Altro che immigrati, gli autori di stupro sono italiani!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Mentre ieri i giornali annunciano l’ennesimo episodio di molestie sessuali a danno di una ragazza a Milano, nella totale indifferenza della gente, sul web crescono i commenti di razzismo, ignorando così la complicità di chi ha assistito all’aggressione senza reagire. Così nell’indifferenza totale della gente, si legge la tolleranza che l’opinione pubblica ha verso atteggiamenti di violenza contro le donne, in particolare quella sessuale. Così a completare il quadro, manca solo una maggioranza di italiani che considerano lo stupro come reazione alla provocazione della vittima e dei dati raccolti dal Viminale che vanno a sfatare le credenze comuni che sono cresciute durante la propaganda anti-immigrazione del centro destra che dipingeva romeni, marocchini ed egiziani come i principali autori di stupro, contribuendo a creare uno stereotipo mai conosciuto prima: lo stupro, reato prima ignorato, sarebbe opera soltanto di immigrati.

Falso, perché secondo un’indagine, il 60% degli autori di stupro sono di nazionalità  italiana (sei su dieci), un vero colpo basso verso chi da sempre etichetta gli stranieri come i principali autori di molestie sessuali. L’indagine, realizzata nel 2009, prevedeva un piano nazionale antiviolenza ma come al solito, sono passati quattro e non se n’è fatto nulla.

Dati che vanno a sommarsi ai tanti episodi di femminicidio che allo stesso modo vedono gli italiani come i principali autori di violenze domestiche che terminano con la morte della vittima donna. Un fenomeno che come quello dello stupro è attribuito solo all’immigrazione, anche quando le statistiche dimostrano il contrario.

Detto questo servirebbe una campagna di prevenzione, di sensibilizzazione verso la violenza sulle donne, non solo per sfatare i miti ma anche per spostare la responsabilità verso gli autori e socializzare verso un maggior rispetto verso le donne, attraverso progetti che promuovono le pari opportunità.

Ma chi si nasconde dietro i razzisti che ancora una volta scaricano la responsabilità delle azioni violente agli immigrati? potrebbero essere gli stessi autori di violenza che contemporaneamente continuano a negare che il fenomeno della violenza sulle donne è radicato nella nostra cultura, scaricando le responsabilità delle loro azioni alle minoranze come gli immigrati o addirittura sulle vittime stesse, che emancipandosi troppo hanno privato gli uomini dell’identità sociale.

Che n’è del rispetto delle donne che il nostro Paese continua a vantare quando scarica la responsabilità delle violenze sugli immigrati?

Un Paese con una grande fetta di popolazione costituita da donne, che però occupa l’80esimo posto nel mondo (su 132 paesi) per pari opportunità tra uomo e donna, un paese che continua ad utilizzare immagini discriminanti, stereotipate e sessiste nei media, che continua ad escludere le donne dal mercato del lavoro, a pagarle di meno, a sfruttarle di più, a scaricarle tutto il carico di lavoro domestico, che attacca le conquiste faticosamente rivendicate dalle donne, che considera puttane tutte quelle sessualmente attive, mi sembra ben lungi da essere definito un paese rispettoso verso i diritti delle donne che vuole distinguersi dai paesi musulmani accusati di alienare le donne.

Non voglio difendere le culture musulmane ma non mi sembra che l’Italia abbia qualcosa da insegnare a queste culture. Ecco perché la difesa delle donne dagli stupri da parte di immigrati, in un contesto come questo, mi sembra derivi da una cultura che rivendica il possesso delle proprie donne, al grido implicito di “le nostre donne le stupriamo noi”. Ed è dalla maggiore indignazione verso stupri commessi da stranieri e l’omertà verso quelli compiuti da italiani a far sì che le vittime denuncino con più facilità i primi, poiché è più facile che vengano credute. 

Essere stuprate da un italiano rappresenta per la vittima una sfortuna doppia. Se denuncia dovrà scontrarsi con un’opinione pubblica (e perfino il tribunale) che la giudicherà  bugiarda o che la etichetterà come una malafemmina che ha provocato il “bravo ragazzo”. Questo episodio si è presentato nell’episodio della ragazza stuprata a Montalto di Castro, è successo anche ad Anna Maria Scarfò, alla ragazza stuprata brutalmente a Roma la notte di Capodanno del 2009 in una discoteca, alla povera Carmela Frassanito che si è suicidata perché non è stata creduta e data per matta, la ragazza stuprata barbaramente e quasi uccisa a l’Aquila da un militare che sogna di abbandonare il paese perché i suoi aggressori sono ancora in libertà.

Del resto l’anomalia è presente anche nel sistema giudiziario che tratta con più indulgenza gli stupri commessi da italiani, concedendo attenuanti, domiciliari, sconti di pena e assoluzioni maggiori quando l’autore di violenza è italiano, indipendentemente dalla gravità degli effetti sulla vittima o dalla brutalità dello stupro.

Allora c’è proprio un grande lavoro da fare per sensibilizzare l’opinione pubblica, dal momento che tutti questi elementi vanno a formare un clima di omertà e complicità. Dove sono finiti i fondi contro la violenza sulle donne? Perché nonostante le sollecitazioni dell’ONU l’Italia continua ad ignorare il fenomeno come se non esistesse?



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