Allarme fumo: prima sigaretta a 11 anni. I divieti della Legge Sirchia, però, fanno bene: meno ricoveri ed infarti

Creato il 11 gennaio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

In dieci anni sono diminuiti i fumatori, ma le “bionde” continuano ad attirare soprattutto i giovanissimi, a partire dagli 11-12 anni di età, come ha avvertito ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. E’ il bilancio del ministero in occasione del decennale dall’entrata in vigore della legge Sirchia che ha sancito lo stop al fumo nei luoghi pubblici. Tra gli effetti positivi anche la diminuzione di infarti e ricoveri.

(nonsprecare.it)

Allarme: “Dagli 11-12 sempre più giovani attratti dalle sigarette”. A fronte del costante avvicinamento dei giovanissimi, dai 11 agli 12 anni, si registra una diminuzione del 18% della prevalenza dei fumatori (dal 23,8% del 2003 al 19,5% del 2014 secondo i dati Istat), riduzione dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno e diminuzione del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco: sono infatti questi i dati, incoraggianti in ambito sanitario, diffusi dal ministero. I risultati positivi ottenuti dall’entrata in vigore della Legge 3/2003, sottolinea il dicastero, “sono stati resi possibili anche per l’ottima accettazione della legge da parte degli italiani (il 95% la ritiene utile e il 90% pensa che sia rispettata) e per l’azione di supporto alla sua applicazione e di monitoraggio svolta dal Ministero e dal Corpo dei Carabinieri per la Salute”. Ad oggi i Nas hanno compiuto oltre 35.800 controlli in tutta Italia, presso diverse tipologie di locali, e solo il 5,8% di tali ispezioni ha portato a contestare un’infrazione; di queste solo il 2% sono state relative a presenza di persone che fumavano dove non consentito, mentre il 3,8% ha riguardato la mancata o non corretta apposizione dei cartelli di divieto.

Nel 2013, l’Italia è al quindicesimo posto nella lotta al tabagismo: perso otto posizioni dal 2007. Tuttavia molti Paesi hanno fatto più e meglio del nostro e nella classifica dei paesi più impegnati nella lotta al tabagismo siamo scesi dall’ottavo posto nel 2007 al quindicesimo nel 2013. L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ambito del Piano d’azione globale per la prevenzione della Malattie croniche, ha fissato l’obiettivo della riduzione di un ulteriore 30% della prevalenza dei fumatori entro il 2025: per raggiungerlo l’Italia dovrà impegnarsi di più, sottolinea il Ministero, spiegando che “è stata ampliata la tutela dei giovani attraverso la legge che ha vietato il fumo anche negli spazi esterni degli istituti scolastici e l’innalzamento ai minori di 18 anni del divieto di vendita dei prodotti del tabacco, ma c’è bisogno di una maggiore consapevolezza dei danni del fumo e di un’azione più incisiva e coordinata da parte di tutti gli attori coinvolti, come, ad esempio, il Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Economia”. Seguendo le indicazioni della Convenzione OMS per il Controllo del Tabacco (approvata nel 2005 e diventata legge in Italia nel 2008), potrebbe, ad esempio, essere perseguito un aumento costante dei prezzi delle sigarette ed essere consentita la destinazione diretta di una piccola parte delle tasse sul tabacco ad azioni di prevenzione.

Le parole del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Le statistiche dicono che c’è stato un incremento importante tra i fumatori giovanissimi, in età 11-12 anni, e questo vuol dire che si è abbassato il livello di guardia e di consapevolezza anche di una stigmatizzazione del fumo”, ha spiegato Lorenzin, secondo cui dopo la legge Sirchia c’è stato un periodo in cui fumare tra i giovanissimi non era più di moda, mentre adesso la situazione sembra in parte essere cambiata e per questo è necessario investire in campagne di prevenzione e sensibilizzazione, nelle scuole e non solo. C’è stata una fase dopo la legge Sirchia in cui “fumare non era più di moda tra i giovanissimi, non lo si vedeva fare neppure nel mondo dello spettacolo, nel cinema o nella televisione, ma oggi tutto ciò sembra superato – ha spiegato infatti il ministro -  bisogna capire che questi sono campanelli d’allarme, a cui mettere rimedio con una grande sensibilizzazione perchè non ci può essere indifferenza quando si tratta dei minori”.

I dati e le cause dell’avvicinamento dei giovani al fumo. L’effetto emulazione, la voglia di stare al passo con i più grandi sono i fattori principali che sembrano avvicinare i ragazzi al fumo: recenti dati del rapporto “Bes 2014″ dell’Istat hanno in effetti evidenziato che gli adulti e i ventenni, che in qualche modo sono un riferimento per i giovanissimi, non sembrano dare il “buon esempio” se è vero che tra gli uomini, nel 2013, la percentuale più elevata di fumatori si osserva tra i 25 e i 34 anni (36,2%) e tra i 20 e i 24 anni (34%), mentre tra le donne si registra tra i 45-54 anni (22,1%). Preoccupano, anche se apparentemente non altissime, anche le percentuali di fumatori tra i ragazzi di 14-19 anni (14,5% per i maschi e 8% per le femmine), perchè anche in questo caso l’effetto emulazione potrebbe fare da traino anche per chi ha appena qualche anno in meno. (ANSA)


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