La spudorata avidità del bar milanese medio - che ricorda quella dell'Autogrill medio (cioè dell'Autogrill, dato che sono tutti uguali) - non poteva non destare l'attenzione di chi è per struttura, ideologia e formazione, capace di vette di avidità e furbizia ben più alte delle nostre.
Ovvero, i compagni cinesi - che hanno in mano Milano più o meno come mio fratello ha in mano il tabellone di Risiko quando sta per tirare fuori l'obiettivo.
Non c'è bisogno di essere dietrologi o impiegati del catasto per osservarlo: semplicemente, vai sotto a casa a prendere il cappuccino e, a dartelo, al posto di Mario, c'è Wang Xiu - che per comodità ha per altro deciso di farsi chiamare Mario. Il caffé in media non è peggiore di quello che bevevi prima e scopri che non ti mancano poi tanto le frasi di circostanza di Mario 1.0.
Insomma, è tutto identico - il che vuol dire che neanche a Wang Xiu gliene frega un granché di metterci dell'anima dentro alle patatine, all'impianto stereo, ai tavolini e via dicendo. Se vuoi un succo di frutta, come in un qualsiasi bar milanese di milanesi, quello ti prende un succo di frutta dal frigo, lo apre, lo versa in un bicchiere che speri pulito e te lo mette sul bancone (costo dell'operazione: circa 3 euro, roba che se mi dici dov'è il frigo lo faccio io). Solo che, in più, capisce che per battere il bar di fianco è meglio fare i furbi alla cinese - che vuol dire abbassare i prezzi e tenere aperti più o meno sempre.
Se il bar di fianco è italiano, incomincerà a dire che è impossibile lavorare così tanto e fare prezzi così bassi, che di sicuro fanno qualcosa di orribile nel retrobottega. Se il vicino è già un bar cinese, si limiterà a togliere il più o meno e comincerà a stare aperto sempre. Il che è un indubbio vantaggio per te che cerchi una brioche a pasqua (ma non solo: i cinesi a Milano ti salvano la vita e la pancia spesso e più che volentieri), ma vuol dire anche che il bar in cui entri è praticamente la concretizzazione dei non-sogni dell'italiano che c'era prima - attuata da uno che sa far cassa senza chiaccherare troppo.
Valga ad esempio il geniale insediamento di una gestione cinese in uno sciagurato bar di Viale Corsica: i china entrano, non cambiano nulla - insegna, bancone, nomi e composizioni dei panini - ma si limitano ad abbassare vistosamente i prezzi cancellando col pennarello i precedenti sul menu e scrivendo in malo modo di fianco i prezzi nuovi. In più, si inventano una tesserina che panino dopo panino accumuli punti e vinci i premi dietro al bancone - ovvero una sequela di oggetti improbabili recuperati a destra e a manca, che vanno dall'oscar mondadori sbiadito di Susanna Tamaro alla finta sciabola cinese al buddha porta spazzolino alla sciabola vera (premio massimo, tipo dieci tessere complete). Come dire: non solo facciamo i panini uguali a quello che c'era prima, ma li facciamo pure pagare meno e ti regaliamo quello che abbiamo trovato in soffitta.
Geni.
Che i cinesi siano il nuovo step evolutivo del milanese? Del resto, lo struzzo viene dopo il velociraptor - non viceversa.