Nel 1992 Mark Zuckerberg non sapeva ancora cosa fosse un cuore spezzato e quali fossero le sue conseguenze, probabilmente era già un genio dell’informatica, ma per il mondo non era ancora uno degli stronzi più stronzi che l’intero universo avesse mai avuto.Sempre nel 1992 Facebook non era ancora il nostro fedele amico, quello che ti salva dalla noia, quello che ti infonde sicurezza e coraggio, quello che riesce a criptare ed esprimere ciò che provi e senti come solo lui sa fare, ma soprattutto quello che ti salva dalle feste, dalle cene e dai pranzi natalizi in famiglia e dall’incontro con amici e parenti ormai dimenticati. Nel 1992 mica potevi alienarti sui social mentre tua zia o tua nonna tentavano di capire cosa volessi fare della tua vita, o mentre i tuoi cugini sfornavano annualmente prototipi di fidanzati/e nuovi di zecca, laddove invece tu avevi a che fare solo con tipi umani impresentabili in società(e che non te ne fregava nulla di presentare in famiglia). Erica non voleva mollare Mark e ci obbligava ad affrontare zii e cugini face to face e non dietro un tag, un mi piace o un affettuoso commento.Quello che succedeva e succede tutt’ora nei pranzi in famiglia non ve lo posso mica raccontare io, non perché non ne sarei capace, ma perché ci ha già pensato Mario Monicelli a disegnare un affresco perfetto delle dinamiche familiari, sempre in quel famoso 1992. Ogni anno, nel periodo natalizio, lo rivedo e posto su Facebook, mio fedele compagno di disagi e sventure, il momento capolavoro nella speranza che qualcuno commenti, clicchi su mi piace e mi salvi dalle riunioni festive. Insensibili, non lo fate mai! Sono sempre lì a sperare di poter intraprendere una discussione telematica con voi, ma preferite ogni volta abbandonare Facebook e assecondare i vostri parenti serpenti. Dovremmo salvarci, e invece preferiamo farci del male. In quei momenti penso a te, Mark, e a tutti quelli che credono ancora che lo stronzo sia tu, gli stessi che non riescono a comprendere che dietro la tua creazione ci sia un cuore spezzato, il tuo. E sappiamo benissimo che, soprattutto a Natale, i cuori infranti sono il cibo di parenti pettegoli e sibilanti.
Nel 1992 Mark Zuckerberg non sapeva ancora cosa fosse un cuore spezzato e quali fossero le sue conseguenze, probabilmente era già un genio dell’informatica, ma per il mondo non era ancora uno degli stronzi più stronzi che l’intero universo avesse mai avuto.Sempre nel 1992 Facebook non era ancora il nostro fedele amico, quello che ti salva dalla noia, quello che ti infonde sicurezza e coraggio, quello che riesce a criptare ed esprimere ciò che provi e senti come solo lui sa fare, ma soprattutto quello che ti salva dalle feste, dalle cene e dai pranzi natalizi in famiglia e dall’incontro con amici e parenti ormai dimenticati. Nel 1992 mica potevi alienarti sui social mentre tua zia o tua nonna tentavano di capire cosa volessi fare della tua vita, o mentre i tuoi cugini sfornavano annualmente prototipi di fidanzati/e nuovi di zecca, laddove invece tu avevi a che fare solo con tipi umani impresentabili in società(e che non te ne fregava nulla di presentare in famiglia). Erica non voleva mollare Mark e ci obbligava ad affrontare zii e cugini face to face e non dietro un tag, un mi piace o un affettuoso commento.Quello che succedeva e succede tutt’ora nei pranzi in famiglia non ve lo posso mica raccontare io, non perché non ne sarei capace, ma perché ci ha già pensato Mario Monicelli a disegnare un affresco perfetto delle dinamiche familiari, sempre in quel famoso 1992. Ogni anno, nel periodo natalizio, lo rivedo e posto su Facebook, mio fedele compagno di disagi e sventure, il momento capolavoro nella speranza che qualcuno commenti, clicchi su mi piace e mi salvi dalle riunioni festive. Insensibili, non lo fate mai! Sono sempre lì a sperare di poter intraprendere una discussione telematica con voi, ma preferite ogni volta abbandonare Facebook e assecondare i vostri parenti serpenti. Dovremmo salvarci, e invece preferiamo farci del male. In quei momenti penso a te, Mark, e a tutti quelli che credono ancora che lo stronzo sia tu, gli stessi che non riescono a comprendere che dietro la tua creazione ci sia un cuore spezzato, il tuo. E sappiamo benissimo che, soprattutto a Natale, i cuori infranti sono il cibo di parenti pettegoli e sibilanti.
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