Per orientarci può essere divertente leggere l’ultimo romanzo di Richard Mason, giovane scrittore anglosassone, divenuto famoso con Anime alla deriva e ora in libreria con Alla ricerca del piacere, (edito da Einaudi, traduzione di Giovanna Scocchera).
Piet Barol, così si chiama il protagonista, arriva nell’Amsterdam della belle époque in cerca di fortuna, e per farlo è risolutamente deciso a sfruttare in ogni modo possibile l’unica ricchezza di cui dispone: l’arte della seduzione, appunto.
Figlio di un modesto impiegato universitario e di un’affascinante maestra di canto parigina i cui mezzi economici scarseggiano, Piet sogna in grande, desidera il prestigio sociale, brama una vita agiata in luoghi esotici e lontani. E dunque, per soddisfare le proprie ambizioni, si mette al servizio di una delle famiglie più facoltose e potenti della città in qualità di tutore del figlio minore, occupazione che svolge con successo e intuito. Oltre a conoscere a fondo l’animo umano, Piet è anche un buon pianista e un ottimo cantante di opere liriche, ed è proprio grazie a questi talenti che riuscirà a comunicare con il ragazzino, affetto da una gravissima forma di agorafobia che lo reclude in casa da anni. Ma il bambino non è l’unico personaggio a percepire il fascino di Piet.
Il libro, al quale non manca una buona dose di umorismo e leggerezza, consta di una lunga carrellata di episodi nei quali Piet (che ovviamente è intelligentissimo oltre che bellissimo) tenta di conquistare le attenzioni dei membri della famiglia, con l’unico obiettivo di ottenere da loro il massimo beneficio personale ed economico.
In quarta di copertina si legge: “Mason racconta la storia di Piet Barol con grande senso dell’umorismo, fascino, ricchezza di particolari e con una sana dosa di erotismo”.
Concordosul fattore umorismo, in parte anche sul fascino e la ricchezza di particolari, ma mi permetto di dissentire sull’ultima parte. Piet - così come viene descritto dall’autore - sfodera una disciplina di ferro e una costanza e una saggezza inusuali per la sua giovane età ma che nulla hanno a che vedere con l’eros.
Egliha ben chiaro che nel gioco della seduzione i frutti maturi cadono spontaneamente senza dover scuotere l’albero. Quindi si mostra paziente, sa aspettare e muoversi con cautela.
Ma allo stesso temponon si tira indietro quando arriva il momento di raccoglierli, perché ha altrettanto ben chiaro che le regole per l’ascesa sociale non si lasciano violare impunemente. E quindi o tutto o nulla, e quindi o castità o lussuria, mai la via di mezzo, perché se ci si arresta prima di aver ottenuto quello che si desidera ottenere, il gioco è perduto per sempre.
Quando, però, si giunge alla scena d’amore, egli non la vive come spaventosa, come ci si aspetterebbe, come accade in tutte le scene d’amore senza amore, e neppure considera il proprio corteggiamento simile alla cortesia del portinaio che aumenta progressivamente fino al giorno di festa per poi rapidamente scemare, no, alla fine si compiace lui, di lui stesso.
Forse da qui la scelta del titolo in italiano, Alla ricerca del piacere: “ricerca” e “piacere”, due parole accattivanti, che di fatto preludono e racchiudono il fine ultimo della seduzione esercitata dal protagonista nei confronti di ogni personaggio che ha la sventura, o ventura, di gravitargli intorno; forse da qui una delle possibili risposte al quesito iniziale.
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