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All You Need Is Love: Federico Rampini e l’Economia dei Beatles

Creato il 19 gennaio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
All You Need Is Love: Federico Rampini e l’Economia dei Beatles

Prendi i quattro ragazzi di Liverpool che hanno scritto la storia della musica, incastrali nella cornice dell'odierna crisi mondiale e usa le loro canzoni per spiegare l'Economia. È questa l'originale formula ideata dallo scrittore e giornalista Federico Rampini che al Teatro Vittoria di Roma ha portato in scena All You Need Is Love - L'economia spiegata con i Beatles.

I Beatles, e i loro testi, nello spettacolo diretto da Angelo Generali, sono un pretesto per rendere accessibili concetti di economia che condizionano la nostra vita quotidiana, ma che ci sembrano astratti e difficili da comprendere. Catturati dalla coinvolgente interpretazione vocale di Roberta Giallo e dal violino di Valentino Corvino, gli spettatori vengono guidati per mano in un viaggio a ritmo di musica tra gli snodi fondamentali della storia economica recente, dagli anni Sessanta ad oggi, passando dall'Inghilterra all'America, senza dimenticare l'Italia.

Un palcoscenico con un cubo al centro e sullo sfondo, come unica scenografia, un'immagine bianca stilizzata dei Fab Four su cui sono stati proiettati i loro video. Una platea brizzolata e una galleria di liceali: allo spettacolo di Roma c'erano la generazione che presumibilmente ci ha portati nella crisi e quella che dovrebbe tirarcene fuori.

Il successo dei Beatles, della band che viene considerata come una startup vincente, è ormai studiato da generazioni. Rampini non è l'unico ad essere stato ispirato dalla band di Liverpool. Anche Steve Jobs pensò a loro quando diede il nome Apple alla sua società, lo stesso nome della casa discografica dei Beatles. E pensava sicuramente sempre a loro quando creò iTunes, per rendere fruibile la musica, ma soprattutto per farla pagare; "Siamo nell'era dell'Economia del copyright", sottolinea Rampini, da qualche anno inviato a New York per la Repubblica. E chi si appropria del contenuto raramente è la persona che lo ha creato. Nel caso di un brano musicale venduto per 0,99 centesimi di dollaro su iTunes, quasi niente va al musicista che l'ha partorito.

Se gli anni Sessanta sono stati quelli del boom economico, l'età dell'Io e dell'appagamento dell' Hic et Nunc, ma, come ci ricorda il giornalista, con alle spalle la tragedia del conflitto bellico mondiale e i suoi piani di rinascita, aprendo gli occhi di fronte alla crisi economica del 2008 ci rendiamo conto che non è ancora stato generato un pensiero altrettanto forte.

Rampini pone lo spettatore di fronte a delle domande. Dalle note di Yesterday trae spunto per dirci: "Siamo sicuri che si stesse meglio ieri?". Oggi siamo tutti più o meno istruiti, abbiamo la possibilità di muoverci in giro per il mondo a costi moderati e senza molti problemi. È anche vero che forse, in Italia, il piano di istruzione non è stato ben ponderato se poi a Palo Alto, in California, troviamo degli ingegneri italiani che fanno i pizzaioli come mestiere. E non c'è null'altro che mostri meglio il fallimento di chi governa l'Italia, sottolinea Rampini: "Qui da noi, se uno rischia di avere un talento viene sommerso dai dubbi e dall'invidia degli altri e secondo La prevalenza del cretino teorizzata da Fruttero e Lucentini si finisce nella paralisi". Tuttavia, al giorno d'oggi, lavoriamo più di quanto non si facesse in passato. Con la tecnologia siamo sempre attaccati al posto di lavoro ed è diventata utopia la teoria di John Maynard Keynes secondo la quale oggi avremmo dovuto lavorare solo 15 ore a settimana per dedicarci alla nostra vita e alle nostre passioni. "Lavoriamo tantissimo", ci ricorda Rampini, "accumuliamo ricchezza che però non finisce nelle nostre tasche, ma tra le mani di pochi".

Federico Rampini cerca di fornire degli spunti per leggere il presente. Quando le elezioni del Presidente in Grecia sono alle porte e potrebbero segnare una forte virata nella storia dell'Euro, conferma che un piano di austerity non ha mai aiutato nessuna società: "Brucia i sogni dei giovani europei".

Sulle note di All You Need Is Love si chiude lo spettacolo e il monito di Rampini, "l'Economia ci appartiene e dobbiamo riprendercela dalle mani dei tecnocrati", si infrange fortificandosi nell'applauso del pubblico.


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