Alla fine il vino e'....un'emozione - vinitaly 2013 - tagliata di manzo con olio aromatizzato e radicchio grigliato al balsamico
Da Saporidivini
Dopo avere mostrato il nostro lasciapassare ci si spalancano le porte del Tempio del Vino. Quel vino che culla, racconta, respira. Che è musa e poesia. Che evoca, traduce, rispecchia. Che si offre, si concede e invita ad entrarci dentro, in profondità. Antico e nuovo si prendono per mano. Si custodiscono con tenacia radici e tradizioni e si confida con amore nel futuro.
Noi tre e la mia pancia in un attimo ci mescoliamo alla processione di passi e di voci che ubriacano e travolgono i corridoi di Vinitaly. Qui ogni cosa è amplificata in una sinfonia che cattura stomaco e testa. Alice Ginevra sgambetta curiosa, balla, corre, posa gli occhi sulle etichette, sulle botti di legno, sui cestelli pieni di ghiaccio e sugli sguardi della gente. Afferra qua e là un grissino e prende a sgranocchiarlo rumorosamente. Incredibile la sua camaleontica capacità di adattarsi ai luoghi e sapere scovare in ognuno di essi il lato ludico.
Cominciamo a viaggiare a ridosso della Liguria, risalendo pendii scorbutici che digradano verso il mare. Ovunque si riempiono calici di bianco e di rosso. Bianco come il sole che acceca, rosso come le rose che inondano i balconi. Calici dove si avvitano sentori e profumi, dove sbocciano fiori e frutti maturi. Calici da esplorare, da tradurre con parole nostre. Centellino gli assaggi, poche gocce a sfiorare le labbra ed il palato mi bastano per carpirne l’essenza. Luca assapora ciò che resta e insieme cuciamo aggettivi addosso ad ogni sorso. Caldo, morbido, asciutto, spigoloso, floreale, minerale, erbaceo, sa di crosta di pane, d’esotico, di spezie. Siamo qui per trovare il nostro gusto, siamo alla ricerca di innamoramenti ai quali fare spazio nella nostra cantinetta. Il Pigato Superiore dell’Azienda Punta Crena ci sorprende con il guizzo delle sue note fruttate che digradano in scivolata verso l’azzurro del mare, regalando quell’accenno salato, intimo, ventoso, recante a parer mio una punta di nostalgia. Un calice in papillon o abito da sera che dir si voglia, profondo da parlare al cuore ed elegante da lasciare fluire liquidi i pensieri. Colpo di fulmine, Luca estrae la penna a sfera e annotiamo ogni particolare. Riprendiamo a viaggiare lungo i vigneti del Bel Paese, seguendo un ordine geografico istintivo. Riprendiamo a viaggiare al centro del rumore, della calca, al centro di tutto. Che poi un centro non esiste, ogni angolo, ogni nicchia si fanno centro. Evitiamo gli stand dei soliti marchi commerciali che tanto li conosciamo e tanto di imprevedibilità non hanno nulla da regalare, preferendovi Cantine più a misura d’uomo, dove la bottiglia di vino nasce prima di tutto dal seme della passione.
Ogni vino veste il suo abito e si specchia malizioso nel rosso cupo di un Sagrantino d’annata, nella primavera in fiore di un Sauvignon, nella lentezza di un Ruchè, nelle perle di un Nebbiolo vinificato in bianco. I nostri preferiti sono vini complessi, che si aprono a note speziate, a note di legno, che lentamente sfumano via dopo averti sedotto. Voli e densità da cogliere al volo. Carpe diem mentre i sugheri continuano a saltare e intorno ai sensi aleggia questa patina di leggerezza, d’allegria e dicolori.
Ci sentiamo quasi storditi dall’enorme vastità di vigne presenti e dalle persone che ci siamo ripromessi di andare a trovare. Prime tra tutte la Cantina Dezzani del Piemonte, dove ci ritroviamo Cecilia che ci accoglie, che ci racconta, che ci regala perle di assaggi. I suoi vini e la poesia della terra sono tutt’uno, un connubio voluto, cercato, accarezzato. Dal Ruchè, forte come una colonna, con quel sentore di pepe e d’incenso che tanto amiamo, alle bollicine intriganti che evocano un’intima atmosfera da lume di candela. Vaghiamo poi alla ricerca di Laura, della Cantina Balestri Valda che troneggia fiera sulle colline di Soave e che fu ed è, per noi, amore fedele. Galleggiamo dolcemente tra un sorso di Sengialta che sancisce un armonico equilibrio tra terra, uomo e cielo, uno di Recioto spumantizzato, al solito sciccosissimo e concludiamo in bellezza con il suo Amarone d’annata. Grande stoffa, grande classe, chapeau.
Rifacciamo i bagagli alla volta dell’Umbria, in cerca della Cantina Briziarelli. Il re indiscusso della sfilata è il Sagrantino, corposo, imponente, accentratore. Il Rosso Mattone seduce Luca, io invece cado in amore con un Sagrantino in purezza del 2006, un vino maschio con la terra sotto ai piedi, che sbaraglia le altre vendemmie. Un attimo dopo tradiamo i rossi in bella mostra con le bollicine di un Rosé del 2009 che eleggiamo a fine giornata come la migliore scoperta fatta a Vinitaly, sorprendendo per primi noi stessi, noi che per i rosati non abbiamo mai avuto un debole. Io che li ho sempre considerati un compromesso. Luca che ci ha sempre letto poca personalità. Noi che davanti al nostro calice di 106 Rosé ci siamo innamorati prima del colore, un ipnotico rosa antico, con riflessi ambrati che si fanno tramonto; poi dei profumi, uno sfarfallio di fragoline di bosco e crosta di pane, infine del sapore, elegante, con nota finale che evoca il miele e che rimane a lungo sul palato. Un capolavoro che nasce da uve di Pinot Nero al cento per cento, con un collier di perle finissime ad incastonare questa irripetibile gemma preziosa, questo nettare vibrante, avvolgente e vellutato. Ogni tanto usciamo a respirare un po’ di cielo veronese e veniamo sorpresi dallo scroscio cadenzato di grosse gocce di pioggia. Per una manciata di minuti chiudiamo fuori dalla porta il caleidoscopico caos che dentro continua ad ingrossarsi come una marea in salita. Tra una sortita e l’altra pranziamo felicemente al sacco, Alice Ginevra imbocca premurosamente me ed io imbocco lei, in un tenerissimo scambio. Luca ci guarda e sorride, tra un morso e l’altro al suo panino ripieno.
Riprendiamo il nostro tour varcando la soglia dell’isola di Sicilia che ci accoglie con calici dal calore latino che corteggiano il palato, tra conferme e sorprese, tra l’elegante Nero D’Avola, il galante Chardonnay, il sinuoso Catarratto, l’imprevedibile Mamertino, il raffinato Nerello Mascalese, il seducente, eclettico Viognier. Un’orchestra affiatatissima che suona, canta e incanta. E ogni volta allunghiamo il vino con le parole perché è una sirena, l’armonia che sale in verticale.Luca metaforicamente barcolla. Dividiamo lo stesso calice, la regola è, poche gocce per me, e “Il resto finiscilo tu”. Continuo a ripeterglielo da ore, ma resto dopo resto, anche il resto si fa grosso, si fa tanto, si fa troppo, considerando che toccherà a lui guidare fino a casetta.
Alice Ginevra non avverte stanchezza, continua a fare public relations in giro per gli stand, apprezzando i crostini che riempiono i cestini, il pane inzuppato nell’olio buono di Sardegna, i biscottini sui quali riesce ad allungare le manine, facendo invece “bleah” con tanto di linguaccia alla fetta di salame punteggiata di grasso che le viene offerta da una signora gentile. Alla fine la afferra lo stesso “E’ di babbo” dice, mentre gliela infila soddisfatta in bocca. “E’ pee babbo” ripete, mentre avvista una bottiglia di vino che attrae la sua attenzione. Ride, rido, ridiamo. E perdiamo la cognizione del tempo. Nomadi, risaliamo le Alpi, siamo in Tirolo, un attimo dopo in Trentino, Marche, Toscana, Basilicata, Campania. Risaliamo verdi poderi, affreschi di colli inondati d’uva dal colore cangiante, dalle foglie giallo-vendemmia. Rincorriamo regioni e carta d’identità dei vini. I sensi fanno da ponte, i sensi disegnano scenari, luoghi, sensazioni.Le piante dei miei piedi invece, sono arroventate, stiamo vagando dentro ai padiglioni da quasi dieci ore e ci aspetta una bella corsa sotto alla pioggia per arrivare al parcheggio. Ma prima bisogna trovare l’uscita. Au revoir Vinitaly, all’anno prossimo.
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TAGLIATA DI MANZO CON OLIO AROMATIZZATO E RADICCHIO GRIGLIATO AL BALSAMICO
Ingredienti:
2 tagli di carne di manzo per tagliataolio extravergine d'oliva q.b.1 scalogno2 foglioline di salvia1 rametto di rosmarino1 rametto di timo1 fogliolina di alloro2 foglioline di erba pepesale e pepesale grossoradicchio trevigianoolio extravergine d'olivaaceto balsamico di Modena invecchiato 25 anni
La tagliata di per sé è per noi già un piacere, ma insaporita con quest'olio acquista davvero personalità e rasenta il divino.La carne deve essere di qualità, noi l'abbiamo acquistata dal macellaio di fiducia.La prima cosa da fare è procedere alla preparazione dell'olio.In una piccola ciotolina adagiamo lo scalogno finemente tritato, tutte le erbette sminuzzate e copriamo con olio extravergine d'oliva.Lo andiamo a scaldare a bagnomaria, in modo che l'olio vada ad acquisire tutti i profumi degli ingredienti con cui lo vogliamo aromatizzare.Nel frattempo scaldiamo la piastra sulla quale cuoceremo la carne. La cospargiamo con un po' di sale grosso e quando è ben calda vi adagiamo la carne. La cuociamo al punto giusto, un paio di minuti per lato.Sulla piastra adagiamo anche il radicchio trevigiano, dopo averlo pulito e lavato accuratamente. Lo grigliamo pochi minuti per lato e anche il radicchio è pronto.Impiattiamo il radicchio sul quale versiamo alcune gocce di pregiato aceto balsamico (non surrogati) e regoliamo di sale.Completiamo con la tagliata calda che irroriamo con il nostro olio profumatissimo.
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