Alta cucina di Rex Stout

Creato il 26 giugno 2012 da Spaceoddity
Ho letto Alta cucina (1938, tit. or. Too Many Cooks) di Rex Stout sono per l'argomento: giorni fa ne parlavano su Radio 3 e la storia mi aveva incuriosito, pensavo addirittura di ripescare un mio enorme librone con tanti gialli dell'autore americano e dargli un'ulteriore chance. Vedere Nero Wolfe alle prese con uno dei suoi (e miei) hobby principali ha aperto una breccia in me, ma ahimè, si è subito richiusa.
Per altro, pur essendoci tutti i tratti del personaggio che ricordavo dalle estati della mia adolescenza a mare, è un romanzo un po' diverso, se non altro perché Nero Wolfe si muove da casa. Ebbene sì, prende addirittura un treno, con Archie Goodwin, s'intende, ma lo ci sale su. Per andare un incontro (quadriennale) con i quindici migliori chef del mondo, nel quale è l'ospite di riguardo, per tenere un discorso sul contributo della cucina americana alla gastronomia mondiale. Naturalmente qualcuno viene ucciso e, come nelle migliori tradizioni, è colui che tutti, più o meno, avrebbero voluto morto. E naturalmente Nero Wolfe, che non ne vuole sapere di prendere in mano le redini dell'indagine, sarà costretto dalle circostanze a farlo e, siccome è un giallo, non svelo nulla se dico che le sue intuizioni avranno gioco facile contro i maneggi e gli alibi di chi ha commesso il delitto.
Alta cucina è un romanzo tutto sommato lungo, per il genere a cui appartiene. Sebbene allietato da battute surreali e buffe di Archie Goodwin, il narratore, da una vivacità un po' funettistica che ricorda certa grafica e molta narrativa in realtà successiva, un po' mi ha stancato e mi è sembrato pretestuoso. Si possono cogliere spunti utili di riflessione, in particolare in merito al razzismo degli anni '30 e su tutte le emozioni che suscitava (interessante e tradizionale, per altro, che i camerieri di colore vengono indicati come giubbe verdi, altro attributo cromatico per marcare la differenza, in particolare rispetto al bianco della giacca da chef). Ma io lo trovo macchinoso e lontano dai miei gusti, i personaggi disegnati più con i tratti dei film di quegli anni non emergono tutti e mi sono stancato anche nel momento della rivelazione finale: non che la trovassi particolarmente prevedibile, ma comunque non mi ha acchiappato al collo come con i gialli coevi della sua collega inglese. Peccato.

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