Carl Larsson, Lisbeth metar (1898)
Claude Monet, Pescatori sulla Senna a Poissy (1882)
La particolarità di questi dipinti è che riescono a trasmettere quel senso di calma e quel silenzio che la pesca richiede per essere fruttuosa. Che i pescatori siano seduti in riva al mare o al fiume o adagiati in una barca cullata dalle acque, una costante della loro iconografia è la tranquillità, che nelle tele che rappresentano i pescatori al lavoro o in procinto di iniziare la dura giornata è sostituita da un senso di malinconia e partecipazione.
John Singer Sargent, Ragazza che pesca (1923)
L'abisso fra le due tipologie di dipinti sulla pesca è dettato da una contrapposizione molto semplice: chi pesca per lavoro subisce tutta la durezza che tale mestiere comporta e che viene richiesta ogni mattina, ben prima del sorgere del sole, mentre chi lo fa per svago affronta le acque e i suoi abitanti con spensieratezza, al massimo preoccupandosi del sole cocente. Si tratta, insomma, di una differenza che ha una base sociale, con masse di pescatori molto poveri da un lato (che ricordano I Malavoglia) ed eleganti borghesi senza troppe preoccupazioni dall'altro. I primi usano grandi barche e reti, i secondi una sottile canna, i primi cooperano per un risultato da cui dipende la sopravvivenza, i secondi sono immersi in una dimensione individualista.
Claude Monet, Sulla canoa (1887)
Dai dipinti sui "pescatori della domenica" si evince però un dato sociale in più, cioè la frequenza di questa attività fra le giovani donne che, ovviamente, non potevano permettersi di praticare molti altri sport e che, nei momenti liberi, passavano molto tempo presso i bacini fluviali per rinfrescarsi dalla calura: praticano la pesca la fanciulla rappresentata da Claude Monet in Sulla canoa (1887), l'anonima ragazza in abiti bianchi di John Singer Sargent e Lisbeth, la figlioletta del pittore svedese Carl Larsson, che doveva essere molto appassionata, dato che l'artista la ritrae prima da bambina (1898) e poi da donna.
Carl Larsson, Lisbeth mentre pesca
Un luogo particolarmente affollato di pescatori è, fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, la riva della Senna: possiamo immaginare gli uomini che lasciavano le città per trovare svago in questi spazi, liberando la mente, magari organizzando gite in compagnia, anche se, guardando i Pescatori sulla Senna a Poissy di Claude Monet (1882) e, soprattutto, i Pescatori in riva alla Senna di Georges Seurat, essi ci appaiono comunque in una dimensione di incomunicabilità e solitudine, accentuata da Seurat attraverso i colori impastati e sfumati.
Georges Seurat, Pescatori in riva alla Senna
La stessa atmosfera ritorna nei pescatori di August Macke, colti nella loro attività sul Reno. Tuttavia, se l'esemplare del 1905 dei Pescatori sul Reno suggerisce, sia per i colori grigio-veri che per l'avanzamento della figura dell'anziano sulla destra e per il suo sguardo torvo, una lettura velata di tristezza e solitudine, nella varipinta versione del 1911 l'isolamento del Pescatore sulla riva del fiume, accompagnato solo da un cane appena abbozzato, trasmette una sensazione di pacatezza e serenità, quasi che quel pescatore si sia davvero assopito con un sorriso sulle labbra.
August Macke, Pescatori sul Reno (1905)
August Macke, Pescatore sulla riva del fiume (1911)
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