Alla scoperta di Firenze: emozioni infinite

Da Shanta @ClaudiaShanta
Ogni volta è la stessa emozione: arrivare con il treno alla stazione centrale di Firenze, uscire dalla struttura ferroviaria in pesante marmo bianco in puro stile razionalista e ritrovarsi nell'immensa piazza con i tetti della Chiesa di Santa Maria Novella che si intravedono poco distanti, è come fare un balzo nella storia, dimenticarsi di essere nell'anno tredicesimo del ventunesimo secolo. Credo che nessuna città abbia una stazione ferroviaria così “dentro” il centro cittadino: andando diritti, lungo via Panzani, in pochi minuti si è già in Piazza del Duomo!
Impossibile non essere emotivamente travolti da una città che ha il bello dentro: qui è facile innamorarsi dell’arte, della bellezza, della cultura, dell’architettura, di botteghe storiche e negozi di lusso, di caffetterie che han visto sedere ai tavoli letterati italiani ed europei. E come tra innamorati, non è mai abbastanza il suo abbraccio.
Ogni volta che vado nel capoluogo toscano, ho i miei itinerari fissi, tappe sedimentate negli anni che ripercorro sempre con piacere e ad ogni viaggio aggiungo un nuovo tassello, perché Firenze deve essere assaggiata un po’ alla volta, come un dolce ipercalorico che rischia di diventare indigesto se si esagera con le porzioni.
Il punto di avvio del mio “itinerario del cuore” inizia proprio dalla stazione di Santa Maria Novella (se possibile in genere arrivo di mattina, oramai il treno da Roma impiega poco più di un’ora, nemmeno il tempo per sfogliare il giornale) per poi proseguire su Largo Fratelli Alinari e quindi in Via Nazionale dove è di rito una sosta per un caffè e una pasta (che poi, nel resto d’Italia, verrebbe chiamata brioche) in uno dei bar che si aprono sulla via, prima di arrivare al mercato di San Lorenzo. Ogni volta non riesco a trattenermi dall'entrare nel regno del buon cibo toscano, ogni volta mi affascinano le strutture antiche e l’insieme colorato delle merci esposte, l’allegra confusione dei venditori. E devo scattare foto su foto…Mi soffermo a curiosare nei tanti negozi di Via dell’Ariento, un po’ nascosti dietro le bancarelle dei venditori di pelletteria e souvenir (che devo essere onesta, son meno pacchiani che in tante altre zone): qui le vecchie drogherie, le enoteche, i panifici si mescolano ai bazar e gli odori della concia si sovrappongono al profumo del pane. Nello slargo di Via Canto dei Nelli, la Chiesa di San Lorenzo mostra al mondo la sua austerità per rivelare, solo una volta entrati, il tripudio di arte e di esaltazione della dinastia di Lorenzo de’ Medici che trova nelle Cappelle Medicee il suo punto più alto. Non tombe, non mausolei, ma luminosi monumenti che rendono imperitura la memoria dei signori di Firenze, inventori del Rinascimento italiano.Seguendo Borgo San Lorenzo (e qui non posso fare a meno di soffermarmi a leggere le numerose insegne delle trattorie ed osterie – alcune davvero troppo turistiche! – che offrono i piatti della tradizione fiorentina, dalla bistecca omonima ai fagioli al fiasco, dalla ribollita ai pici all'aglione), in due passi arrivo fino a Piazza del Duomo, dove il Battistero di San Giovanni è sentinella e baluardo della piazza. Se ancora non c’è l’onnipresente fila di turisti in viaggio organizzato, Santa Maria del Fiore, il Duomo, mi spalanca le sue porte per un momento di contemplazione e di sosta emotiva. 
A Firenze le piazze della città si dividono i poteri: se in Piazza del Duomo domina il potere spirituale, con Duomo, Campanile e Battistero, in Piazza della Signoria, con Palazzo Vecchio e la Loggia del Buontalenti, c’è l’apoteosi del potere civile. La tappa successiva del mio itinerario prosegue lungo Via di Calimala (con una sosta dovuta al mercato del Porcellino, che prende il nome dalla piccola statua bronzea che, accarezzata, pare “porti bene”) o lungo Via dei Calzaiuoli: entrambe vie dello shopping, entrambe costeggiate da palazzi antichi, entrambe portano fino a Piazza della Signoria.
Una sosta al bar Rivoire, tempio ottocentesco della cioccolata calda in tazza, una passeggiata nel cortile degli Uffizi (se volete visitarli senza fare code, non dimenticate di prenotare gli ingressi al sito ufficiale del Museo) e improvviso compaiono l’Arno e Ponte Vecchio, su cui mi incammino guardando dal basso la lunga fila dei piccoli oblò rotondi che segnano il percorso del Corridoio Vasariano, la via di fuga realizzata da Cosimo I de’ Medici che collega, lungo un sentiero che corre sopra chiese, ponti e palazzi, Palazzo Vecchio con Palazzo Pitti ed i Giardini di Boboli.
La mole massiccia e inespugnabile di Palazzo Pitti mi affascina: una rocca più che un palazzo, che schiaccia e domina l’omonima piazza: potere e sfarzo in ogni pietra. Qui in Oltrarno il silenzio riprende possesso della città, i turisti non sempre arrivano in queste vie, che pure nascondono tesori da scoprire: la Chiesa di Santo Spirito, Palazzo Guicciardini, la Cappella Brancacci… 
Riprendo il Lungarno e attraverso il fiume al Ponte delle Grazie, per poi proseguire su Via dei Benci fino a trovarmi nel mezzo di piazza Santa Croce: grande, immensa, dominata dall'omonima Chiesa dove il grande crocifisso ligneo di Cimabue, gli affreschi di Giotto, la collezione lapidea, il crocifisso di Donatello meritano una visita calma e senza la fretta di dover riprendere il treno.Visitare Firenze in un solo giorno è improponibile: vanno messi in conto almeno un paio di giorni solo per averne un’idea, un assaggio compiuto, per sbocconcellare i suoi mille sapori. E poi almeno una notte a Firenze bisogna restare, per scoprire la città di sera, quando i turisti hanno ripreso i loro autobus granturismo e le strade sono tornate dominio dei fiorentini. Per fortuna a Firenze gli alloggi non mancano: città turistica e che vive (anche) di turismo, ha fatto dell’ospitalità la sua missione. Hotel e pensioni, la scelta è ampia e varia. Ma se vi è possibile, provate a soggiornare in uno dei numerosi Bed&Breakfast (seguendo questo link qui trovate alcune proposte): ce ne sono di spartani e di confortevoli, adatti alle famiglie ed alle coppie in viaggio romantico. Tutti hanno quel “quid” in più che li rende unici. E spesso, costano assai meno di altre soluzioni.

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