Il bianco e il grigio delle pareti vengono spesso interrotti dalle stesse opere, dai colori e dagli oggetti che “fuoriescono” da esse, interagendo con lo spazio circostante. Un flebile suono di aria, provocato da una ventola di aerazione, (elemento di un’opera), ampliato da un microfono, accoglie e accompagna lo spettatore dall’ingresso, durante tutto il percorso, palesandosi solamente a metà percorso.
Ingresso padiglione ZAC. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Tutto quello che si può vedere all’interno di Zac è il frutto di condivisione di un luogo aperto, privo di limiti perimetrali, in cui il confronto/scontro, la dialettica sul presente e sul futuro, sono stati il fulcro di crescita collettiva e di creatività diffusa. Protagonisti di questa esperienza, più di sessanta artisti Siciliani: energia pulsante del territorio, che con tempi, modi e linguaggi individuali, hanno intrecciato le loro presenze in una mostra che rappresenta il loro dialogo con la città. Un confronto necessario che manifesta armonie e conflitti con essa.L’allestimento è curato dal Comitato Scientifico di Zac e da ZisaLab: laboratorio della Facoltà di Architettura, coordinato da Giuseppe Marsala.
Paola Cancemi. Uroboro (2012). Stampe fotografiche. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Partendo da una riflessione sulla città, sull’identità, sui luoghi, le persone e lo spazio, nella serie Urobono, l’artista fotografa delle donne dal viso avvolto dalla propria chioma di capelli, inserite in luoghi in stato di abbandono e/o nelle periferie metropolitane. L’Urobono, è un simbolo che rappresenta la figura del serpente che si morde la coda creando un cerchio. Rappresenta così la continuità ciclica delle cose, la teoria dell’eterno ritorno, la capacità di un essere di concludere la propria fine avviando un nuovo inizio, attraverso la rigenerazione e il cambio di forma. Il lavoro dell’artista nasce dalla riflessione sul concetto di identità e di appartenenza. I luoghi urbani rispecchiano l’identità di chi li abita.Gianluca Paterniti. Palermo, 23 maggio 2012. Stampa fotografica digitale, applicata su alluminio. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
La fotografia è stata scattata in via Notarbartolo il 23 maggio 2012, in occasione delle celebrazioni in onore del Giudice Giovanni Falcone, nel ventesimo anniversario della sua morte.Sergio D’Amore. Termini Imerese, Fabbrica Automobili. (2013). Olio, acrilico e spray su tela. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Presente anche una riflessione dai risvolti socio-culturali sulle dinamiche attuali legate all’economia industriale, produttiva, turistica e di sviluppo del territorio. Il soggetto, il messaggio è in bilico tra la riconoscibilità e l’autonomia astratta delle linee.Fare Ala. (The) Case. 2013. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Lo spazio viene articolato anche tridimensionalmente. Qui il collettivo Fare Ala, nato a Palermo, realizza in fase di laboratorio, uno spazio co-abitato che assume grande centralità. (The) Case diviene un luogo catalizzatore che riassume la forma di rete di relazioni, dove confluiscono i risultati del processo di ricerca, sviluppato durante i mesi di laboratorio. All’interno, l’opera contiene documenti di archivio che hanno supportato tutto il progetto, fino ai video “Muro”, “Scalata” e “Demolizione”, girati dagli stessi artisti all’interno di Zac.Carmelo Nicotra. Comodino. (2013). Legno, mattoni forati, cemento. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Il problema delle architetture incompiute nel territorio Siciliano e dell’abitudine diffusa, soprattutto nei paesi, di lasciare le case con le facciate in cemento vivo, segno di un degrado estetico e strutturale, ostentando, all’interno, lusso nelle rifiniture e nell’arredamento, si fa arte in “Comodino”, invitando lo spettatore a riflettere sulla complessità dei rapporti sociali con l’edilizia e con l’estetica del paesaggio.Desislava Mineva. Zona Fertile. (2013). Terra, semi, acqua, fotografie digitali. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Qualsiasi materiale è indicato per invitare lo spettatore a riflettere. In questo caso l’artista di origine bulgara, ha creato un’istallazione composta da un cumulo di terra di proprietà comunale che tornerà “germogliata” dopo essere stata toccata e coltivata, all’esterno dei giardini dei Cantieri Culturali alla Zisa. Le piante in vaso, verranno seminate. L’obiettivo è il risveglio delle coscienze palermitane, dopo un impoverimento culturale e ambientale.Francesco Costantino. 1986. (2013). Legno, vernici spray. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
Con il legno e i rami recuperati nel giardino dei Cantieri Culturali, sono state realizzate numerose opere. 1986 è una grande “nuvola” sospesa che diventa, metaforicamente, un accumulo di energie: energie collettive ma anche intime e personali. Potenziale energetico in grado di implodere o esplodere.Ignazio Mortellaro. Air Density (2013). Cemento, paracadute, ventola, microfono, casse. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
E’ questa l’opera che genera il suono d’aria che investe lo spettatore fin dall’ingresso dell’ex hangar. L’istallazione composta da un grande piano di cemento, suddiviso in quadrati da una struttura in profilati metallici, secondo la progressione geometrica di Fibonacci, sul quale si adagia un paracadute degli Arditi della Folgore. Il suono dell’aria provocato dalla ventola, registrato e amplificato. Così viene raccontato il confronto/scontro dell’uomo con le leggi della natura, che per essere sperimentate implicano che si accetti anche la possibilità di fallimento.Sara Rizzo. ZAC_SR 6713. Compensato. © 2013 Fiorella Bonifacio. Tutti i diritti riservati.
La storia delle ex- officine Ducrot e in particolar modo le vicende relative all’hangar che ospita ZAC, quando in questo spazio si costruivano cacciabombardieri e idrovolanti per l’Aeronautica Sicula, si legge nell’opera “ZAC_SR 6713”. Sui piccoli aeroplanini accanto a quello più grosso, sono stampati i volti degli operai che hanno lavorato in quel luogo. L’istallazione è accompagnata da una performance.Queste e moltissime altre opere, fanno parte di Azīza: parola dal duplice significato. Ziz: “fiore”, in lingua punica e nome dato alla città di Palermo alla sua fondazione e al-‘Aziza: “la splendida” chiamato così il Palazzo della Zisa (monumento che fronteggia il padiglione ZAC) dagli arabi. “Azīza” o “azzizza” è anche, nel dialetto locale, la parola che indica l’arte di abbellire, di arrangiarsi, di trasformare con creatività le cose, metafora che gli artisti hanno voluto adottare, per meglio comunicare la loro esperienza laboratoriale di questi mesi.
Zac, spazio concepito molti anni fa come sede del Museo d’Arte Contemporanea di Palermo, dallo scorso 16 dicembre si misura con l’idea di Museo non tradizionale, un luogo di ricerca e costantemente in definizione.Aziza rappresenta una prima tappa nella definizione della futura identità di ZAC. Progetto che sposa la candidatura di Palermo a Capitale europea della Cultura 2019. Tutto il lavoro svolto dentro ZAC è dedicato all’artista Andrea Di Marco.
ZAC Zisa Zona Arti Contemporanee – Palermo.www.cantierizisa.it12 luglio -17 novembre 2013.
Fiorella Bonifacio
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