Perché la strigliata di Draghi non era contro l'Italia: ce l'aveva con qualcun altro (come quel tizio che fa la mano morta e poi dice “che è mia 'sta mano?”).
Perché dopo la riforma del Senato è fatta. Avremo un modello istituzionale cucito addosso all'esecutivo.
Le riforme sul lavoro (la prima cosa che han pensato tutti alle parole di Draghi) stanno già dando i risultati: lo studio della CGIL sui dati del ministero del lavoro, dice che nel primo trimestre del 2014 il 67% delle assunzioni sono state a tempo determinato (anche per un mese, anche per un giorno). +2,8% rispetto al passato e un -8% a tempo indeterminato. Non siamo ancora ai tempi degli antichi egizi, ma dai, ci siamo quasi.
Ci sarebbero anche i rimbrotti dell'ambasciatore francese, sulla spesa italiana in cultura che in Italia è solo lo 0,2%, mentre in Francia è cinque volte tanto.
Ma ora ci penseranno i privati.
Ad educare le future generazioni ci penseranno i professori Schettino e Briatore. Ma anche il padre costituente Berlusconi potrebbe dare qualche lectio magistralis.
Posso rilassarmi allora, con qualche lettura estiva anche un po' fuori dagli schemi.
A cominciare dal libro di Hanna Arendt, “La banalità del male”.
Per passare poi a Georges Simenon “I clienti di Avrenos”.
Ma solo scrittori stranieri? Tranquilli, mi rileggerò “Venere privata” di Scerbanenco.
Oddio, Giorgio Scerbanenco è italiano un po' come lo sono Balotelli o Osvaldo.
Non ho molto altro da aggiungere, sull'Italia, sull'Europa, anche perché correrei il rischio di ripetermi. E non c'è niente di peggio che passare per noioso.
Vi lascio con questo frammento di poesia:
“O mare, dietro di te ho un paradiso nel quale mi vestii di felicità e non di sventura. Mentre io cercavo in quella terra un radioso mattino, tu ponesti tra me ed essa una cupa sera. Se i miei voti fossero esauditi, nel caso che il mare me ne impedisse l'incontro, cavalcherei il falcetto di luna a mo' di barca fino ad abbracciare in essa il sole”. Ibn Hamdis