Altamura/ Attività militari. Il Settimo Bersaglieri della Brigata “Pinerolo” in una scheda storica a cura di Federica Fanuli

Creato il 11 maggio 2014 da Antonio Conte

Stemma del 7° Reggimento Bersaglieri

Il 7° Reggimento Bersaglieri della Brigata “Pinerolo” rappresenta un pezzo di storia delle Forze Armate italiane. Sin dalla sua costituzione, il reggimento combatte con merito in terre straniere e partecipa, sotto l’egida delle istituzioni internazionali, alle missioni di pace in aree di crisi e di conflitto. Operativo anche sul territorio nazionale, il reggimento si è contraddistinto per l’intervento militare in Libano, missione notoriamente di altissima valenza politico/diplomatica con dimensione militare, civile, di cooperazione allo sviluppo con forte spessore umanitario. Una terra martoriata dalle fratture interne alimentate da contrapposizioni politiche, religiose e sociali, dove il comunitarismo di stampo confessionale, che genera precari equilibri politici, ne ostacola l’identità nazionale. È anche qui, nella Terra dei Cedri, la professionalità militare del 7° Reggimento Bersaglieri, nell’ambito dell’Operazione Leonte, conferma il prestigio del “modello italiano” nelle missioni internazionali di peacekeeping.

Cenni Storici

Il 7° reggimento bersaglieri si costituisce a Verona il 1° Gennaio 1871 e, sin da subito, dà prova di grande valore militare partecipando a tutte le successive campagne e guerre combattute dall’Italia:

  • nel 1887-88, nella Guerra d’Africa;
  • nel 1895-96, alla Campagna d’Africa;
  • nel 1911-12, nella Guerra Italo-Turca;
  • nel 1915, in Tripolitania;
  • nel 1915-18, la partecipazione alla Grande Guerra vale al reggimento la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia.
  • nel 1941-1943, il 7° reggimento bersaglieri prende parte alle operazioni della Seconda Guerra Mondiale, sul fronte tunisino nell’ambito della campagna d’Africa, ed esempio di tenacia “[…] Tre volte decimato, tre volte ricostruito, fu sempre pari alle sue gloriose tradizioni”, il medagliere si arricchisce della Medaglia d’Oro al Valore Militare, un riconoscimento che non conosce eguali nella storia delle Forze Armate italiane.

Le numerose perdite, durante la battaglia di El Alamein nel 1943, dove “Mancò la fortuna non il valore”, ne costano al Reggimento lo scioglimento. Ricostruito il 1° agosto dello stesso anno, la firma dell’Armistizio segna definitivamente la fine del 7° reggimento bersaglieri. Il 21 ottobre 1975, l’Esercito è ristrutturato. A Solbiate Olona si forma il X° battaglione bersaglieri, e a questa nuova unità viene affidata la Bandiera del 7° reggimento. Simbolo di tradizione storica e di valori è restituita al reggimento di appartenenza nel 1992, quando, ricostituito a Bari nei ranghi della Brigata “Pinerolo”, il 7° reggimento bersaglieri inquadra l’11° battaglione bersaglieri “Caprera” sostituito, nel 1997, dal 10° battaglione bersaglieri “Bezzecca”. Il 19 dicembre 2013, a seguito di un’ulteriore riconfigurazione delle sedi e dei reparti della Forza Armata, il reggimento viene trasferito dalla città di Bari a quella di Altamura, nella Caserma Felice Trizio[i].

Operazioni sul territorio nazionale e internazionale

Il 7° reggimento bersaglieri ha preso parte a diverse operazioni sul territorio nazionale:

  • Operazione Vespri Siciliani;
  • Operazione Riace;
  • Operazione Salento;
  • Operazione Partenope;
  • Operazione Domino.

Dall’agosto del 2008 al marzo del 2011, il 7° reggimento bersaglieri viene ininterrottamente impiegato anche nell’Operazione Strade Sicure; nell’ambito di una collaborazione militare interforze, congiuntamente alle forze di Polizia e a disposizione dei Prefetti competenti per territorio, come ha spiegato il Cap. Antonio De Gregorio (dell’Ufficio Operazioni e Addestramento del reggimento), i militari hanno operato in Puglia fornendo personale di vigilanza:

  • a Foggia, presso il Centro di Accoglienza e Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) di Borgo Mezzanone;
  • a Bari, presso il C.A.R.A. di Bari Palese e il Centro di Identificazione e di Espulsione (C.I.E.) di Bari San Paolo;
  • a Brindisi, presso il C.I.E. “Restinco”.

Il personale del reggimento ha inoltre svolto, nelle città di Bari e Foggia e sempre congiuntamente a unità delle Forze dell’Ordine, attività di vigilanza a “obiettivi sensibili”, posti di controllo e di blocco, e pattugliamento delle aree metropolitane. L’Operazione Strade Sicure ha visto i militari impegnati anche nella Regione Campania, Sicilia e Lazio, nel perseguimento dell’obiettivo di deterrenza contro la criminalità organizzata[ii].

Inoltre, a causa dell’alluvione che ha colpito la Basilicata, nel 2011, e ha provocato lo straripamento del fiume Bradano, il 7° reggimento bersaglieri ha fornito agli organi istituzionali 31 unità che si occupassero di monitorare il percorso fluviale e drenare le aree invase da acqua e fango, rimuovendone i detriti.

Oltre che sul territorio nazionale, il 7° reggimento bersaglieri è stato impegnato in diversi teatri di crisi connotati da diverso grado di conflittualità . In particolare, nelle seguenti operazioni:

  • JOINT GUARDIAN in Albania, da maggio 2002 a ottobre 2002;
  • ALTHEA in Bosnia-Herzegovina, da dicembre 2005 a giugno 2006;
  • JOINT ENTERPRISE in Kosovo, da giugno 2007 a novembre 2007;
  • LEONTE in Libano, da ottobre 2011 ad aprile 2012[iii];

Operazione Leonte

Con particolare riferimento a questa delicata missione, la presenza italiana nella Terra dei Cedri, di fatto, risale al secolo scorso, quando l’Organizzazione delle Nazioni Unite interviene nel 1978 approvando, in seno al Consiglio di Sicurezza, le Risoluzioni n. 425 e n. 426 (quali azioni conseguenti all’invasione del sud del Libano da parte delle forze armate israeliane avvenuta nel marzo dello stesso anno), con le quali impone il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe militari. Il Consiglio di Sicurezza autorizza quindi la costituzione immediata della United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), una forza d’interposizione con il compito di accertare il ritiro delle forze israeliane e ristabilire condizioni di pace e sicurezza internazionale, al fine di assistere Beirut nel ripristino dell’autorità di governo. Già nel 1982, dunque, il paese fu teatro del primo significativo impegno all’estero delle nostre Forze Armate proprio con i bersaglieri in prima linea al comando dal tenente colonnello Bruno Tosetti (2° battaglione “Governolo”), nell’ambito di una missione multinazionale di peacekeeping denominata “Multi-National Forces” (I e II): un’operazione da 2.300 uomini condotta in gran parte con soldati di leva, in concorso con Francia, Regno Unito e Stati Uniti, dopo un intervento israeliano a sostegno del governo falangista (cristiano-maronita) per espellere i guerriglieri palestinesi dal paese. L’imparzialità e le capacità delle truppe italiane, lo studio approfondito della cultura locale, del contesto storico-politico, l’integrazione nel tessuto sociale unitamente alla forte carica umanitaria dei nostri soldati ha positivamente contraddistinto l’impegno militare italiano in Libano. Nel 2006, si apre una nuova crisi che vede protagonisti le milizie armate di Hezbollah e Israele e che sfocia in una nuova invasione del sud del Libano da parte di questi ultimi, coinvolgendo e sconvolgendo, quale conseguenza, l’intero Libano. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’11 agosto 2006, adotta la Risoluzione 1701 con l’obiettivo di sostenere il Libano nella cessazione delle ostilità, implementando il mandato alle truppe UNIFIL e incrementando il numero dei soldati dispiegabili. L’Italia interviene inviando un nuovo contingente di forze, che sul terreno porranno in essere una sorta di “cuscinetto” tra le Forze di Difesa israeliane e le Lebanese Armed Forces (LAF). Nell’ambito del Capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite, che disciplina la soluzione pacifica delle controversie, l’Operazione Leonte è istituita per garantire pace e sicurezza nelle diverse aree di intervento in cui è suddiviso il territorio libanese, in cooperazione e coordinamento con le forze armate libanesi, ponendo attenzione agli Entry Points, punti di ingresso distribuiti lungo il fiume Litani (Leonte in italiano, da cui prende il nome l’operazione) e la Blue Line, la linea di demarcazione tra Israele e Libano identificata quale linea di ritiro delle truppe israeliane a seguito dell’invasione del sud del Libano avvenuta nel maggio del 2000. L’obiettivo è prevenire il risorgere delle ostilità e creare le condizioni adatte affinché si trasferiscano alle forze armate libanesi le capacità e la responsabilità della sicurezza del Libano. L’Area di responsabilità del contingente “ITALBATT” su base 7° reggimento bersaglieri, con un’estensione di 22 chilometri di lunghezza per poco più di 7 chilometri di larghezza, è la zona a sud-ovest del Libano su cui operano i nostri militari e dove sono distribuite le seguenti basi:

  • UN P 1-26, ad Al Mansouri, sede del Comando di ITALBATT;
  • UN P 1-31 e OP-LAB, basi avanzate di osservazione e monitoraggio della Blue Line;
  • UN P 1-32A, base avanzata di osservazione e monitoraggio della Blue Line, e luogo dove avviene periodicamente il Meeting Tripartito tra delegati del governo israeliano, libanese e i rappresentanti di UNIFIL;
  • UN P 2-2, a Zibqin, sede del Comando del battaglione operativo

Il 7° reggimento bersaglieri parte in Libano nell’ottobre 2011, per farvi rientro nell’aprile del 2012, e svolge attività operative e di cooperazione civile-militare (CIMIC). La cooperazione civile-militare rappresenta la chiave di volta dell’impegno militare del 7° reggimento bersaglieri in Libano. La testimonianza del Caporal Maggiore Raffaella Bianco della cellula CIMIC è diretta. Il Caporale traccia un quadro chiaro ed efficace dei progetti avviati nella Terra dei Cedri. I militari del reggimento promuovono incontri socio-politici e religiosi tra i Sindaci dell’area sottoposta al controllo italiano con l’obiettivo di acquisire bisogni, esigenze della popolazione e affrontare con determinazione le problematiche dei villaggi. Nel corso dei sei mesi durante i quali si è svolto il mandato italiano, per la prima volta, sono i soldati del 7° reggimento bersaglieri a riunire tutti i sindaci delle municipalità insistenti nell’area di operazione di italbatt. Una rete di comunicazione e dialogo che parte dalle istituzioni e coinvolge le scuole, le associazioni nazionali e internazionali, come la Caritas; le Organizzazioni Governative e Non Governative che operano sul territorio libanese al fine di contribuire al processo di pace. Un altro esempio di comunicazione e dialogo è il Meeting Tripartito, organizzato per condividere misure di sicurezza da applicare in campo tattico e risolvere questioni tecnico-militari che potrebbero provocare tensioni fra le parti. Una cooperazione che ovviamente non esclude l’impegno umanitario a sostegno della popolazione. Ai vecchi, donne e bambini, e a chiunque ne faccia richiesta, è fornita assistenza medica. Sono più di 700 i medical care, gli interventi di assistenza sanitaria, che sono stati effettuati dal personale medico in forza al contingente ITALBATT. Si svolgono lezioni d’italiano, di cucina, attività di capacity building, interventi infrastrutturali e forniture di alimenti. Il Maresciallo Capo Michele Basile, anch’egli del nucleo Cimic, pone l’accento sul ruolo che i militari italiani sono chiamati a svolgere. I soldati non alimentano false aspettative, ma accompagnano i libanesi verso la responsabilità e la consapevolezza del valore della propria terra. Un ponte invisibile e solido tra Libano e Italia, che i nostri soldati sono stati all’altezza di edificare. Si delineano chiaramente i tratti del “modello italiano” che, senza eguali, si impone sul piano internazionale e conquista il consenso di una popolazione reduce da anni di guerra. Un’intesa fondamentale, quella tra civili e militari, che rafforza la sinergia tra le forze militari italiane e libanesi, nello svolgimento di attività operative che si distinguono in operazioni condotte in prima linea dai militari del reggimento, quali:

  • il monitoraggio terrestre della Blue Line tracciata dai Border Pillars e marittimo della Line of Buoys,. Dopo la guerra del 2006, il numero dei Blue Pillars è stato aumentato e i lavori sono tuttora in corso;
  • garantire la necessaria cornice di sicurezza, durante il Tripartite Meeting che si svolge presso la base UN P 1-32A;
  • il pattugliamento terrestre e i posti di osservazione mobili e fissi (attività che vengono effettuate sia di giorno che di notte);
  • le scorte a lungo raggio ai movimenti logistici da e per il porto ed aeroporto di Beirut;

e in collaborazione con le LAF:

  • Counter Rocket Launching Operation (CRLO), un’attività che prevede che i militari a piedi o con veicoli di equipaggiamento – Lince, Centauro e Puma – pattuglino una determinata area, che potrebbe essere segnalata come potenziale sito di lancio di razzi, e stabiliscano i posti di osservazione e di blocco per eseguire i controlli sui mezzi e soggetti che si spostano lungo la zona.
  • FOOT PATROL (FP), al fine di garantire il controllo del territorio attraverso il pattugliamento appiedato di un determinato itinerario;
  • RANDOM CHECK POINT/Check PoinT, posti di blocco;
  • Blue Line PATROLS, il pattugliamento della Blue Line.

Queste attività operative sono eseguite da militari con un’alta preparazione professionale. Lo svolgimento delle operazioni premettono, infatti, una profonda conoscenza dell’ambiente storico e politico, in cui le truppe del 7° reggimento agiscono, ma anche tecnico e scientifico. È fondamentale, per esempio, lo studio del terreno, della vegetazione tipica del territorio, indispensabile se si considera anche il ruolo esercitato dalle unità del Genio, che si occupa dello sminamento, della rimozione di ordigni inesplosi e che costituiscono un pericolo per la popolazione e un rischio anche per la vita dei nostri soldati. Sebbene, nel corso del mandato italiano affidato al 7° reggimento bersaglieri, si siano verificati attentati ed esplosioni, non si contano vittime tra i militari italiani. Atti che tentano di innescare attriti tra le parti, ma che la componente Intelligence anticipa e previene. Il Tenente Bollino (ufficiale addetto alle informazioni del reggimento) ribadisce l’importanza della preparazione dei militari e afferma che le attività di Intelligence nazionale supporta con consapevolezza gli avvenimenti di pianificazione e condotta sul territorio. Ciò in vera e propria sinergia con il CIMIC e al settore Pubblica Informazione, capaci di acquisire informazioni tutte a sostegno delle attività tendenti a ripristinare e rafforzare sicurezza e legalità. Il lavoro svolto è stato perseguito con grande determinazione e gli obiettivi dell’Operazione Leonte sono stati conseguiti con un approccio soft che non è sinonimo di debolezza, al contrario, di professionalità e umanità, di cui i nostri soldati sono evidentemente capaci.

Il filo sottile che lega tutte le attività operative è senza dubbio il lavoro dei militari addetti alla Logistica, come sostiene il 1° Maresciallo Giuseppe Sisto (dell’ufficio logistico del reggimento). Ma non solo. Nondimeno importante, come evidenzia il 1° Maresciallo Michele De Luca, è lo sforzo del personale preposto alla gestione delle risorse umane e alle pratiche amministrative. Una sorta di catena di montaggio, quindi, in cui ogni meccanismo è indispensabile per muovere la macchina militare che nell’espressione dei risultati può solo apparentemente sembrare agevole ma che ha alle spalle un’eccezionale organizzazione dove nulla è lasciato al caso.

Conclusione

L’impegno del 7° reggimento bersaglieri in Libano nell’attuazione delle attività operative e di cooperazione civile-militare, al fine di contribuire alla pacificazione della Terra dei Cedri, si è rivelato come il modello italiano nelle missioni di pace all’estero. La credibilità e l’affidabilità, l’esperienza professionale e lo spirito umanitario dei nostri militari confermano il grande carico di responsabilità del Reggimento che, nell’alveo dell’ organizzazione internazionale dell’ONU, è riuscita a consolidare il grande risultato italiano di far sedere intorno ad un unico tavolo le parti in causa. In sintesi enfatizzando al meglio, in termini più generali, la strategia italiana per il Libano che ha avuto il suo valore aggiunto nella capacità di armonizzare e, dove possibile, integrare strumenti d’intervento diversi. Nel cosiddetto “mosaico libanese” i bersaglieri sono stati ancora una volta attori di una storia di valore che ha profonde radici storiche e che, attraverso il doveroso riconoscimento del lavoro e dello sforzo dei soldati, va onorata e rispettata meritandosi appieno di essere riportata sotto la luce dei riflettori ed alla ribalta delle cronache della pubblica informazione.

[i] Cfr. http://rassegnastampamilitare.com/2013/01/24/altamura-storia-il-7-reggimento-bersaglieri/.

[ii] L’Operazione “Strade Sicure”, iniziata il 4 agosto 2008, è prevista dalla Legge 24 luglio 2008, nr. 125 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica” e dal DL del 1° luglio 2009 n. 78. La legge 07 agosto 2012, n.135 ha prorogato l’impiego delle Forze Armate nei servizi di controllo del territorio fino al 31 dicembre 2013.

[iii] Cfr. http://rassegnastampamilitare.com/2013/01/24/altamura-storia-il-7-reggimento-bersaglieri/, oltre al materiale fornito direttamente dal 7° Reggimento Bersaglieri.

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