Ovvero piccola storia dell’affannosa ricerca del piacere da parte di Google e di alcuni dei più grandi brand di cui godete ogni giorno.
Google’s new logo
Domanda: quanti di voi sanno descrivere il “vecchio” logo di Google? Pochi, vero? Che differenze c’erano con quello qua sopra? Boh!
Non sono passati molti giorni dal lancio da parte di Google del suo nuovo logo e già ci siamo abituati, a tal punto da aver dimenticato come fosse fatto il vecchio. A volte non ce ne rendiamo conto, ma anche marchi che ci sembrano immutabili nel tempo, che ci hanno accompagnato durante tutta la vita, in realtà cambiano, si evolvono, si adattano.
A volte è sorprendente come alcuni diventino irriconoscibili, altre volte è sorprendente sapere quanto possa costare il restyling di un logo, seppur in maniera quasi impercettibile per la maggior parte del pubblico. Risale ad esempio a pochi mesi fa il dibattito sul nuovo restyling Alitalia, presentato solo a giugno 2015, e alle spese folli relative a dettagli quasi irrilevanti rispetto a un marchio noto.
Ma dietro ogni grande brand c’è una grande storia, e quello che non tutti considerano è la difficoltà di raccontare tutta questa storia in un solo, piccolo, simbolo grafico!
Tornando a Google e analizzandone la storia, si può fare qualche riflessione anche sull’evoluzione del gusto negli ultimi anni.
Forse qualcuno non lo ricorda, ma questo è il primo logo di Google (beta) risalente a quando Larry Page e Sergey Brin nel 1997 registrano il primo dominio con questo nome. Curiosità: sapete cosa significa il termine “Google”?
Il nome è un gioco di parole che deriva dal termine “googol”, un termine matematico che indica il numero caratterizzato da un 1 iniziale seguito da 100 zeri (cioè 1 elevato alla 100).
Dopo il primo tentativo, alquanto illeggibile, optano nel 1998 per 4 colori sulle sei lettere: verde, rosso, giallo e blu, talmente accesi da sembrare quasi fluo. Perde l’orrenda tridimensionalità rossa per una più garbata ombreggiatura sotto il font serif un po’ bombato.
Poi, dopo meno di un mese, cambia l’ordine dei colori: effettivamente il blu iniziale ha un’accezione molto più seria del verde fluo. E compare un punto esclamativo!
“Eccellere non basta” dice l’ultimo comandamento. “L’utente prima di tutto: il resto viene dopo” Proprio in nome dell’usabilità, della semplicità, della tendenza flat che spopola ormai su tutti i device, il 1 Settembre 2015, ecco l’ultima piccola grande rivoluzione grafica del colosso mondiale del web. Google abbandona il suo font con i bastoni e si lancia su un sans-serif molto simile a Futura, ma più geometrico e preciso, più pulito se possibile. Alleggerisce ancora un po’ le tonalità che diventano ancora più pastello. Unico gancio col passato, quella “e” un po’ inclinata che ci ricorda che Google è sempre in movimento. La rivoluzione continua, continua la ricerca del piacere visivo e non, continua la ricerca del punto G del piacere dell’utente, che è sempre il centro di tutte le innovazioni in campo di web.
D’altronde le più grandi aziende si distinguono proprio per questo: per la capacità di fare ricerca, di guardare avanti, di arrivarci prima e meglio degli altri. Di trainare le tendenze, lanciare le mode. Ma i grandissimi non lanciano mode fini a se stesse, ma utili a migliorare la vita di tutti. Ecco perchè il logo di Google è piatto e semplice, perchè così lo potremo vedere bene e in modo funzionale su qualsiasi dispositivo, anche i più piccoli (pensate all’IWatch), anche quelli che non sono ancora stati inventati. Diventano funzionali anche la favicon, i puntini, il microfono… Ogni dettaglio ha motivo di esistere, e se qualcosa ancora non la capiamo sicuramente risulterà indispensabile tra qualche mese.
Se la storia dei loghi vi incuriosisce, qua sotto trovate una piccola galleria di loghi che si sono evoluti negli anni, adattandosi alle esigenze di mercato e ai gusti del pubblico. Alcune sono davvero incredibili: per esempio quanti di voi hanno mai visto questo? Non indovinerete mai cosa sono diventati…
…ma questa è un’altra storia, forse a breve ve la racconterò!
A proposito, lo sapevate che Algida cambia nome in tutto il mondo?
Ecco qua! Grazie a Brand-Identity Magazine per le immagini!