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All Star Game 2016: Curry, Beverley, LaVine, un sabato per confermarsi campioni

Creato il 07 febbraio 2016 da Basketcaffe @basketcaffe
Three Point Contest - © 2016 twitter/NBAAllStar

Three Point Contest – © 2016 twitter/NBAAllStar

L’All Star Saturday Night è da tradizione l’evento che fa da antipasto all’attesissimo All Star Game, la partita della domenica con in campo i 24 migliori giocatori del pianeta, e permette a molti ragazzi, spesso giovani e magari non sempre sotto le luci dei riflettori, di mostrare le loro qualità nelle prove individuali del sabato sera. Il 13 febbraio all’Air Canada Centre di Toronto l’attenzione sarà rivolta in particolare a Stephen Curry, Zach LaVine a Patrick Beverley, coloro che nel 2015 hanno vinto gara del tiro da tre, gara delle schiacciate e skills challenge, e che di conseguenza tutti gli altri partecipanti cercheranno di detronizzare. Lo spettacolo non mancherà anche se, per la prima volta dal 2004, non ci sarà più lo shooting stars che coinvolgeva anche gli ex giocatori e le giocatrici della WNBA.

THREE POINT CONTEST

Devin Booker, Phoenix Suns
Chris Bosh, Miami Heat
Stephen Curry, Golden State Warriors
James Harden, Houston Rockets
Kyle Lowry, Toronto Raptors
Khris Middleton, Milwaukee Bucks
J.J. Redick, L.A. Clippers
Klay Thompson, Golden State Warriors

60 secondi, 5 carrelli con 4 palloni classici e il money ball da 2. Questa la gara del tiro da tre punti, un grande classico e sicuramente la gara più interessante per gli intenditori e i puristi del gioco. Sarebbe troppo facile indicare Stephen Curry come favorito: è il campione in carica, sta infrangendo ogni record per triple tentate e segnate (232 su 506 fa il 45,8%) quindi, teoricamente, può solo perdere lui. Però questo concorso è particolare, va interpretato in maniera diversa perchè i tiri non sono quelli da partita.

Ecco perchè giocatori come James Harden (34,6%), Kyle Lowry (39,7%), Khris Middleton (41,2%) e l’altro ‘Splash Brother’ Klay Thompson (43,4%), pur essendo degli assoluti fenomeni nelle rispettive squadre, la stelle principale nel caso del Barba e di KLow, sembrano più adatti al tiro da partita, o dal palleggio, o in uscita dai blocchi, meno in situazioni piazzate. Discorso simile per JJ Redick anche se la guardia dei Clippers, il miglior della Lega per percentuale dall’arco, 48,2% su 249 tentativi, è un tiratore più pure, più classico anche nel fisico, e più abituato a concludere piazzato. C’è curiosità per vedere all’opera Chris Bosh, un lungo vero, un giocatore capace negli anni di trasformare il suo gioco allontanandosi dal canestro e colpendo con frequenza dietro l’arco (36,6% su 216 tiri): l’incognita deriva dalla tenuta fisica e dalla velocità di esecuzione in un contest duro e serrato.

Infine Devin Booker, rookie dei Suns, ex Kentucky e figlio del Melvin visto anche in Italia. Su di lui c’erano grandi aspettative, c’era chi lo paragonava a Klay Thompson e, dopo un inizio di stagione con poco spazio, è finalmente esploso (complice l’infortunio che ha tolto di mezzo Bledsoe). Booker viaggia a 17 punti di media a gennaio e a 22 a febbraio, soprattutto le sue percentuali da tre sono salite fino ad arrivare al 41,7%. E’ un tiratore compatto e solido, può essere la sorpresa nonostante sarà il più giovane di sempre alla gara del tiro da tre punti, a 19 anni e 106 giorni (mai nessuno sotto i 20 anni prima).

SKILLS CHALLENGE

Patrick Beverley, Houston Rockets
Jordan Clarkson, Los Angeles Lakers
DeMarcus Cousins, Sacramento Kings
Anthony Davis, New Orleans Pelicans
Draymond Green, Golden State Warriors
CJ McCollum, Portland Trail Blazers
Isaiah Thomas, Boston Celtics
Karl-Anthony Towns, Minnesota Timberwolves

Per la prima volta lo Skills Challenge, il ‘Giochi senza frontiere’ dell’All Star Game con slalom tra i birilli e bersagli da centrare, apre ai lunghi. Perchè nel basket moderno ormai, non sono più solo i piccolini sotto l’1.90 a palleggiare lungo il campo e a passare la palla. Inevitabile la presenza al concorso di Draymond Green dei Warriors, il giocatore che più rappresenta questo concetto: l’ex Michigan State gioca tutti i ruoli dall’1 al 5, le 10 triple doppie sono una testimonianza ed è lui il cervello e il motore della miglior squadra NBA. Anche DeMarcus Cousins ha mostrato grandi doti di playmaking pur nei Kings di Rondo e Collison mentre vanno verificati Anthony Davis e il rookie Karl-Anthony Towns, ragazzi con incredibili doti tecniche, anche di palleggio e passaggio, ma non ancora ai livelli dei primi due.

Nonostante questa novità, sembra impensabile che il titolo non vada ad uno dei quattro piccoli. Patrick Beverley dei Rockets farà di tutto per confermarsi campione ma non sarà facile contro McCollum dei Blazers, Clarkson dei Lakers e Isaiah Thomas dei Celtics. Il più pericoloso è senza dubbio Thomas, il più piccolo e rapido del lotto, e con una mentalità vincente, mentre Clarkson proverà a dare una gioia ai Lakers e McCollum, il più serio candidato al ‘Most Improved Award’, vorrà mettere sulla mappa i Portland Trail Blazers, un po’ dimenticati nonostante una stagione oltre le attese.

On #INSIDEtheNBA, the fellas unveiled the 2016 #TacoBellSkills field at #NBAAllStarTO: https://t.co/B6NGhypgj2 pic.twitter.com/UKDyDu0t8w

— 2016 NBA All-Star (@NBAAllStar) February 5, 2016

SLAM DUNK CONTEST

Zach LaVine, Minnesota Timberwolves
Aaron Gordon, Orlando Magic
Will Barton, Denver Nuggets
Andre Drummond, Detroit Pistons

La gara delle schiacciate è il piatto forte del Saturday Night, quello che chiude la serata e tendenzialmente l’evento più spettacolare. Favorito d’obbligo è Zach LaVine: il ragazzo di Seattle dei Minnesota Timberwolves è il campione in carica ma soprattutto è quello che, per conformazione fisica e doti atletica, sembra poter regalare le esibizioni più interessanti e anche originali. A Brooklyn vinse indossando la maglia dei Looney Tunes di Jordan in Space Jam: chissà se a Toronto farà un tributo a un grande ex Raptors come Vince Carter, forse il miglior interprete di sempre in un Dunk Contest (Oakland 2000).

Andre Drummond, il big man dei Detroit Pistons e re delle doppie doppie, parte sulla carta in ultima posizione perchè i lunghi veri come lui non promettono speciali esibizioni, a meno che non si avvicini al suo grande predecessore Dwight Howard. Aaron Gordon degli Orlando Magic è un giocatore fisico, potente e verticale: per certi versi ricorda Blake Griffin. Se solo avesse il 10% della fantasia di BG32… Infine Will Barton: è la sorpresa de Denver Nuggets, un giocatore spettacolare e con grandi doti fisiche. Può essere il dark horse del concorso: sarà lui a far saltare il banco?

 

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