candidato da opporre a Renzi fosse stata la sintesi di entrambi. La Sinistra PD dà l’impressione di navigare a vista. Priva di un progetto e di una cultura politica di riferimento salvo un richiamo generico alla parola” riformismo”. Le ragioni per una scissione del PD c’erano già tutte all’indomani della pugnalata data a Enrico Letta in quell’ashtag "#enricostaisereno". Da subito Renzi ha lasciato intendere che con l’elezione a Segretario lui diventava il padrone per cui chi ci stava ci stava chi no poteva anche andarsene. Purtroppo i gruppi dirigenti della Sinistra PD invece di reagire e marcare da subito le differenze hanno preferito accettare di essere umiliati, succubi dell’idea de “la ditta”. Chi ha reagito lo ha fatto solo quando è stato ridicolizzato sul piano personale. Lo ha fatto Fassina quando Renzi disse “Fassina chi?” in senso dispregiativo; lo ha fatto Cuperlo quando, sbeffeggiato, diede le dimissioni da Presidente dell’Assemblea nazionale del PD, lo hanno fatto in maniera molto tiepida i componenti della commissione riforme istituzionali sostituiti motu proprio dal Segretario/Presidente del Consiglio, uscendo dalla Camera in occasione del voto per l’”Italicum”. Gli elementi di rottura sono tanti: jobs act, politiche economiche fallimentari, attacco sistematico al Parlamento, controriforma della scuola, la pagliacciata dell’abrogazione delle Province ed altro ancora. Invece su quale passaggio si consuma lo strappo? sulla riforma del sistema elettorale. Sia chiaro condivido la battaglia politica ma oggettivamente è l’argomento meno forte sul quale consumare lo strappo e la fuoriuscita dal PD da parte di Civati. Il problema della Sinistra PD non si risolve con l’atto di Civati, è la sua intera classe dirigente che non è in grado di interpretare le istanze che vengono dalla Società. L’impressione è che si è in presenza del solito tatticismo per cui si parte già sconfitti. Ci si è crogiolati in quel 40,8% delle Elezioni Europee, quando andavano dette molte cose e c’erano già allora motivi di distinzione e di opposizione alla logica bonapartista di Renzi. C’era da evidenziare, ad esempio, il mutamento antropologico dell’elettorato PD: milioni di elettori passati all’astensione, per cui quel risultato rappresentava effettivamente solo un italiano su quattro. Le prese di posizione dei Fassina, Cuperlo, Civati ecc. hanno dato l’impressione di essere più motivate da reazioni a offese personali che da ragionamenti politici. Gli unici che per la verità hanno provato ad articolare un ragionamento politico sono stati: Mucchetti e Mineo ma a quanto pare oggi entrambi sono scomparsi nel mare magnum di un Parlamento ridotto a zerbino. Bisogna solo capire se la loro sia una vera e propria scomparsa politica o un oscuramento mediatico imposto dal “caudillo maleducato”, per usare le parole di De Bortoli. In conclusione la Sinistra PD dovrebbe riflettere seriamente partendo dal voto delle europee per continuare con le elezioni amministrative fino al significato del recente voto nel Regno Unito. Risultato elettorale quest’ultimo che non dà ragione a Renzi, i laburisti non hanno perso perché non hanno seguito la terza via di Blaire , ma perche non hanno detto cose sufficientemente di sinistra. La sconfitta del Partito Labourista guidato da Ed Milliband dimostra che non è stata sufficiente una mano di vernice rosa a rendere di sinistra la sua conduzione del Labour e a renderla credibile a pezzi di elettorato sufficientemente ampi da fargli vincere le elezioni. L’elettorato, tradizionalmente di sinistra ha scelto, dove ha potuto farlo, un partito politico alternativo come dimostra il trionfo del Partito Nazionale Scozzese, partito politico riconducibile alla cultura socialdemocratica che ha come piattaforma politica il recupero dell’identità nazionale in chiave democratica e sociale. In conclusione la Sinistra del PD si dibatte alla ricerca di una propria identità eppure potrebbe far tesoro proprio del voto Britannico, provando a ragionare in modo chiaro e netto sul recupero dei valori della Socialdemocrazia e del richiamo all’identità nazionale, rinegoziando molti degli accordi imposti dall’Eurocrazia, in primis i vincoli di bilancio rivenienti dal Fiscal Compact, in funzione della ricostruzione di uno Stato Sociale e Democratico parte integrante della U.E. ma non succube delle imposizioni tecnocratiche, delle oligarchie finanziarie e degli interessi della Mitteleuropa.
Alla sinistra Pd più che una scissione serve un progetto politico comprensibile.
Creato il 11 maggio 2015 da Freeskippercandidato da opporre a Renzi fosse stata la sintesi di entrambi. La Sinistra PD dà l’impressione di navigare a vista. Priva di un progetto e di una cultura politica di riferimento salvo un richiamo generico alla parola” riformismo”. Le ragioni per una scissione del PD c’erano già tutte all’indomani della pugnalata data a Enrico Letta in quell’ashtag "#enricostaisereno". Da subito Renzi ha lasciato intendere che con l’elezione a Segretario lui diventava il padrone per cui chi ci stava ci stava chi no poteva anche andarsene. Purtroppo i gruppi dirigenti della Sinistra PD invece di reagire e marcare da subito le differenze hanno preferito accettare di essere umiliati, succubi dell’idea de “la ditta”. Chi ha reagito lo ha fatto solo quando è stato ridicolizzato sul piano personale. Lo ha fatto Fassina quando Renzi disse “Fassina chi?” in senso dispregiativo; lo ha fatto Cuperlo quando, sbeffeggiato, diede le dimissioni da Presidente dell’Assemblea nazionale del PD, lo hanno fatto in maniera molto tiepida i componenti della commissione riforme istituzionali sostituiti motu proprio dal Segretario/Presidente del Consiglio, uscendo dalla Camera in occasione del voto per l’”Italicum”. Gli elementi di rottura sono tanti: jobs act, politiche economiche fallimentari, attacco sistematico al Parlamento, controriforma della scuola, la pagliacciata dell’abrogazione delle Province ed altro ancora. Invece su quale passaggio si consuma lo strappo? sulla riforma del sistema elettorale. Sia chiaro condivido la battaglia politica ma oggettivamente è l’argomento meno forte sul quale consumare lo strappo e la fuoriuscita dal PD da parte di Civati. Il problema della Sinistra PD non si risolve con l’atto di Civati, è la sua intera classe dirigente che non è in grado di interpretare le istanze che vengono dalla Società. L’impressione è che si è in presenza del solito tatticismo per cui si parte già sconfitti. Ci si è crogiolati in quel 40,8% delle Elezioni Europee, quando andavano dette molte cose e c’erano già allora motivi di distinzione e di opposizione alla logica bonapartista di Renzi. C’era da evidenziare, ad esempio, il mutamento antropologico dell’elettorato PD: milioni di elettori passati all’astensione, per cui quel risultato rappresentava effettivamente solo un italiano su quattro. Le prese di posizione dei Fassina, Cuperlo, Civati ecc. hanno dato l’impressione di essere più motivate da reazioni a offese personali che da ragionamenti politici. Gli unici che per la verità hanno provato ad articolare un ragionamento politico sono stati: Mucchetti e Mineo ma a quanto pare oggi entrambi sono scomparsi nel mare magnum di un Parlamento ridotto a zerbino. Bisogna solo capire se la loro sia una vera e propria scomparsa politica o un oscuramento mediatico imposto dal “caudillo maleducato”, per usare le parole di De Bortoli. In conclusione la Sinistra PD dovrebbe riflettere seriamente partendo dal voto delle europee per continuare con le elezioni amministrative fino al significato del recente voto nel Regno Unito. Risultato elettorale quest’ultimo che non dà ragione a Renzi, i laburisti non hanno perso perché non hanno seguito la terza via di Blaire , ma perche non hanno detto cose sufficientemente di sinistra. La sconfitta del Partito Labourista guidato da Ed Milliband dimostra che non è stata sufficiente una mano di vernice rosa a rendere di sinistra la sua conduzione del Labour e a renderla credibile a pezzi di elettorato sufficientemente ampi da fargli vincere le elezioni. L’elettorato, tradizionalmente di sinistra ha scelto, dove ha potuto farlo, un partito politico alternativo come dimostra il trionfo del Partito Nazionale Scozzese, partito politico riconducibile alla cultura socialdemocratica che ha come piattaforma politica il recupero dell’identità nazionale in chiave democratica e sociale. In conclusione la Sinistra del PD si dibatte alla ricerca di una propria identità eppure potrebbe far tesoro proprio del voto Britannico, provando a ragionare in modo chiaro e netto sul recupero dei valori della Socialdemocrazia e del richiamo all’identità nazionale, rinegoziando molti degli accordi imposti dall’Eurocrazia, in primis i vincoli di bilancio rivenienti dal Fiscal Compact, in funzione della ricostruzione di uno Stato Sociale e Democratico parte integrante della U.E. ma non succube delle imposizioni tecnocratiche, delle oligarchie finanziarie e degli interessi della Mitteleuropa.
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