L’isola di Poveglia è abbandonata da anni, per cui potete immaginare come la vegetazione abbia preso il sopravvento e in certi punti il passaggio sia ben difficile. Armata di caschetto – e se ci andate ve lo consiglio perché l’edificio è pericolante- e rimpiangendo moltissimo di non essermi portata dietro una pila, mi sono addentrata in quel che rimane della casa di riposo/ ospedale. Sull’isola si possono visitare diversi edifici: l’ospedale, le prigioni, la chiesa ed il “Reparto Psichiatria”.
L’OSPEDALE e LA TORRE CAMPANARIA
Conoscendo la leggenda, entrare senza essere sopraffatti dalla suggestione non è semplice, io vi avviso. Ad ogni rumore strano si pensa chissà che e il fatto di star per esplorare un edificio mai visto prima ed abbandonato da anni, non aiuta a rimanere calmi.
Abbiamo iniziato dall’edificio principale, il piano terra lo si può visitare quasi tutto nonostante sia pieno di macerie, all’entrata alla nostra destra appare la scritta “Direzione”. Queste stanze al piano terra sono praticamente vuote, spesso buie per colpa delle finestre sbarrate. Decidiamo di salire al piano di sopra, le scale sono distrutte ma aggrappandosi allo corrimano qualcosa si riesce a fare. Il piano di sopra è anch’esso vuoto, con il pavimento in parte crollato, bisogna prestare molta attenzione a dove si mettono i pedi, contando che ad ogni scricchiolio ci si spaventa il doppio del normale.
La torre campanaria dell’isola di Poveglia è un luogo suggestivo, ci si accede dalle cucine dove si possono riconoscere le piastre e qualche tavolo, una volta entrati a sinistra si accede alla torre. Qui secondo la leggenda il
IL REPARTO PSICHIATRIA
A pochi passi dall’edificio centrale, passando per dietro, si arriva al reparto psichiatrico. Ok, questo fa un po’ ansia. L’insegna indica il nome del padiglione, si entra ed è anche questo un edificio a due piani. Il primo abbastanza vuoto, ma è di sopra che c’è qualcosa da vedere!
Tutto a destra, una volta salite le scale – attenzione c’è un armadio che occupa gran parte dei gradini – in fondo al corridoio, un angolo della parete è macchiato di rosso, un lenzuolo cade appeso dalla maniglia di una finestra, di fronte un bagno, a sinistra una serie di stanze molto piccole. Sembrano quasi delle celle, una attaccata all’altra con la porta spalancata, pensare che dentro lì ci stavano delle persone.
LA CHIESA, IL PONTE e LA CASETTA
Lasciando l’edificio di psichiatria alla nostra sinistra ed inoltrandosi nella vegetazione, si riesce a scorgere un sentierino, seguendolo e graffiandosi un bel po’ si arriva ad una casetta – non saprei dirvi di chi fosse o a cosa servisse – bisogna deviare leggermente a destra e lasciare il sentiero principale. Non vi consiglio di entrare nella casetta, tutto è crollato all’interno. Ritornando sul sentiero principale, lo si percorre tutto fino alla fine e si raggiunge la chiesetta – è rimasto davvero ben poco – ed il ponte che porta sull’altro lato dell’isola.
Il ponte è di legno, se si decide di attraversarlo fate attenzione è abbastanza solido ma non si sa mai. L’altra parte dell’isola di Poveglia è infestata dai rovi che ne impediscono il passaggio, ma non credo che comunque ci sia granché da vedere.
CURIOSITÀ
Mentre eravamo sull”isola di Poveglia e ci apprestavamo ad utilizzare il rilevatore di campi elettromagnetici, dopo il picco avuto nella zona della torre campanaria ed in qualche altra stanza dell’edificio centrale, la batteria dell’apparecchio si è azzerata improvvisamente nonostante le batterie fossero nuove. Un segno? Forse no, io lascio la libera interpretazione.
Di rumori se ne sentono tanti, spesso sono le lucertole che si muovono tra le foglie, altre volte sono rumori sordi, come di cose pesanti che vengono spostate. Quello che ho notato io? Una sedia in mezzo alla sala che, nel momento in cui ho rivisitato la stanza, era stata scaraventata a terra distante da dove era prima, lo stesso è successo per lo scheletro di un letto, in ferro. Non so se l’isola di Poveglia sia infestata dai fantasmi o meno, diciamo pure che, se ci sono, a me non hanno dato alcun fastidio!