E' finita 10-19 per i sudafricani, una meta per parte, ambedue rocambolesche, ma ci sono altre due mete annullate agli Springboks, abbastanza giustamente anche se in tempi pre TMO sarebbero state date senza troppi problemi, che danno il pieno senso di chi abbia dominato le operazioni.
Attenzione questo non è il calcio, dominio non significa controllo palla e tikitaka, né rovesciarsi nel territorio avversario. La forza degli Springboks emerge in tutta la sua possanza quando non hanno il possesso: mettono in campo una pressione che l'Alta delle Azzorre al confronto fa la figura di acquazzone estivo. E quando grazie alla pressione che toglie respiro e idee agli avversari riconquistano palla, che fanno? Sovente è rinuncia al possesso: palla a Morne Steyn (stavolta un po' stanchino) e calcione alto, oppure calcio tattico di Wyllie LeRoux o di Ruaan Pienaar mediano di giornata. E' un gioco molto schematico ma che nei suoi schematismi non dà punti di riferimento: il mediano fa sempre partire l'azione e può calciare preciso in avanti o richiedere l'intervento dell'artiglieria pesante di Steyn, oppure lanciare un avanti a caso, tanto son tutti ball carrier belli pesanti. Senza remissione né soluzione di continuità: l'avversario o si trova a far la fanteria d'arresto sotto i panzer per una due dieci volte in fila, o deve correre indietro con la testa all'insù, ciò che gli avanti odiano sopra a ogni cosa. Quando la palla va agli avversari, addirittura peggiora: i Boks sono linea solida, scrambling efficace, salite difensive immediate, impossibilità per gli avversari di ragionare o abbassare il ritmo, placcaggi fisicamente devastanti portati in coppia, non appena il supporto latiti è palla rubata o tenuto.
Se ne accorge immediatamente il povero Morgan Parra al primo calcio di liberazione dopo l'inizio partita: la pressione portata da JP Pieteren non è per onor di firma come tante che si vedono, il calcio del mediano incoccia le braccia alte dell'ala che si fionda su di lui come in Europa non si fa, la palla rotola in area di meta e il campione del mondo in quello stadio schiaccia per il sette a zero al secondo minuto di gioco. La partita della Francia inizia con l'handicap.
Da lì in poi, il primo tempo è tutto iniziativa francese e dura punizione difensiva Boks. Steyn mette a segno due penalty, le solite maul affossate priam che arrivino a destinazione, prezzo ragionevole pagato dalla difesa francese alle poche ma devastanti iniziative sudafricane - impressionante come si buttino dentro tutti senza paura e troppe "veroniche" ma dritto per dritto, mettendoci la faccia non il sederone.
I Francesi ripropongono molti di quelli che hanno impegnato gli All Blacks (stendiamo un pietoso velo sulla sgambata con annessa scazzottata con le Tonga). Col capitan Dusatoir si ritrova in terza linea l'ottimo (con gli AB) Wenceslas Lauret (forse han trovato il nuovo Bonnaire, come s'era mosso al largo!) e Damien Chouly degnissimo rimpiazzo per l'indisponibile Picamoles, in seconda linea niente scherzi, le masse di Papé e Maestri, in prima linea confermati i due brevilinei Forestier e Mas, più Kayser in staffetta con Szarzewsky. La mediana ritrova Parra-Tales (è una delle prime volte che Saint-Andrè fa un back to back dei numeri 9 e 10, è un evento), duo molto complementare "alla francese" con genio e iniziativa davanti vs. solidità e razionalità dietro nettamente divisi. Il reparto arretrato è basato sulle linee centrali: l'iniziativa di Fofana affiancata dalla solidità "sudafricana" di Fritz e più dietro le gambe di Brice Dulin. Ai lati la forza di Yoann Huget e la prova per il perpignanese Sofiane Guitone che non sarà l'unico a risultare perso sotto la pressione.
Risulta chiaro dalla sfuriata lunga quasi tutto il primo tempo che tutto questo non basta: le idee sono approssimative, per di più messe in crisi dalla pressione difensiva sudafricana, le fasi statiche non prevalgono, let alone la rimessa laterale come al solito dominata dal duo Etzebeth - Van der Merwe. L'uscita dle primo con caviglia gonfia al quarto d'ora non cambia granché: entra il "tolonese" Bakkies Botha, dispensatore di gran placcaggi spaccaossa e bacini di scherno.
Ecco , una cosa che fa sospettare che i Boks stiano crescendo al livello di grande squadra è proprio l'invarianza comportamentale e prestazionale al cambiamento dei protagonisti e all'ingresso dei panchinari. Coach Heyneke Meyer ha dei punti di riferimento ben precisi e centellina le sostituzioni di questi - basti vedere quanto (poco) fa giocare due autentici "predestinati" come Syia Kolisi e Patrick Lambie; però è ammirevole come abbia cercato e voluto una Legione Straniera euro-giapponese di veterani assolutamente predisposti al gioco stile Bulls classic da lui portato alla perfezione. Parliamo innanzi tutto di Jaque Fourie, un 13 d'arresto che è pure il terzo o quarto marcatore di sempre tra i Boks, di JP Pietersen, senza dimenticare Botha e poi Fourie DuPreez, rimandato in Giappone anzitempo, con tante grazie e l'eterna gratitudine di chi ha rivisto il più grande mediano di mischia ancora in attività (macché Genia). Chi non si discute è capitan DeVilliers, carismatico con gli arbitri, sempre pronto all'intercetto e senza paura nei suoi dritto per dritto; l'altro cui fa fatica a rinunciare, vuoi ala vuoi estremo, è LeRoux, più ovviamente Bryan Habana. Ma la chiave è il pack: seconda linea già detta e terza più tallonatore (anche qui, staffetta regolare Bismark DuPlessis - Adriaan Strauss). Quanto ai piloni, so' specialisti e grazie al cielo il Sudafrica non ne è parco: Coenie Oosthiuzen può finalmente esordire da titolare assieme a Mtawarira, per uno che s'infortuna oltre a Jean DuPlessis, c'è un Adriaanse pronto a subentrare. Seconda linea per le rimesse e spaccar le ossa nelle ruck, tallonatore a comandare il reparto, terza linea a rendere dominante tutta la squadra: Louw, Alberts e Vermeulen hanno annullato la pur validissima terza linea francese, l'hanno letteralmente tolta dal campo.
La Francia però è sempre la Francia, vien fuori quando meno te l'aspetti, come sanno gli All Blacks: quel che non sanno costruire con la forza e gli schemi, gli viene inopinatamente offerto da un refolo di fortuna e loro sono sveglissimi e velocissimi ad approfittarne. Al 39' in una innocua ruck come tante attorno alla linea dei 22m sudafricani, la palla non si sa come sbatte sul piede dell'ultimo difensore sudafricano e si muove fuori dalla ruck. Maestri la vede e ci si fionda sopra, alza l'ovale per Huget che marca millimetrico sull'angolino. E' un 50-50, l'arbitro potrebbe fischiare il fuorigioco del lock o il ginocchio fuori dell'ala francese ma in queste cose prevale sempre il fattore casa, tranne che a casa nostra (neh Pollock?). Fatto sta che la Francia va al riposo sottobreak 7 - 13. E' una meta, fortunosa per come è nata, che "sporca" il ruolino finora immacolato dei sudafricani in Europa. Evabbé, una meta in tre partite ci può stare.
Nel secondo tempo Saint-André prova a correggere i problemi in mischia rimpiazzando Forestier con l'esperto Domingo ma i sudafricani sono determinati a chiudere la partita. Arrivano due volte a schiacciare in meta ma ambedue le volte c'è il cavillo che nega la soddisfazione prima a Fourie (servito alla grande da DeVilliers, che penetra raccogliendo una palla sfuggita all'indietro a Steyn: la giurisprudenza dice che è un "in avanti"), poi a Louw, preceduto sull'angolo destro da Huget che annulla prima di lui con la punta dell'unghia del mignolo rovesciato. Anche questo è 50-50 con l'arbitro a privilegiar la casa. Sfortunato invece più tardi lo stavolta poco presente Steyn, prima di uscire fallirà un tentativo di drop.
Poco male per i sudafricani, reggono i tentativi di recupero francesi mantenendo un intero quarto, il terzo, a mete e pali inviolati per tutti e marcando il 7-16 su penalty di Steyn al 60'.
Il coach francese prova a cambiare le carte negli ultimi dieci minuti e dopo i soliti cambi in prima linea (Slimani per Mas, Szarzewski per Kayser) e Vahamahina per Maestri, cui Meyer risponde inserendo il lungo DuToit in terza linea, prova a mandare in campo JM Doussain, il giovane mediano di mischia/d'apertura col singolare record di quattro caps tutti sinora giocati contro gli All Blacks (inclusi scampoli di finale mondiale). Al 73' arriva l'usuale giallo a un terza linea sudafricano, stavolta tocca a Louw che si fa giustizia da solo, in precedenza era stato punito Domingo per uno spear tackle appena accennato su Habana. Nè cambi né gialli mutano l'andamento, c'è uno scambio di penalty tra Doussain e Lambie nel finale a fissare il risultato.
E' la solita Francia da quando c'è Saint-André: gran cambiamenti di protagonisti ma il risultato è sempre molto confuso, anche se son sempre lì a giocarsela con tutti. Conferma anche per i Boks, ma sono ottimi segnali di crescita: il giovane pack è ai vertici, il mix di veterani che sostengono e accompagnano con l'esempio le nuove leve ha del miracoloso. Per non parlare della solidità, dello spirito di squadra. Soprattutto c'è una chiara filosofia di gioco applicata; dati i tempi e fuor di Nuova Zelanda, non è cosa da poco.