Si sono consumati i primi consigli di classe. La ‘povna li ha affrontati nel pieno di una settimana (anzi: due, perché la prossima non si annuncia meglio) fitta di impegni di vario genere: dalla sua propria festa di compleanno al tradizionale pranzo autunnale con le bimbe, dagli aggiornamenti legali legati a via dei Matti alla fine della stesura del saggio per l’altro mondo, dal lavoro per il POF a quello per la Comunità del Libro. Per fortuna (la ‘povna non è Ottusa), la maggioranza delle riunioni era di giorno ‘libero’, e con parecchi buchi in mezzo: e questo le ha permesso (cosa che a lei piace tanto) di prenderla con relativa calma, respirare e riflettere per capire cosa fare.
Ed è con le migliori intenzioni che, mercoledì scorso, si è dunque preparata a parlare dei Merry Men e delle Giovani Marmotte, pronta a scambiare vedute e opinioni. Il risultato delle riunioni, però, l’ha mandata a casa parecchio depressa. Per quanto riguarda i Marmottini (di cui lei è coordinatrice) era tutto sommato prevedibile: il passaggio alla tecnologia è complicato e irto di ostacoli (oggettivi e soggettivi, come sempre). La ‘povna era preparata a dover spronare, giuggiolare, ma anche un po’ svegliare, all’occorrenza, i colleghi del consiglio di classe, ed è quello che ha fatto. Essenzialmente, per far capire loro che “studiare con l’I-Pad” non significa usare uno strumento ogni tanto, quando a loro sembra che sia utile, e lamentarsi del fatto che “i ragazzi son sempre dietro al tablet per il resto del tempo”; significa invece cambiare, e radicalmente, ogni tradizionale e italiota concetto di didattica (la lezione frontale, la verifica mnemonica al termine dell’unità o del percorso) per allinearsi con qualcosa di più sostanzioso di “bit” e html ai concetti pedagogici della vecchia Europa. C’è riuscita, spera, almeno un poco: alzando la voce quando le pareva inevitabile (per esempio quando il Consiglio le ha chiesto conto della sporcizia di aula e banchi come se lei ne fosse la diretta responsabile: “Ho iniziato a leccarli, per pulirli, ma a metà mi si è seccata la lingua” – ha risposto tranchante e senza nemmeno alzare gli occhi); puntualizzando all’occorrenza (“Nel ripetere ai miei colleghi la mia disponibilità, preciso che io non sono tenuta, per contratto, a preparare le dispense, gli aiuti, i tutorials didattici – e proprio per questo, se lo faccio, sarebbe opportuno quanto meno leggere, anche se non si viene al corso, quello che viene loro spedito direttamente a casa”); ma soprattutto (spera), cercando di dare alcune dritte, e di trasmettere quell’entusiasmo che a lei scorre nelle vene insieme al sangue, ma che (come il coraggio manzoniano), purtroppo, se non ce l’hai, nessuno te lo può dare.
Tutto sommato, però, se lo aspettava. Il cambiamento, per molti colleghi, è tosto; e la ‘povna è abbastanza sicura che, se le magagne tecnologiche andranno progressivamente a posto, con l’aiuto dei più motivati (la fedele amicizia di Mafalda, la competenza di Mr.Higgs, o la prontezza del nuovo arrivato Barbalbero), tutti insieme ce la potranno fare.
E’ però coi Merry Men che i nodi più indigeribili sono venuti al pettine. Nodi che (in parte) coinvolgono la classe; ma che diventano davvero complicati se tradotti nel campo dei colleghi.
In generale, con l’inizio dell’anno, è stato chiaro a tutti (persino alla ‘povna, a Patty Albione e a Mickey Mouse, che sono loro fan da sempre) che il grado di scapigliatura della classe troppe volte tracimava in situazioni poco consone. Complici una serie di ragioni serie e toste, il gruppo in quanto tale ha bisogno di ridefinire spazi e sguardi. Ovviamente non è semplice: perché, nonostante l’eterna litania dei piùcheretti (“oramai sono in quarta, sono adulti”), l’adolescenza non perdona, e rende intransigenti e nudi, sempre, anche e a maggior ragione quando ti trovi di fronte ai primi muri. Resta il fatto che così non va, e l’hanno detto tutti. “E fin qui niente di male” – pensa la ‘povna – “siam qui apposta”. I problemi arrivano però dai toni e modi che sono stati usati per la classe. A cominciare da Ottusa, che li conosce dall’anno scorso e che Esagono (nonostante le perplessità assai nette espresse in camera caritatis dalla ‘povna) ha confermato, per mancanza di idee migliori, nel ruolo di coordinatore. Che una persona ‘corta’ (di ingegno, di prospettive, di visione a tutto tondo) possa comprendere situazioni fuori dall’ordinario prevedibile, è chiedere troppo; figuriamoci nel caso (molto, molto meno scontato) degli Uomini del Bosco. L’esordio del consiglio di classe vede l’inanellarsi di voci dure, impermeabili, inutili; invece della presentazione della classe ai nuovi (che pure sono molti), tutti sono costretti ad ascoltare lo sfogo, malmostoso e rigido del (presunto) coordinatore. In questi casi, qualcuno che segue a ruota c’è sempre: Voglio-la-Mamma si aggancia a quello che ha detto Ottusa, e tira giù una sequela di banalità vuote, a sua volta. La ‘povna tace, per il momento (poiché aveva previsto molto di quello che le va in onda sotto gli occhi, si è preparata, a fondo, discorso e intervento – ed entrambi presuppongono che lei sia tra gli ultimi a parlare). Per fortuna, però, in quel gruppo ci sono anche persone in gamba. Sono improntati alla delusione, sì, ma costruttiva, gli interventi dell’Ingegnera Tosta e di Esagono. E a chiudere la fila, molto aperto (così come prevedibile), quello di Patty Albione.
La ‘povna si aggancia a lei (che ha concluso spiegando che “la lezione frontale è una pratica che io non uso quasi mai, mi sembra vecchia, e con loro ancora meno, mi pare ovvio”), per il suo intervento. Dal quale traspare peraltro che, nonostante lei sia più possibilista, finora è stata l’unica a punire con un rapporto scritto comportamenti illeciti (“Ma, dai?! Tu li punisci? E perché poi con te sono lo stesso più corretti?” – domanda MelaBatto a bocca aperta. “Mah, forse proprio per questo? Perché severità non implica né mancanza di attenzione, né incoerenza?!” – vorrebbe risponderle la ‘povna. Ma tira un gran respiro e poi sta zitta, perché è altrove che vuole andare a parare). Oltre alle malefatte, la ‘povna snocciola però anche l’elenco dei comportamenti assai poco scontati in positivo, che avvengono correntemente in quella classe (e che sono da lasciare non un insegnante, ma chiunque, a bocca aperta). E poi conclude segnalando le proposte “per invertire la rotta, da aggiungere a quelle dei colleghi”.
Si scopre così che le due colleghe che più si lamentano di soluzioni non ne hanno pensata neanche mezza. Dagli occhi della ‘povna iniziano a esplodere saette. Per fortuna c’è Esagono, a intercettarle.
“Esponicele, ‘povna: io sono come te ansioso di trovare soluzioni”.
La ‘povna le espone. L’Ingegnera Tosta, Patty Albione, Mickey Mouse e lo stesso Esagono propongono correttivi e aggiunte. Ottusa si fa i fatti suoi, come se non c’entrasse. Voglio-la-mamma ogni tanto interviene a puntualizzare come un mantra: “Sì, ma mi devono studiare”.
Il Consiglio si conclude con una serie di incombenze, molte delle quali scritte.
“Se volete posso farle io…” – azzarda la ‘povna.
Esagono sorride, un po’ autoironico:
“Sì, se non ti scoccia, almeno la prima bozza, poi ce la mandi”.
“E per la parte grafica ci penso io, ovviamente” – si candida l’Ingegnera Tosta.
“Io qui ho preparato già la lista, così ti porti avanti” – si aggiunge Patty Albione.
“Mandala anche a me, grazie!” – fa Mickey Mouse – “Quasi, quasi poi le adatto pure alla mia seconda”.
Ottusa, seduta in cattedra, annuisce con lo sguardo che già vola a casa, e pensa alla cena per la figlia. Alla ‘povna (e a tutti gli altri) non arriverà, né ora, né nei giorni successivi (densi di lavoro, rettifiche e confronti), nemmeno “crepa”.
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