Ah, la France! Patria degli innamorati, della tour Eiffel, dei baci al chiaro di lune e... degli splatter horror. Ebbene sì, il paese più snob, romanticone e raffinato del mondi è la patria degli horror più truculenti e sadici di questi Anni Zero. Dei titoli? Posso citarvi Martyrs e A l'interieur, ad esempio, due film che sono diventati l'emblema di questa corrente che spero possa diffondersi come un godurioso morbo anche qui in Italia. Ma non aspettatevi fetecchie immani come Grotesque, per carità, qui le cose vengono fatte bene. Almeno, visivamente, perché per quanto quei film li abbia promossi senza rimorsi, devo ammettere che c'è stato un ma grande come una casa. O il proverbiale mare fra il dire e il fare. Gran parte della meraviglia lasciata da quei film concerneva grossomodo l'aspetto visivo, oltre che la truculenza di alcune scene, mentre quello più 'alto' che cercavano di raggiungere zoppicava e non poco, a mio modesto parere. Il che mi ha portato a pormi delle domande sull'effettiva validità di questi prodotti. Alla fine meritavano sul serio oppure erano solo dei meri esercizi di stile per incazzosi repressi? Tra una domanda e l'altra ho cercato di andare avanti, imbattendomi nel nome di Alexandre Aja e del suo secondo lungometraggio, Haute tension, che a detta di molti era davvero figo.
Alèx e Marie sono due studentesse universitarie, che vanno nella casa di campagna della seconda per poter studiare in santa pace. Peccato però che un sadico killer sembri essersi fissato con loro...
La difficoltà nel recensire un film come questo è la stessa nel valutare il fatto di essersi fatti una ragazza molto gnocca ma anche molto sbronza durante una festa. Certo, non ci si deve vantare delle conquiste festaiole e il fatto che questa vi sia saltata addosso da ubriaca non la rende una persona serissima. Però non potete negarvi di esservi divertiti. Quindi cosa dovete ascoltare: la cinica e fredda coscienza della moralità oppure quella dell'istinto e della pancia? Spesso la verità sta nel mezzo. Un po' come stavo in mezzo alle scatole io alle gnocche ubriache della festa, che manco da sbronze mi calcolavano per andare a farsi il tossico di turno. Lo stesso principio va quindi usato per questo film francese (si, anche per me risulta arduo credere che i francesi facciano queste cose), che da una parte diverte come pochi altri sanno fare, ma dall'altra si dimostra come una fantozziana cagata pazzesca. Il che non è un caso dato che è stato presentato dal re del tamarreide d'oltralpe Luc Besson, da molti definito come la versione raffinata di Michael Bay - cosa molto opinabile, almeno Besson sa come usare la macchina da presa. Certo, dopo film come Smiley ogni horror per magia diventa più bello (persino Hobgoblins) sia chiaro, perché qui se non altro abbiamo una qualità tecnica non indifferente, però... c'è sempre un qualcosa che non convince. Ma andiamo con ordine, dividendo il tutto nelle parti buone e nelle parti cattive. Nelle prime, come già detto, possiamo trovare sicuramente la realizzazione tecnica. Aja quando diresse questo film era molto giovane ma dimostra benissimo di avere le idee chiare su cosa fare, Non c'è un fotogramma fuori posto, ogni inquadratura fa risaltare al massimo l'effetto desiderato e la fotografia è un qualcosa di monumentale. Gli effetti truculenti (realizzati dal nostro Giannetto De Rossi) poi sono il vero fiore all'occhiello del tutto. Ricordo ancora adesso l'attacco iniziale del killer, quando fa fuori la famiglia di Marie... ecco, prima di vederlo sullo schermo della mia tv, non sapevo che si potesse decapitare una persona infilandogli la testa nella ringhiera delle scale e spingendo un mobile. Perché, sì, qui accade sul serio. Ed è un qualcosa di fottutamente epico, nel suo genere - specificazione quanto mia necessaria. Ora che abbiamo appurato che dal punto di vista delle frattaglie qui siano ben messi come un diabetico alla vigilia di Natale, passiamo ai punti negativi che, manco a dirlo, riguardano la trama. Sorpresi? Io no. Diciamo che sapevo benissimo a cosa andavo incontro e mi ero preparato a quello, però non posso negare che qui si sia fatto un leggero pastrocchio. Mi viene da pensare a un film come Drive, a come la sua trama ai limiti della scontatezza fosse innalzata dalla regia più bella degli ultimi anni, cosa che poteva benissimo essere fatta pure qui. Eppure il giovane cineasta col suo compagno di merende Gregory Lavesseur cerca di fare il passo più lungo della gamba, immettendoci anche un colpo di scena (anticipato per volere di Besson produttore) che forse non era minimamente necessario e che non tiene conto di quello detto inizialmente con la pellicola, facendomi sorgere dei grossi interrogativi circa lo spompinamento iniziale con la testa mozzata - com'è possible che sia avvenuto? Certo, nulla che faccia affossare questo film, però si tratta di un divertimento che si azzoppa da solo, immettendo cose (forse) non necessarie.
Merita comunque la visione, perché Aja ha passione da vendere e qui si vede tutta. Anche perché dopo questo lo attendevano i verdi lidi americani.Voto: ★★ ½