Gli anni passano, le illusioni tendono a scomparire, gli affetti si attenuano, e si cerca di attenuare le emozioni per evitare altre disillusioni. Ma il fascino, e le emozioni, che il grande Nord trasmette rimangono intatti.
Nonostante questo, il libro (opera degli anni '70) di questo autore olandese (ormai scomparso) risulta ostico, un po' incomprensibile, talvolta trascinato e sicuramente spesso irritante.
Un viaggio nella Norvegia, da parte di uno studente per la sua specializzazione in geologia, si tramuta in un viaggio dentro se stesso, di riscatto verso il padre 'genio' della materia, di rivalsa con i suoi compagni di viaggio.
Un viaggio inutile dal punto di vista scientifico, in cui il ragazzo non risolve nulla.
Un viaggio che stabilisce però priorità, pensieri, sensazione e convinzioni.
Un viaggio anche condito da una tragedia, nelle pianure sconfinate, che aumenta l'angoscia e il senso di smarrimento nel lettore ben disposto.
Un viaggio affascinante per le descrizioni, per le sconfinate vallate, per la pace e il silenzio.
Un viaggio irritante, soprattutto causa le omnipresenti zanzare che mangiano vivo chiunque passi di lì.
Un viaggio che per fortuna è finito. Alla faccia del fascino per il grande Nord.