Alla festa dell'Unità di iRS: è di rigore l'italiano

Creato il 27 luglio 2010 da Zfrantziscu
Vi segnalo, se ancora non l'avete letto, l'articolo di Roberto Bolognesi nel suo blog

iRS è entrato nel salotto buono della Cultura, quella che conta e non sa di pecorino (leggi lingua sarda), grazie alla sua festa di Cagliari. Oggi un grande articolo del principale quotidiano sardo, “Carta, penna e pecorino”, ha sdoganato il movimento indipendentista e lo ha accolto nelle sue pagine dove, appunto, non circolano gli “imitatori di grammatica”, i sardo parlanti secondo Dante. Non so se è un dazio pagato coscientemente o una convinzione, ma i padroni di casa hanno accolto gli ospiti, scrittori in italiano, assicurando che per un sardo scrivere nella propria lingua o in italiano è un falso problema.
Tanto falso che infatti solo gli italo parlanti e italo scriventi sono stati invitati da chi progetta l'indipendenza nazionale della Sardegna. Il perché sta in uno degli stilemi ripetuti allo sfinimento per autoconvincersi e per convincere altri sulla inanità dello scrivere in sardo: “Forse qualcuno mette in dubbio la fisionomia irlandese di Joyce perché racconta in inglese i suoi Dublinesi?” (Frase di Omar Onnis nella lezione del giornalista). A cui fa seguito il teorico di iRS Franciscu Sedda, questa volta virgolettato: «realizziamo una buona volta l'indipendenza così i nostri romanzieri potranno scrivere di quel che gli pare» senza sembrare “disimpegnati”, senza che nessuno li accusi di essere “indifferenti” così come nessuno sgrida Carofiglio o Lucarelli se non si interrogano sulla propria italianità”.
Immagino che necessità di sintesi abbia tradito il pensiero del Sedda. Ma se così non fosse, se si trattasse davvero di una frase compiuta, espressione di un pensiero lungamente meditato, chiederei ai tanti amici di iRS che si sono fatti un culo a tressette per valorizzare la lingua sarda che si stanno a fare con una persona che, non conoscendo il sardo, invece di studiarselo lo irride. I presenti alla festa avranno condiviso l'altro ospite, quel libraio che ha proposto di “cancellare lo stesso concetto di letteratura sarda”, d'accordo con altri ospiti della festa dell'Unità di iRS, uniti nel cantare L'Internazionale?
Chiedo ai tanti indipendentisti che, magari in silenzio, sopportano tanto dileggio: l'indipendenza che state proponendo ai sardi può essere questa parodia di società? Una repubblica delle banane, snazionalizzata, in cui conta solo l'economia come in qualsiasi defunta democrazia popolare?

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