Almanacco del giorno dopo

Da Kisciotte @Kisciotte_Dixit
È davvero inquietante materia di studio come le persone facciano a volte strane associazioni acustico-destabilizzanti. Il pensiero va a un episodio di più di vent’anni fa: quarta liceo se non erro, gita di classe ad Amsterdam, Museo Van Gogh. Quell’anno avevo in classe Antonio, scampanato soggetto sempre vestito di nero, impermeabile in pelle da dannato stileIl Corvo, capelloni lunghi e bisunti, appassionato di heavy metal e dintorni, suonatore di basso elettrico. Girava sempre con l’inseparabile walkman sport giallo, auricolari ficcati nelle orecchie (un poco stile “autista dello scuolabus dei Simpson”), solfeggiando gli assoli che ascoltava in una permanente e deterrente barriera acustica d’alienazione dai compresenti. Mi piaceva il soggetto, sono attratto dalla stramberie randagie.
Beh, quel giorno, al museo, io me ne giro per le stanze, accuratamente distante dalla comitiva di classe, ad ascoltarmi in pace le pennellate di Vincent. A un certo punto vedo Antonio e lo walkman totalmente assorti davanti a un’opera del maestro. Mi appropinquo. Antonio si gira, e con sorriso ammiccante mi fa: “Per far sentire uno totalmente idiota, niente è più efficace che avvicinarsi furtivamente al letto mentre dorme e svegliarlo canticchiandogli la sigla dell’Almanacco del giorno dopoMe la improvvisò anche, con timbro raccapricciante; ci teneva a farmi capire l’effetto della cosa.
Fu uno walkman di passaggio, Antonio. Arrivato in classe a inizio anno proveniente da non so dove, a fine stagione lo scrutinio sganciò dalla locomotiva il suo vagone metallico. Però mi ha lasciato quella frase, pronunciata dentro il Museo Van Gogh, davanti a un'opera di Van Gogh. Deve avermi messo a parte di un segreto cosmico. Mi sono entrate e uscite dalla testa intere annate di materie di studio, ma quel concetto m’è rimasta a ronzare dentro. Sono certo che a modo suo racchiude tanta saggezza criptata e non so se mi basterà una vita per indagarla.
Solo ora mi sono deciso a mettervi a parte di questa chiave mistico-musicale, dopo che recentemente, in vista di una pizzata di gruppo, un amico mi ha esternato l’ipotesi di terrificare qualcuno cantando la canzone dei puffi. Su certe questioni, a me bastano due indizi a fare una certezza magica.
Un primo livello interpretativo che ho ricavato dalla rivelazione di Antonio, è che ogni giorno è la vigilia di un altro giorno come gli altri. Noi carichiamo l’indomani di aspettative che occorrono solo a rimandare le nostre certezze, a procrastinare le nostre insicurezze. Alla sera di ogni giorno prima, costruiamo immacolati castelli di neve. Poi, puntualmente, arriva l’alba del giorno dopo.E sotto il sole inizia un giorno come tutti gli altri giorni, poiché noi siamo quelli di ogni altro giorno, con buona pace di profezie Maya, stelle comete e buoni propositi.
Così, risvegliati di soprassalto alla realtà, nudi dei nostri inganni, spogliati dalle nostre menzogne, col ventre gonfio d'autocompiacimento, ci sentiamo immancabilmente idioti. Finché un giorno, semplicemente, non ci svegliamo più.

ED È FINITA LA COMEDIA

K.

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