Alla scoperta di riti arborei

Creato il 14 giugno 2010 da Giuseppe Melillo @giuseppemelillo
Culti arborei in Basilicata

I Riti Arborei sono una antichissima tradizione che si è mantenuta più o meno intatta in molte località del Sud e
particolarmente in Basilicata. Oltre al "Maggio" di Oliveto Lucano, si possono annoverare Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Rotonda, Terranova di Pollino, Viggianello, Pedali di Viggianello. In Calabria nella sola area del Pollino ricordiamo: Laino Borgo, Laino Castello e Alessandria del Carretto. Il fenomeno è però esteso anche verso Nord nel Lazio e nell'Umbria. Secondo alcuni studiosi la stessa Corsa dei Ceri di Gubbio era ancestralmente un rito arboreo.
I tratti comuni evidenti sono il taglio di un grosso albero, che nella piazza viene "maritato" con un "cima" generalmente sempreverde (abete, agrifoglio, pino) a seconda della disponibilità nel territorio. Generalmente le feste cadono in prossimità della primavera, ma con alcune eccezioni derivanti dalla "cristianizzazione" del rito che si vuole in concomitanza con il Protettore o il Patrono del Paese. Quasi ovunque, anche se con diverse tecniche, i tronchi vengono trascinati da Buoi, laddove si è intelligentemente vietato l'uso di mezzi meccanici. Ma esistono anche casi come ad Alessandria del Carretto
dove i tronco viene portato a mano. Il rito termina generalmente con la scalata dell'albero dove sono stati appesi premi di varia natura. In alcuni paesi partecipa anche una squadra di "fucilieri" all'abbattimento dei premi appesi sulla cima, come Oliveto Lucano.
I riti arborei rappresentano un notevole patrimonio culturale della nostra Regione che bisogna valorizzare e tutelare senza essere tentati di trasformarli in fenomeno da baraccone turistico di massa.
Vediamo più da vicino alcuni riti.
Accettura.
Da tempo immemorabile, la sagra del Maggio"dedicata al patrono San Giuliano, è celebrata ad Accettura in occasione della Pentecoste, essendo però inglobata in un arco temporale ben più ampio.
La scelta del "Maggio" e della "Cima", infatti, avviene rispettivamente la prima e la seconda domenica dopo Pasqua, mentre il taglio del "Maggio" avviene il giorno dell'Ascensione.
La festa di Accettura si presenta nulla più complessa dell'unione tra due piante, una di alto fusto, simbolicamente di sesso maschile, e l'altra di agrifoglio, altrettanto simbolicamente di sesso femminile abbattute la prima nel bosco di Montepiano e trasportata in paese con l'ausilio di oltre 50 coppie di buoi di razza podolica, allevati dai contadini accetturesi esclusivamente per la festa, la seconda nella foresta di Gallipoli Cognato trasportata a spalle per 15
chilometri da ragazzi, l'uno e l'altro corteo accompagnati da cortei processionali con la ritmica di suoni e canti.
Durante la sosta dei rispettivi cortei gli accetturesi tirano fuori da capienti sacche tutto il meglio della tradizione culinaria del posto, da salsicce a sopressate a fumanti ricotte, caciocavalli e tanto ma tanto buon vino. Fino all'arrivo in paese nel tardo pomeriggio, quando i due cortei festosi si incontrano e inizia la vera festa di popolo con il compimento del matrimonio.
Nei giorni successivi seguono le operazioni culminanti dell'innesto, dell'erezione e della scalata del "Maggio", secondo uno schema classico che contraddistingue la festa dalle altre feste degli altri paesi.
Castelmezzano.
Una delle tradizioni più belle di Castelmezzano, durante la festa di Sant'Antonio, è il "MAGGIO". La Domenica prima del 13 Settembre c'è il taglio dell'Albero della Cuccagna.
Ci si riunisce nel bosco per scegliere la pianta destinata alla festa e con una grande sega si taglia come facevano i boscaioli una volta. Poi si sceglie la cima da mettere sull'albero e nel bosco si attrezza una grande tavolata con prodotti tipici di Castelmezzano e si festeggia fino a sera con canti e balli. Il 12 Settembre si traina con i buoi il "Maggio" al Paese durante il percorso, accompagnati dalla banda musicale e dai cittadini, si allestiscono dei tavoli con prodotti tipici di Castelmezzano.Nel pomeriggio durante la processione al quartiere Santa Croce si innalza l'Albero della Cuccagna. La mattina del 13 Settembre, dopo la SS Messa si svolge la Processione per le vie del Paese.Nel pomeriggio si tenta la scalata del "Maggio" chi riesce a salire fino alla cima si porta a casa tutti i premi che sono stati offerti durante la festa. La sera tutti in piazza a far festa con complessi musicali e fuochi pirotecnici.
Pietrapertosa.
Nella notte di Giugno, al chiaro di luna, i buoi e i massari si portano nel bosco dove giace, disteso, quello che fu un cerro, illuminato dai tenui bagliori dei fuochi.
Alle prime luci dell'alba la cima di agrifoglio e il tronco si avviano, festosi, nella lunga marcia.
Il sole splende molto in alto e sulle cime ventose delle Piccole Dolomiti Lucane il pero selvatico raccoglie intorno a sè uomini affaticati che si ristorano con pane, vino e salsiccia.
Timidamente i buoi osservano musicanti, ragazzi e turisti che li accompagnano nella piccola marcia.
Il corteo man mano si ingrossa, i colpi scuri, le voci, i suoni, i muggiti si fondono in un'unica sinfonia sulla ... VIA DEL MAGGIO.
La cima e il tronco arrivano, in trionfo, alle porte di Pietrapertosa. Centinaia di mani, decine di zampe, insieme, si
sforzano per posizionare il tronco, mentre il sole, al tramonto, si schiaccia sui monti.
Il tronco riposa nella notte mentre si scava la buca; la cima aspetta il mattino per congiungersi ad esso nel giorno dedicato a Sant'Antonio da Padova. Lisciato, inghirlandato, l'albero è pronto; mani forti afferrano poderosi funi che si tendono ... pochi minuti e l'albero punta dritto verso il sole; il rito è compiuto.
Il Maggio è lì, ponte ideale tra la storia e la cronaca, tra la natura e l'uomo. [testo tratto dal cartello esposto in
Pietrapertosa]
Viggianello.
I riti arborei di Viggianello rappresentano un unicum nel ventaglio delle tradizioni del Mezzogiorno d'Italia. Nei boschi, ogni anno - per ben tre volte - vengono abbattuti gli alberi di faggio, 'Pitu’ e ‘Cuccagna’, destinati al
trasporto con i buoi in paese. Un terzo albero viene abbattuto, la 'Rocca', un abete, che andrà a unirsi alla 'Cuccagna' o alla 'Pitu', a esprimere la fusione della forza virile e della fecondità femminile e a simboleggiare la fecondità della terra.
Prima del trasporto, gli animali ('paricchi') e i bovari ('gualani') vengono benedetti sul sagrato della chiesa, in ossequio alla sacralità dei gesti che si consumano durante l'intero rito, che è di origine pagana.
A Viggianello si può assistere a questo rituale in tre periodi diversi dell'anno: la prima settimana dopo Pasqua, l'ultima domenica d'agosto e la seconda domenica di settembre. [via Comune di Viggianello]
Rotonda. La Sagra dell’Abete di Rotonda è senza alcun dubbio quella che più rispetta i riti e i gesti di una
tradizione atavica che ci rimanda ai mitici riti celtici. Infatti, in Svezia, si soleva portare nei villaggi un enorme pino, quello più bello, che, dopo essere stato ornato, si ergeva in piedi e il popolo vi danzava intorno con grande allegria.
L’albero restava nel villaggio l’intero anno per essere poi, sostituito con uno fresco l’anno successivo.
 Il rituale rispecchia appieno ciò che accade a Rotonda. Trovate le origini, è facile intuire come a Rotonda il matrimonio arboreo venne introdotto durante il dominio normanno (Federico II di Svevia costruiva ( modificava la struttura preesistente n.d.r.) la sua ultima dimora in terra di Lucania, il castello di Lagopesole, nel 1241) e, in ogni caso, venne dedicata a S. Antonio non prima di 800 anni or sono, quando i riti pagani con elementi orgiastici vennero “purgati” dalla Chiesa, che per renderli più accettabili, sovente li sposò a questo o a quel Santo. In una atmosfera di incanto, di intensi profumi e variopinti colori, si rinnova, così, l’appassionante ed inimitabile “Sagra dell’Abete”, in onore di S. Antonio da Padova che, tra storia e leggenda, si narra passò per Rotonda nel XIII sec., fece sosta nei boschi del Pollino, trascorrendo una notte sotto un abete in località Marolo. Anni dopo, nello stesso punto, un bovaro inciampando precipitò in un burrone, invocò disperatamente il nome del Santo che gli apparve in tutto il suo splendore, salvandolo. Il miracolato raccontò l’accaduto a valle ed annualmente si recò con i suoi per abbattere un abete ed offrirlo in onore del Santo protettore. Da allora, niente è cambiato, la Sagra ha mantenuto intatto il suo fascino, le sue usanze proponendo sempre
gli stessi riti.
fonte:maggiolivetese

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