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Allo scrittore non far sapere, quanto ne sa di guide il mio droghiere

Creato il 14 novembre 2010 da Fabry2010

Confesso di non essere fan delle guide, per mera utilità sopporto quelle turistiche, sperando così di non perdermi. Se, invece, la guida tratta il “cosa scrivere” e il “come scriverlo”, rimango perplessa e mi lascio andare ad una risatina sadica. Purtroppo questo post è privo di sonoro, quindi non potrete godervi la mia interpretazione di Vincent Price.

In rete ho trovato un interessante consiglio d’acquisto, già, è una recensione ma vale anche come spot: “Come non scrivere un romanzo” di Howard Mittelmark e Sandra Newman.

Allo scrittore non far sapere, quanto ne sa di guide il mio droghiere

Pare che i due illustri editor spieghino, per filo e per segno, con tanto di esempi pratici, cosa non scrivere in un manoscritto. Vediamo i consigli illuminanti, ancora non ho il libro sul comodino, ma prometto di correre in libreria appena avrò smesso d’atteggiarmi a Vincent Price: uno scrittore dovrebbe aver qualcosa da raccontare. Ops, non mi dire! Questo mi sembra un buon consiglio, talmente buono che, non dico la casalinga di Voghera (quella sbuca fuori dappertutto e preferisco lasciarla riposare), ma almeno il mio droghiere… ecco, sì lui, una persona pragmatica e affidabile, ecco, lui avrebbe potuto dirmelo. Voi agognate un bicchiere d’acqua se non avete sete? No, direi di no, allora non si capisce perché dobbiate perdere tempo a pigiare sulla tastiera se non avete niente da raccontare. Mi sembra così logico, possibile lo si debba rimarcare?

Ovviamente i nostri editor ci diranno cose molto più sensate, spulciamo quindi l’articolo.

Il difetto – etichettato come “Sala d’aspetto” – riguarda quei romanzi in cui ci dobbiamo sorbire la banalissima infanzia del protagonista in attesa di qualcosa che forse succederà (e se succederà sarà drammatica quanto un calzino bucato). Ehm, lo dicevamo, se non hai una storia in mente, vai a fare una passeggiata. Altro da aggiungere? Scrivere non somiglia al pattinaggio artistico, ora sì che ci siamo, però questo non ci spiega perché maghi della parola vuota siano arrivati in libreria. Scusate, gentili editor, mi dite che non posso scrivere per far sapere al mondo che so scrivere, devo avere in testa una trama, che sia pure originale: e quindi certa fuffa letteraria che mi ritrovo sugli scaffali? Tutti quei signori che sproloquiano per cento pagine facendomi sentire un cretino, quelli per cui devo avere un dizionario solo per intuire se sta parlando d’animale, vegetale o minerale… quelli lì, avranno letto la vostra guida? Gliene regalate una copia?

Mariarosa Mancuso scrive nel suo articolo che non va bene se tutti i personaggi parlano con la stessa voce del narratore (“Il ventriloquo”), prima forse nella guida troveremo anche l’indicazione “fate parlare la gente come la gente parla”, che credo sia la regolina fondamentale. Certi romanzi propongono una parlata assai cartacea, se domattina scoprissi che il mio droghiere, sempre quello, becca tutti i congiuntivi, probabilmente chiamerei l’esorcista.

Altra recensione al libro, questa me lo rende persino più antipatico: Tra test per capire il proprio livello di originalità/banalità nella creazione della storia e dei personaggi, e box inseriti nel testo per mettere in evidenza i passaggi salienti del manuale, i due autori, uno scrittore-editor anche critico letterario e una scrittrice tra i nomi di punta della prestigiosa rivista di settore Granta, stabiliscono un rapporto schietto e pulito con il lettore: vuoi diventare un romanziere? attento a quel che fai. E scopri subito quali sono i punti deboli del tuo lavoro, per correggerli immediatamente, se vuoi che un editor possa prendere un giorno in considerazione la tua opera! Ecco, siamo arrivati al punto cruciale, quello che solitamente mi procura l’orticaria, mi succede anche quando mi parlano di scuole di scrittura. Sono fondamentalmente un cavallo pazzo, una perdigiorno che scrive per diletto, una di quelle che con le parole ci gioca, ci si diverte e ci va pure a letto. Se voi, miei gentili editor, mi dite cosa NON devo fare, come minimo inizio a commettere questi errori di proposito. Il motivo? E’ presto detto: se devo comprare una guida che mi spiega quello che, con la logica e a pelle, già sento mio, o voglio farmi del male o voglio regalarvi i miei soldi.

Da sempre innamorata dell’enigmistica, i senza schema mi procurano un piacere quasi fisico, sono invece contraria ai “test per la patente” applicati ai libri. Mi date un punteggio ad ogni personaggio azzeccato? Dieci punti per uno ammazzato in maniera originale e soltanto due per il commissario con problemi in famiglia?

Non voglio sminuire il grande lavoro e gli innumerevoli consigli di questa guida, per carità!, non l’ho nemmeno letta. E’ solo che qualche “scuola di scrittura online” ha, negli anni, attratto la mia attenzione. Nessuno vorrebbe mai solleticare il mio interesse, sia chiaro, perché poi finisce sempre che sparo a zero. Tutti questi consigli e questi test, perdonatemi, a cosa ci portano? Forse a vendere guide.

Stavo per fermarmi qui, ma il cielo ha voluto farmi finire su questo link. Siamo in “Il Libraio” o, se volete, nel sito dedicato al torneo letterario “Io Scrittore”. Non siamo così supponenti da dirvi come o cosa dobbiate scrivere. In queste pagine vi diremo semplicemente ciò che qualsiasi editor di una qualunque casa editrice vi direbbe, se non fosse così impegnato a rifiutare il vostro romanzo da non avere il tempo di mostrarvi quegli errori che ormai riconosce a colpo d’occhio, perché sono quelli che trova e ritrova in tutti i romanzi che cestina.

Siete molto carini e vi ringrazio, ma per questi consigli dovrei sborsare diciotto euro di guida con la velata minaccia che, se non vi rubo tempo a farmi raccontare i sublimi segreti che gelosamente custodite (ma svendete per diciotto euro), avrete intere giornate da dedicare al cestinare qualsiasi mio manoscritto.

Lo so, non sarò mai un bravo scrittore, ma, se volete, con quei diciotto euro vi offro uno spritz. Nell’aperitivo è inclusa la mia risata alla Vincent Price.



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