http://pincocristiana.blogspot.it/2012/11/gli-orrori-umani.html#.UXJCXLWpqXU
MANTOVA. «... Non ha pensieri che appartengano alla sfera della pedofilia, invece è emersa senza ombra di dubbio un’importante componente narcisistica... che ha trovato un canale di scarica gratificante nell’uso compulsivo del computer». Di cosa sono frutto, insomma, quelle undici foto pedo-pornografiche inviate via internet dall’assicuratore mantovano a quelli che credeva essere pedofili ed erano invece poliziotti infiltrati nel web? Secondo la neuropsichiatra Silvana Carraroli, il profilo di Marco Defabianis, 46enne ex agente di una compagnia assicurativa che ha sede in città, è quello di uno “smanettone” del computer, un maniaco del web. La professionista, iscritta all’albo dei Consulenti tecnici d'ufficio del Tribunale di Verona, non solo ha prodotto una perizia sul caso per conto della difesa ma, in quanto psicoterapeuta, ha iniziato una psicoterapia “disintossicante” per staccare l’assicuratore dall’uso compulsivo del computer, per lui una sorta di droga. Intanto per Defabianis s’è definita la vicenda giudiziaria. Ha patteggiato due anni di reclusione ed è stato scarcerato: il resto della pena lo sconterà nella sua villetta con piscina a Castelbelforte. Ma è anche probabile che il suo difensore, l’avvocato veronese Paolo Costantini, faccia richiesta per l’affidamento ai servizi sociali. Il giudice di Salerno - perché è nella città campana che si è sviluppata l’inchiesta - ha condannato Defabianis anche al pagamento delle spese di mantenimento in carcere. Altra pena accessoria: l’interdizione perpetua da «ogni servizio in istituzioni o strutture pubbliche e private frequentate abitualmente da minori». «Della pena siamo soddisfatti, il mio cliente rischiava fino a dieci anni - spiega l’avvocato Costantini - è probabile che il giudice abbia considerato la perizia psichiatrica che esclude profili di pedofilia. Va curato, sì, ma per il suo attaccamento morboso al computer, non per altro». Con l’assicuratore hanno patteggiato pene di due anni altri quattro indagati mentre ulteriori quattro hanno patteggiato quattro anni e mezzo. L’indagine, che portò nel settembre scorso a dieci arresti in tutt’Italia partì da Salerno perché fu una giovane salernitana a scoprire l’album degli orrori messo online. Per caso: la ragazza stava scaricando musica da un sito internet quando si accorse che il computer archiviava in automatico anche foto e video porno di bambini. Gli investigatori trovarono milioni di file con immagini di aberrazioni orrende, di torture e violenze e materiali più “soft”, con immagini e filmati di bimbi nudi. Tutto era conservato nel deepweb, un livello della rete sommerso a cui si accede attraverso particolari modalità. In questi siti gli utenti, oltre a scambiarsi immagini, discorrevano su come adescare minori, sulle droghe da somministrare alle vittime e sulle violenze compiute. Poichè non c'è la pena di morte, come in India, un bell'ergastolo ci vorrebbe per questi porci che approfittano della rete e la infettano, e invece patteggiano "due anni di reclusione ed è stato scarcerato: il resto della pena lo sconterà nella sua villetta con piscina a Castelbelforte." Spero che lo piantonino e non possa mettere il piede fuori di casa.