Recensione a cura di Monica Pasero
La voce narrante dell’ autore ci inoltra in questo racconto,riportando la storia agli antipodi, per poi giungere chiara al suo finale. Descrive ogni singolo passaggio con emozione, quasi fosse lui protagonista di tale patos emotivo, che si sta tracciando in queste pagine. Inizia tutto in tempi lontani, dove i protagonisti ancor bambini forgiano il loro carattere. I ricordi,i soprusi di quei teneri anni si radicano nel loro futuro, lasciandone ferite sempre aperte che condizioneranno la loro esistenza. Così accade al piccolo Peter di nove anni che diverrà bersaglio dei soliti bulli. In quei anni di solitudine gli resterà accanto Rudolf, l’ unica persona che per tutta la vita potrà definire “ Amico”
La narrazione scavalca decenni e giunge al finale di una vita per nulla facile ma con una bella rivincita morale. Peter colpito da un male incurabile nelle sue ultime ore della sua mesta esistenza, riceverà una visita inaspettata. Di fronte a lui, riaffioreranno i ricordi mai davvero accantonati nel suo tempo ormai trascorso. Davanti al suo letto di morte, i cinque bulli che in qualche modo hanno condizionato la sua intera esistenza, oggi che la vita lo abbandona, eccoli a ricercare il perdono! Adesso è lui Peter nei suoi ultimi istanti a condurre il gioco. Questa vicenda è velata da un’ ironia che colpisce e fa sorridere, anche se il contesto non è dei più lieti ,ma l’autore è bravo a giocare con questo, sdrammatizzando la morte in sé.
Il protagonista e anche nei suoi ultimi respiri, darà una bella lezione di vita a questi bulletti ormai acciaccati dal tempo e con tanto di dentiera. Lasciandoli sul filo del rasoio fino alla fine.
Un libro da far leggere ai nostri figli, affinché comprendano quanto prevaricare sul prossimo sia sbagliato .Un libro che consiglio sia per la sua dialettica ironica, che sdrammatizza la morte, ma soprattutto per il bellissimo messaggio che dona a noi lettori.
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