Tutti giocano a fare i potenti. Tutti vogliono “essere”potenti”. Ma nessuno, generalmente, possiede più che una vaga e nebulosa idea, su ciò che questo veramente significhi…
Essere “famosi”, avere “successo”….parole talismaniche, oppurtunamente trattate per le masse, dagli ingegneri e gli architetti oscuri del pensiero, per tappare un buco in fondo al cuore dell’individuo. Quel buco, quella carenza di ego, che non gli permette mai di sentirsi ancorato a terra, centrato. A ben riflettere, cosa significa, veramente, essere potenti? In realtà, non c’è niente di male a sentirsi tali. Ma come in ogni campo, è il “come”, a fare puntualmente la differenza…
Lo specchietto per allodole del “potere”, non indica infatti in alcun modo la maturazione di un sano rapporto mentale, spirituale, emozionale e fisico, con se stessi. Non ci viene insegnato che il primo potere, è quella sensazione meravigliosa che proviamo allorché ci sentiamo i padroni delle nostre, solo delle nostre, preziose esistenze.
Il miraggio indistinto di un “potere” che invece si esercita sugli altri, malgrado gli altri, a discapito di altri, poggiando sulle loro spalle per sentirci a loro superiori, il feticcio che sostituisce nell’educazione ricevuta la ricerca individuale del divino Sé, è quello che oggi, a reti e case editrici unificate, offre il mercato…
Che gli studi di una persona lo conducano lungo sentieri razionali, logici, mistici, magici o di qualsiasi altro tipo, fatto sta che è da “dentro”, dal conoscere, ricordare o scoprire una ricchezza che è nelle profondità dell’individuo, e non nello sguardo di consenso o di ammirazione o di paura di qualcun altro…la vera fonte del potere di una persona…
E neppure certo il sovrano del proprio regno interiore, il “Divino” nel proprio cerchio, sogna nei sui vagheggiamenti, il “tiepido” di spirito. Nella sua mente ottenebrata e confusa, perennemente, dai pensieri, i giudizi e le passioni di altri, una mente il cui cervello si illumina sempre degli stessi, ripetitivi e stagnanti, percorsi neuronici preconfezionati, è un organo dell’anima dal quale è stato bandita ogni sana spinta evoluzionistica individuale. Egli, il mediocre orgoglioso della propria avversione per la vita vera, scimmiotta le movenze e i sorrisi di burattini politici e personaggi famosi del momento. Imita. Imita come può. Povero Platone, quanto giusto aveva visto in questo senso!
Vuole diventare un vip, oppure una qualsiasi altra fuga dall’angoscia di essere separato, scisso individuo, il burattino. E non un “se stesso” al massimo delle proprie capacità di espansione. E per la pace dei più funambolici acrobati del pensiero collettivista, la ragione principale di questo degenero….è semplicemente che questa è per loro la strada più facile da percorrere.
Viviamo in un’epoca strana. Strana, e che sta trapassando impercettibilmente, giorno dopo giorno,in un’altra più evoluta. E’ in atto una sorta di “upgrade”, tra l’Universo e la psiche umana, a livello tanto individuale quanto colletivo. Tra Macrocosmo e microcosmo….concetti, se così li si può chiamare, che l’idiota materialismo che ci compenetra e condiziona da millenni, non ci permette, astutamente, di decodificare minimamente…
Il punto è che troppa, troppa gente è interessata unicamente a ricevere plauso e ammirazione e ricchezza, indipendentemente e totalmente a prescindere, anzi spesso in contrapposizione, rispetto al proprio contributo espressivo ed artistico all’Umanità.
Vi pare che i più siano costantemente avvinti, interiormente, dall’angoscia per il non sapere tradurre in realtà e “carne”, quello che si agita sui fondali della loro anima? Ma non fatemi ridere, per favore!!!!:-) Uno status non significa niente, preso di per sé. Ma per il mediocre, invece, sì. Chi raggiunge una posizione elevata per proprio merito, in qualsiasi campo giochi la sua partita, si merita certo tutto il riconoscimento, l’ammirazione, e la ricchezza, certo anche materiale, economica, per la sua impresa. Ma i personaggi che abbondano in questa società di fumo e maschere, non cercano affatto un incentivo o il tributo e riconoscimento legittimo, per un lavoro ben fatto. Piuttosto, scimmiottano, perfettamente ignoranti e tronfi della propria “attitudine avversa al pensiero”, l’ideale più squallido e conformista di un potere, di un successo, non meritati e assolutamente di facciata, inconsistenti. Mi viene in mente Ayn Ran,d che contrapponeva l’uomo “creativo”, produttivo, individualista e “vero”, all’onnipervasivo “parassita”. Ecco, credo potrebbero appellarsi come “parassiti” tutte quelle forme di vita a due gambe, che pullulano nella nostra società, alle spalle e ai danni di ogni creativo ancora rimasto in circolazione; personaggi, più che persone, che inseguono una posizione, uno status, una vetta, fregandosene “alla grande” di portare un contributo a questo mondo, ovvero di portare ad espressione la propria anima.
Potere, in senso sano e pienamente umano, è qualcosa che non oso provare a definire in un singolo post. Troppo vasto l’universo dei meravigliosi significati. Ma certamente, intanto, si tratta di qualcosa che ha a che fare con il potere dell’individuo SULLA e PER LA sua stessa vita. Nessuno può essere felice della propria vita, se non può esprimere la sua propria volontà diventandone l’architetto. Non così funziona per il mediocre, che non avendo nulla da esprimere, scimmiotta, imita; ma nulla crea. Nulla produce. Di sicuro è portato ad ammirare il potere, l’uomo scimmia. Ma che tipo di potere?
Il potere parassitario che si esercita sugli altri e malgrado gli altri. L’idea, trasformata “ai piani alti” abilmente in ideologia, di poter raggiungere stabilità e felicità, semplicemente guardare gli altri dall’alto in basso.
Ma questo è l’ideale adatto a chi si sente impotente; non certamente qualcosa che possa affascinare chi è in cerca di vero ( interiore e proprio ) potere. Mi spiego meglio. Solo un narcisista, uno psicopatico, uno dei tanti insetti malati di complessi di superiorità, metterebbe la sua vita in mano al sogno di essere servito e riverito. PUNTO. Solo chi si sente mortalmente impotente, il sadomasochista che “schiaccia i gatti quando è al volante di un automobile, per mandarli a far compagnia alla sua anima dimenticata”, può provare piacere da una cosa tanto priva di virtù, quanto uno status e una posizione ottenuti non per merito o per riconoscimento, bensì “a prescindere da ogni perché” che non sia l’illusione di far compagnia agli dei. L’idea di potere deve essere riveduta e discussa da genuini, veri, autentici esseri umani. L’idea di “potere”, come una sacco di altre idee, delle quali purtoppo la maggior parte delle persone, oggi, non si fa ancora minimamente carico. Chi ha seguito il mio ragionamento fino a questo punto, avrà compreso alla perfezione che non inneggio affatto al caos nel rapporto dell’uomo con se stesso, gli altri, il mondo. Ma qualcosa deve pur essere decostruito, qualcosa deve pur essere lasciato da parte, e qualcosa deve pur essere bandito, se non vogliamo proseguire verso le medesime derive che hanno portato alla fine di civiltà ben più auto-consapevoli della nostra.Più in generale, bisogna riconoscere che siamo immersi in una cultura di morte, prima di vaneggiare frettolosamente su cosa significhi al parola “esistenza”. E abbiamo un terribile bisogno di destarci, perché questo mondo ha uno spasmodico bisogno di persone dotate di vero potere personale, realmente capaci e primariamente mosse dalla vocazione di esprimere loro stesse, in ogni campo della vita umana. Non è solo una questione di spiritualità. Non si tratta solo di spiritualità, perlomeno, per come generalmente si allude al termine.
Potere non deve tradursi nella folle , decentrata corsa dell’uomo che cerca di “compensare” con gli altri, mentre fugge e stesso. Ma è appunto quello che continua ad accadere di questi tempi. Una concezione parassitaria. Più che una traccia una prova, di quella che è la mentalità dominante oggi tra le sfere alte; tra coloro che patiscono la dipendenza dal premere bottoni, bottoni che condizionano ad ogni istante le condotte e i destini di innumerevoli altri, annaspando nel tentativo di dare un senso, pur psicopatico, alla propria vita. Ma un mondo migliore, necessita di una visione più nobile, creativa e soprattutto indipendente, di ciò che PUO’ ancora significare la parola “potere”. Una visione che da qualche parte, dentro di noi, state pure certi ESISTE.