Si parla di un finanziamento di circa 200-250 milioni di euro per limitare i danni dell’alluvione in Sardegna. In realtà per rimettere a posto i danni del ciclone che ha investito l’isola ci vorrebbe probabilmente almeno un miliardo di euro. Anzi: per mettere veramente in sicurezza la nostra regione bisognerebbe radere al suolo interi agglomerati urbani che nel corso degli anni sono stati irresponsabilmente costruiti in zone ad altissimo rischio idrogeologico. Poi si dovrebbero rimpiantare tutte le foreste sarde che sono state distrutte nei secoli. Eppoi magari si dovrebbero riprendere a coltivare ettari ed ettari di terreni agricoli che, vuoi per la cementificazione selvaggia, vuoi perché tanti contadini hanno preferito smettere di lavorare per vivere di assistenzialismo, sono ormai diventati impermeabili all’acqua. Solo in quel caso si potrebbero limitare i danni di questi terrificanti eventi atmosferici ai quali pare ci dovremo prima o poi abituare. Ma tant’è. Adesso bisogna rimboccarsi le maniche, smettere di piangere e fare polemiche. I nostri amministratori avranno per le mani un bel po’ di denaro da utilizzare per ricostruire ponti, strade, sottoservizi distrutti dall’alluvione in Sardegna. Per cercare di rianimare commercianti, contadini e allevatori che hanno perso tutto, per risarcire le persone cui l’acqua ha distrutto la casa e portato via ogni avere.
Un commissario per l’alluvione in Sardegna
Il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha già annunciato che chiederà al Governo la nomina di un commissario straordinario che possa agire liberamente, perché – ha detto – le risorse per l’alluvione in Sardegna dovranno essere spese in fretta e bene. Un ragionamento che non fa una grinza. Ma perché per fare le cose presto e bene in Italia l’alternativa è solo quella di nominare un commissario straordinario che possa agire al di sopra delle regole? Non sarebbe opportuno velocizzare i percorsi ordinari facendo fare un carico di lavoro maggiore (quello sì straordinario) alla burocrazia? Non sarebbe opportuno che anche i burocrati si rendessero conto della gravità della situazione e invece di tenere le pratiche per mesi buttate in una scrivania in attesa di una firma, facessero in fretta e bene anche il loro lavoro?