Scuole concluse , esami universitari già dati, eravamo a qui tempi libere come l’aria. quel sabato di metà giugno l’appuntamento era alla stazione di piazza Garibaldi: io e Cinzia -la super cugina- dovevamo raggiungere le altre due donzelle con la circumvesuviana fino alla loro fermata per poi proseguire in autobus fino a Ercolano. anzi per la precisione fino a corso Resina. per chi non è della zona Resina è collegata da una strada un tempo famosa, era il cuore del Miglio d’Oro, la meta esclusiva e molto fashion per i nobili del ’700 che laggiù avevano ville strepitose con incantevoli e suggestivi affacci sul mare. oggi le ville ci sono ancora, ma sommerse da selvaggi palazzi moderni. e dal traffico. noi quattro eravamo in autobus, il viaggio procedeva tranquillamente tra chiacchiere varie, battute e risate. insieme non raggiungevamo i 50 anni di età. ed eravamo la freschezza e l’ingenuità personificate. la nostra missione? trovare un paio di pantaloni anni ’70 per Cinzia, in un bugigattolo del mercatino di abiti usati di Resina, anche detto degli Americani. perchè dopo il secondo dopoguerra le balle di jeans uniformi e magliette dismesse dagli invasori, erano merce di scambio a basso prezzo per napoletani e non. si capisce all’epoca c’era l’esigenza di risparmiare anche sugli abiti. poi col tempo, Resina ha acquistato il suo fascino, fascino nel quale ci siamo cascate come pere cotte anche noi. scxese dall’autobus, ci facevamo guidare da Chiaretta, il nostro guru della moda. balle di vestiti bancarelle, vociare sguaiato, donne e uomini che contrattavano sul prezzo, io che in mano stringevo la favolosa cifra di 30 mila lire mentre Cinzia misurava l’agognato paio di jeans. Chiara aveva scovato per lei un paio di Levi’s; di vellutino nero a coste, a vita basa e rigorosamente a zampa d’elefante. che le stava uan favola. felice del bottino modaiolo, offrì la pizzetta a tutte. Chiara poi non fu da meno: comprò per sè un paio di occhiali da sole stile Callas, che ancora oggi mette sul naso. e io? curiosi, vero? io feci un acquisto con il cuore e non con la mente. all’epoca il mio must erano i maglioni irlandesi fatti a mano, o qualcosa di simile. bene Resina non era dotata di tale articolo, un po’ troppo delocalizzato dal suo raggio d’azione. per cui mi accontentai di un maglione di seconda mano. di quelli che sembrano creati dalle mani sferruzzanti delle nostre nonne – e a dirla tutta, mia nonna faceva maglioni mille volte migliori! ma presa com’ero dall’eccitazione del momento, dalla smania di non andare via a mani vuote, e dalle lusinghe del bancarellaro “ il colore della lana si adatta a quello dei tuoi ricci!” che ancora riecheggiano nella mia mente. insomma fu un acquisto troppo frettoloso. che poi non so che fine fece, inghiottito dall’armadio, e raramente esibito. invece Cinzia era strafelice dei suoi Levi’s. ma anch’io in fin dei conti ero felice. perchè fu una giornata indimenticabile, dove respiravo libertà, gioia di vivere e sorellanza. certo ho avuto altri momenti indimenticabili, che magari li superano per intensità ed emozione quello che ho appena finito di raccontare, ma a questo ricordo sono legata a doppio filo perchè giornate come quelle, momenti come quelli sono ormai lontani. le quattro ragazzine che eravamo sono ormai cresciute e ognuna di noi ha ben altro da fare che andare in giro per mercatini dell’usato. mi resta appunto il ricordo di noi insieme, che provavamo abiti in un angusto spazio ricavato chissa come nel negozio, al riparo da una tenda di fortuna. inconsapevoli del tesoro che avevamo per le mani, ovvero quello di avere ancora tutta una vita davanti.
con questo post partecipo al contest di Gioia . se volete partecipare, affrettatevi perchè c’è tempo fino alla mezzanotte di questa sera!