Un Letta irato, che non vuole prestare il fianco a quella che è a suo avviso è la propaganda avversaria e afferma di comprendere le reazioni del PdL ma non si può dire muoia Sansone con tutti i filistei!
Passa la linea dura con l’approvazione per acclamazione delle dimissioni di massa.
E anche Napolitano insorge, con inaudita durezza. Marca la sua indignazione dando forfait al convegno della Fondazione De G
Serve un chiarimento, dicono tutti. Ma la sitiuazione resta grave. Il futuro di Enrico Letta è sempre più appeso a un filo sottilissimo. Si parla, ormai, di crisi inevitabile e di elezioni anticipate. E tra gli effetti collaterali ci si domanda che fine farà il congresso del PD e il tentativo di ascesa di Renzi. Intanto i fedelissimi del cavaliere stanno utlimando la raccolta firme per le dimissioni, con una Santanché schiarata in prima linea che definisce arrogante la nota del Quirinale e non imparziale.
“Andrò dal capo dello Stato – dice Letta – per discutere e valutare, insieme, la modalità di un chiarimento, assolutamente indispensabile”. Alla pre-crsi, scoppiata a Roma , Letta chiede un confronto che dovrà avvenire davanti ai cittadini, cioè ci sarà un dibattito parlamentare che si potrebbe concludere con un nuovo voto di fiducia al governo.
Un Letta durissimo difronte alle minacce delle dimisioni di massa del PdL.
Un Letta amareggiato, soprattutto per il fatto di trovarsi in una missione importante per l’immagine del paese, rovinata da quanto accade a Roma.
Un Letta convinto di riuscire ancora a recuperare una situazione, alla viglia della legge di stabilità dove si progetta il rilancio dell’Italia. Mandare tutto all’aria sarebbe incomprensibile e catastrofico.
Questo è quello che si sta verificando nel panorama politico, dove all’ira del Quirinale abbattutasi sul PdL si aggiunge quella dei cittadini che stanno a guardare e subire. Il problema ora, non è più se il PdL staccherà la spina o no, ma come andare avanti. I rapporti tra alleati, sono ormai sfibrati e l’incendio è stato appiccato.
A bruciare sarà Nerone o tutti noi romani?