UNO SCHIFO – Consiste nel dichiararsi, qualsiasi sia l’argomento, smarriti, orripilati, scandalizzati, disgustati, disperati e, al limite, tentati di menar le mani. Più il tono è acceso e il discorso è generico, meglio è. Ma attenzione: poiché di fatti genuinamente scandalosi o disgustosi è purtroppo pieno il mondo, e anche la rete, il metodo, per essere bene applicato, chiede: 12.1) Schifosa tempesta in un bicchier d’acqua – di disgustarsi di qualcosa di irrilevante, o di facilmente rimediabile 12.2) Fate tutti schifo – Di proiettare il proprio disgusto su un malcapitato scelto a caso (se si vuol essere davvero fini, su un malcapitato già sottoposto al trattamento 2). O, in alternativa, di schifare gruppi il più possibile ampi (i vecchi, i giovani, le donne, gli uomini, gli italiani…) . 12.3) Mi chiamo Ponzio e sono schifato – Di limitarsi a strillare tutto il proprio orrore e, poi, lavarsene serenamente le mani astenendosi dal proporre o (peggio ancora) dal mettere in atto rimedi positivi. Meglio chiudere la connessione e andarsene al cinema.
P.S. A parte gli scherzi: chi è senza peccato, eccetera.
http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane