Certo, Allegria! Perchè è una cosa tutta da ridere d'un fiato! Leggete cosa ne scrive Roberto Ciccarelli sul "Manifesto"
Il Masterplan
Il governo ha impiegato tre mesi, tanti ne sono passati dall’anticipazione del rapporto Svimez sul Mezzogiorno, per arrivare a una bozza di «masterplan» per il Sud. Ieri Palazzo Chigi, supportato dall’intervento del ministro dell’economia Padoan sulla legge di stabilità davanti a senatori e deputati delle commissioni Bilancio, ha messo nero su bianco il «piano» annunciato da Renzi a inizio agosto. Dentro non c’è nulla di nuovo: si tratta della programmazione dei fondi strutturali con 18 mesi di ritardo. «Marketing» ha commentato l’economista barese Gianfranco Viesti su twitter.
Sul sito di Palazzo Chigi c’è un lungo elenco di opere infrastrutturali già previste con l’alta velocità sull’adriatico e sul tirreno (Napoli-Bari o Bari-Taranto), l’ammodernamento del sistema ferroviario in Sicilia; gas e trivellazioni sulla dorsale Sud-Nord, un «piano
della portualità» e un altro sugli aeroporti, la banda larga. L’obiettivo è rendere «operativo» il piano dal 2016, nel frattempo dovrebbero essere completati 15 «patti per il Sud», uno per ciascuna delle 8 Regioni e 7 Città Metropolitane: con Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania e Cagliari. Gli interventi saranno strutturati in quattro parti: aree di industrializzazione, agricoltura, infrastrutture; strumenti come Pon e Por, accordi di programma e altro; poi gli interventi prioritari e poi una nuova «governance» tra Stato e Regioni.
La cifra monstre di 95 miliardi, comunicata ieri con la consueta enfasi da annuncite dal governo, è il totale dei fondi attualmente a disposizione per il Sud: 56,2 miliardi, di cui 32,2 dall’Europa e 24 dall’Italia; ci sono i fondi del cofinanziamento nazionale per 4,3
miliardi, poi quelli del fondo sviluppo e coesione per un totale di 39 miliardi da impiegare entro il 2023. Il senso dell’operazione è quello di tirarsi a lucido, mettersi un buon vestito e aspettare il responso dei giudici dell’austerità a Bruxelles. Il governo Renzi si sta giocando la possibilità di stanziare gli investimenti per il Sud a condizione che le regole sulla capacità di spesa e la clausola sugli investimenti siano cambiate e inserite nella legge di stabilità. La manovra finanziaria prevede di investire 5 miliardi «italiani» per cofinanziare gli investimenti provenienti dai fondi strutturali o quelli che useranno la cosiddetta «leva» del «piano Juncker». La grande speranza dell’esecutivo sta proprio in questo «effetto leva finanziaria»: una volta sbloccati i fondi si potrebbero mobilitare investi menti per oltre 11 miliardi di euro, 7 solo nel Mezzogiorno, nel 2016.
Tra il fare e l’annunciare esiste una lunga strada: quella di sapere come gestire e investire su uno specifico catalogo di opere che per il momento non c’è. Il governo si è impegnato a creare una «cabina di regia», vecchia espressione infausta sostituita dal più astruso concetto di «governance». con le regioni e si avvarrà della cooperazione con l’Agenzia per la coesione territoriale e Invitalia. «Il Masterplan è imbarazzante. E pure offensivo, considerando i disastri di queste ore in Calabria e a Messina - sostiene il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni - Si tratta di fondi Ue già previsti. E poi ci sono i soliti investimenti delle partecipate statali «orientate al mercato», che vuol dire petrolio, trivelle e raffinazione. Nemmeno una parola su università, istruzione, dissesto idrogeologico». Per Guglielmo Loy (Uil) si tratta di dare un’accelerata alla spesa dei fondi europei, ma il piano del governo non basta: « reintrodurre una politica di fiscalità di vantaggio, esoneri contributivi e istituire le «Zone Economiche Speciali» richieste dallo Svimez. «Speciali» si, ma si spera nel rispetto dei diritti dei lavoratori. Se per Filippo Taddei (Pd), il «Masterplan» è la «fase 2 per il Sud» (qualcuno ha forse visto la prima?) per Boccia (Pd) quella del governo «è una proposta iniziale sulla quale lavorare insieme».
Roberto Ciccarelli