Alla ricerca della verità sulle streghe di Triora.

Creato il 05 gennaio 2016 da Il Viaggiatore Ignorante
Tra il 1587 ed il 1589 il borgo fortificato di Triora, al centro d’intensi scambi commerciali e difeso da cinque fortezze, fu aggredito, nel suo profondo, da un processo giudiziario atto ad estirpare l’eresia, sotto forma di stregoneria, dai suoi vicoli, illuminati dal pensiero antico.La natura si era rivoltata. Il borgo soffriva. Carestia. Fame.
Il capro espiatorio? Le donne del paese. Sempre loro. Le accuse le conosciamo prima di leggerle: Le donne sono artefici di carestia e pestilenza e dedite al cannibalismo verso i bambini”.La storia un giorno racconterà che la carestia fu indotta da speculazioni dei proprietari terrieri. Questi personaggi governavano il borgo. Muovevano le menti, semplici e superstiziose, degli abitanti. Il colpevole era individuato prima che il reato si realizzasse. Da sempre le donne si riunivano per il sabba. Ballavano con il demonio. Ingurgitavano carne di bimbo. Le responsabili furono individuate in un gruppo di donne che abitavano alla periferia del borgo. Povere ed ignoranti. Così pensavano i dotti, sapienti, governatori di Triora. Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, del 1587, il Parlamento locale, ottenuto, non senza difficoltà, il beneplacito del Consiglio degli Anziani e del Podestà, accusò formalmente le donne del reato di stregoneria. Il Parlamento invitò le autorità religiose ad intervenire. L’Inquisizione altro non aspettava. Doveva intervenire, voleva intervenire. Nel mese d’ottobre giunsero, tra gli acciottolati vicoli del borgo, l’inquisitore generale di Genova ed Alberga ed un frate, Girolamo del Pozzo, sostenitore della presenza del demonio in quelle terre. Affissione di manifesti intimidatori. Giunse l’ora della messa.
Violento atto d’accusa: “ Tutti voi che mi guardate dovete denunciare le persone che hanno causato la morte dei raccolti. Queste donne, o uomini, rappresentano il demonio, mangiano i bambini”. Finita la messa oltre venti persone furono arrestate. I preti sapevano utilizzare la paura. Sapevano gestire la parola. Il Cristianesimo divenne antimagico, fortemente. I postulati del Credo non permettevano la guarigione con le erbe. La preghiera poteva guarire. Doveva guarire. Tutti credevano. Le persone arrestate aumentarono. Alla paura si deve sostituire il terrore, il cui nome si conosce: tortura. Il numero salì rapidamente a trenta. Tra queste anche un fanciullo dichiarò di dedicarsi alla stregoneria. Le ultime arrestate non appartenevano al ceto umile della popolazione, tra loro anche donne di nobili nascite.  Una delle streghe perì sotto i colpi dei tormentatori. Aveva circa sessant’anni. Il fisico non riuscì a resistere alla brutale forza degli uomini assoldati dagli inquisitori.Le donne morivano per causa dell’uomo o del demonio. Una seconda, giovane, donna morì sfracellandosi al suolo in un inutile tentativo d’evasione.Gli uomini di fede, in accordo con i politici, convogliarono le accuse sul demonio. Il diavolo tentatore aveva invitato la strega alla fuga.La veste era troppo corta. La salvezza lontana. La donna doveva provarci. Rimase sulle pietre.Il potere maschile stava demonizzando, forse sterminando, la cultura femminile.I primi avvenimenti di Triora s’inseriscono in un ambiente sociale delineato: la controriforma doveva fermare l’avanzata dell’eresia.  Le donne che curavano, o semplicemente alleviavano i dolori, sono le rappresentanti del demonio. Sono l’eresia. Il paese era in subbuglio. Il consiglio degli Anziani decise di intervenire sull’inquisitore inviato in quelle terre. Intervento dovuto alla preoccupazione per la sorte delle donne incarcerate? Sicuramente per una parte delle prigioniere, per quelle che avevano nobili nascite oppure un ruolo di rilevanza nella piccola società del borgo.Le povere curatrici potevano marcire nelle carceri. Lo stesso trattamento fu riservato, qualche decennio dopo, nel processo alle Streghe di Baceno e Croveo, alle donne nate in quel lembo del Piemonte conosciuto come Ossola.Gli Anziani allarmarono il vescovo d’Albenga. L’altro prelato iniziò un rapporto epistolare con i suoi uomini operanti nel borgo di Triora. Il del Pozzo, convinto della presenza demoniaca nel paese, difese il proprio operato di fronte al prelato ed al consiglio degli Anziani. Le parti in causa raggiunsero un compromesso: le streghe della periferia rimangono in carcere, le nobili e potenti saranno liberate.Gli eventi narrati conducono ad un rallentamento del processo. Nel gennaio del 1588 gli inquisitori lasciano Triora dimenticando le donne in carcere.Le autorità locali non potevano che mutare pensiero, modificare il corso degli eventi. Incaricano un notaio locale di scrivere alle autorità genovesi per una revisione del processo. Passa l’inverno. Le donne in carcere. Passa l’inizio della primavera senza modifiche sostanziali. La fine della stagione dei fiori porta una speranza: le autorità di Genova inviano il commissario Giulio Scribani. Le speranze del parlamento locale, e del consiglio degli anziani, caddero nel vuoto. Lo Scribani scrisse una lettera ai superiori genovesi, nella quale affermava di “ essere giunto a Triora per smorbar di quella diabolica setta questo paese che resta quasi del tutto desolato”.La prima conseguenza dell’intervento di Giulio Scribani? Trasferire nelle carceri genovesi le persone che giacevano nel buio di Triora. 13 donne, ed un uomo, conobbero le prigioni genovesi. Nel frattempo altre persone furono inquisite, torturate e seviziate.Gli eventi si spostarono nei vicini paesi di Castevittorio e Sanremo. Le autorità civili s’interessavano di stregoneria?L’inquisizione era assente da questi accadimenti. Lo Scribani non si ferma. Procede velocemente. Nell’estate, di quel tragico 1588, chiede il rogo purificatore per quattro donne.Notizie controverse sull’operato dell’uomo giunsero a Genova. Il Doge decise di inviare un giudice a controllare il procedere delle accuse. Serafino Petrozzi non avvalorò il lavoro dello Scribani, che si difese chiedendo tempo per provare le accuse alle donne. Le testimonianze non erano tali da poter garantire un rogo liberatorio. Nuovi processi, torture e sevizie. Giulio Scribani, alla fine d’agosto, chiede, nuovamente, il rogo per le donne incarcerate. Il Doge non ci sta, invia altri due giudici a controllare la situazione. Quattro persone, ora, deliberano sulla vita delle donne arrestate. Non vi sono dubbi: rogo purificatore. La legna si stava impilando, il fuoco si stava accendendo. I pali si stavano issando. I giudici attendevano la luce nel buio della sera.Poco prima del massacro il colpo di scena.Nei vicoli bui del paese giunge l’inquisitore generale di Genova.Il potere secolare non può giudicare la stregoneria. No. Le streghe devono essere indagate solo dalla Santa Inquisizione. Il buio della sera non sarà rischiarato dal fuoco alimentato dai corpi delle donne.Il frate venuto dal mare decide per il trasferimento delle processate a Genova. Le donne raggiungono le prime tredici, ancora nelle carceri. Lo Scribani, nel frattempo, torturava, inquisiva e seviziava nei paesi limitrofi.L’inverno, freddo nel cuore, si concluse con la morte d’altri innocenti.Primavera del 1589. Il cardinale Sauli decise di intervenire fermando i processi, revocando ogni potere alle persone che agivano nel borgo di Triora. Le streghe furono ritenute innocenti e suddite del potere governativo. Lo Scribani? Scomunicato! Solo l’intervento del Doge, in persona, permise la remissione di tale atto da parte della Santa Inquisizione. Le donne? Non esistono certezze. Liberate. Morte.I documenti non chiariscono.I dubbi non esistono sulla durezza del potere temporale, fermato dal volere della Santa Inquisizione. La ricerca sugli eventi di Triora non si conclude con la durezza dell’operato umano.
Nel peregrinare per lande oscure mi sono imbattuto nella seguente affermazione:Tra le accuse mosse alle streghe compare spesso quella d’infanticidio. Dall’analisi del Liber Mortuorum et Baptizatorum di quegli anni non si rileva un innalzamento della mortalità infantile. L’ipotesi più credibile è quella della presenza d’esperte levatrici, che spesso si vedevano costrette a somministrare battesimi non ufficiali prima di dare sepoltura ai bambini nati morti, a loro volta sepolti sul sagrato della chiesa di S. Bernardino. Questa  diffusa pratica, mal tollerata dalla religione ufficiale, potrebbe essere una delle cause dell’odio scatenato verso queste donne che conoscevano le proprietà curative delle erbe medicinali.”[1]Le donne di Triora non erano streghe, intese nel senso conosciuto del termine[2], ma esperte levatrici che somministravano il battesimo per permettere all’anima, del bimbo nato-morto, di elevarsi alla luce del Paradiso. L’opposto non era permesso nella mente dei genitori che avevano perso il figlio, inferno o limbo che fosse.La chiesa dedicata a San Bernardino conserva diversi affreschi che potrebbero permetterci di confermare la presenza del Répit a Triora. All’interno del grande Giudizio Universale una moltitudine silenziosa e nuda entra in noi.Sono i bimbi nati-morti che sembrano scappare dal Limbo.[3]Sepulcrum puerorum sine baptismati vocatur limbulus. [4]Sant’Agostino diceva: “è dunque giusto dire che i bambini che muoiono senza il battesimo si troveranno nella condanna, benché mitissima a confronto di tutti gli altri. Molto inganna e s’inganna chi insegna che non saranno nella condanna”.[5]La presenza del Limbo è stata dibattuta da teologi e pensatori per secoli, non è questo il luogo per trovare risposte all’argomento.
I dubbi iniziano a dileguarsi. La presenza delle esperte levatrici che somministrano il battesimo ai bimbi nati-morti e l’affresco del Limbo nella chiesa di San Bernardino, sono due punti fermi di questo ragionamento. Secondo gli studiosi, molte possono essere le cause che hanno scatenato la caccia alle donne di Triora. Per prima la carestia che perdurava dal 1585. Affermazione che dovremmo subito ritrattare poiché la zona di Triora aveva la nomea di “granaio della Repubblica”. La seconda riguarda l’accusa d’infanticidio mossa nei confronti delle stesse donne. La terza causa attiene la presenza delle levatrici, idea che si collega necessariamente alla precedente. Infine il processo alle streghe di Triora potrebbe essere servito a distrarre l’attenzione da un altro processo che in quegli stessi anni si svolgeva nelle zone di nostro interesse: le accuse mosse nei confronti del canonico del paese ligure, Marco Faraldi. Giudicato in contumacia ed accusato di falsa monetazione e ricerche alchemiche. [6]Infanticidio e Levatrici. Secondo il Malleus Maleficarum, le sages-femmes, o levatrici, sono un pericolo da affrontare con ogni mezzo, poiché causano i danni maggiori ed arrivano ad uccidere i bambini per offrirli al demonio. Le levatrici erano accusate di proferire parole magiche sotto il letto delle puerpere, di rubare l’acqua benedetta dalle chiese per impartire il battesimo, di consacrare il bimbo alla terra prima di battezzarlo e di concedere il battesimo alla placenta.[7]Alla luce di tutto questo sono portato a pensare che la chiesa dedicata a San Bernardino, a Triora, fosse un Santuario a Répit e che le accuse di stregoneria fossero relative all’operato delle levatrici ed alla pratica della somministrazione del battesimo ai bimbi nati-morti.La delazione, la cattiveria umana e l’ignoranza condussero il paese ligure ad assistere ad una delle peggiori pagine della storia d’Italia.

Fabio Casalini

Ringrazio Marco Corrias per le fotografie degli affreschi presenti nella chiesa di San Bernardino di Triora.Bibliografia- Casalini Fabio e Teruggi Francesco, Mai Vivi, Mai Morti, Giuliano Ladolfi Editore, 2015.- Casalini Fabio e Corrias Marco, Tra la pieghe del processo alle streghe di Triora, per I Viaggiatori Ignoranti, 2015.- Coppo C. e Panizza G.M., La pace impossibile. Indagini ed ipotesi per una ricerca sulle accuse di stregoneria a Triora, 1990- Ferraironi F., Le streghe e l'inquiszione, 1955- Ferrario Ippolito Edmondo, Triora, la Salem d’Italia, in Instoria numero 13 del giugno 2006. G.B. Editoria.- Oddo S., Bagiué. Le streghe di Triora. Fantasia e realtà. Pro Triora editore, 1994



[1]Ippolito Edmondo Ferrario, Triora,la Salem d’Italia. Storia del più grande processo per stregoneria svoltosi in Italia nel 1587, in Instoria numero 13 del giugno 2006. G.B. Editoria. [2]Donna che, secondo una superstizione popolare iniziata nel Medioevo, sarebbe dotata di poteri malefici derivanti dai suoi rapporti con il demonio. Definizione secondo il Sabatini – Coletti, il dizionario di italiano.[3]Gli affreschi all’interno della chiesa dedicata a San Bernardino sono attribuiti a Giovanni Canavesio. Recenti studi hanno previsto un’attribuzione diversa, portandoli nell’ambito del rinascimento toscano.[4]La tomba dei bimbi morti senza battesimo chiamato Limbo.[5]Agostino d’Ippona, Il castigo ed il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini. Libro I, 412 circa. Presente in Fabio Casalini e Francesco Teruggi, Mai Vivi, Mai Morti, Giuliano Ladolfi Editore, 2015.[6]Ippolito Edmondo Ferrario, Triora,la Salem d’Italia. Storia del più grande processo per stregoneria svoltosi in Italia nel 1587, in Instoria numero 13 del giugno 2006. G.B. Editoria.[7]Fabio Casalini e Francesco Teruggi, Mai Vivi, Mai Morti, Giuliano Ladolfi Editore, 2015.

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