A te, mio piccolo elfo curioso che ti affacci alle porte per guardare quel che faccio all'interno, a te che mi sali addosso e ti avvicini al viso: sei entrata in casa perché tu guardi negli occhi e hai un bisogno irreale di carezze e di contatto umano, cerchi le mani, le lecchi, ma a differenza del tenerissimo Flann, chiedi amore, chiedi il respiro senza perdere mai la tua signorile compostezza.
Sei tormentata e intensissima, capace di una concentrazione che sconosco in altri esseri viventi, insofferente ai contatti dei veterinari, sei capace di riposare per ore sul mio petto, di puntare il naso dritto contro il mio e di chiedere, chiedere affetto, e restituirlo tutto, con la tua fresca e dolcissima generosità animale.