Di Gianni Pardo il 19 ottobre | ore 09 : 13 AM
L’Ansa riferisce(1) che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha escluso la brevettabilità di un trattamento del morbo di Parkinson che comporta la distruzione di embrioni umani, anche se vecchi di soli cinque giorni. Il metodo era già stato brevettato nel 1997 ma ora quel brevetto è stato revocato.
L’esperienza insegna a diffidare delle notizie che appaiono sui giornali. Per giunta in questa occasione sorgono spontanei parecchi dubbi e il primo riguarda l’efficacia della cura.
Il morbo di Parkinson è una patologia che affligge molto chi ne è colpito e ancora non se ne conosce la cura. Ne è stato colpito anche Giovanni Paolo II e neppure per lui si è trovato un rimedio. Se esso fosse stato trovato nel 1997, e fosse stato tanto efficiente da ottenere un brevetto, come mai non se ne è parlato? Come mai non ne abbiamo letto niente? Come mai non abbiamo avuto notizia della gioia di chi finalmente si era liberato di quella condanna? Senza dire che il successo di una terapia basata sulle cellule staminali, argomento su cui si sono versati fiumi di saliva, avrebbe infiammato di nuovo la discussione. E questo non è avvenuto. Proprio non si sa che pensare. Quel brevetto è stato forse concesso alla leggera, a fronte di una documentazione puramente cartacea, senza il conforto di esperienze cliniche concrete? Oppure la notizia è stata tenuta segreta? E come mai?
Ai fini della discussione, dal momento che non abbiamo motivi concreti per contestare il metodo del prof.Brustle, diamo la terapia per efficace e vediamo quali potrebbero essere le conseguenze.
Il brevetto non è un permesso di fabbricazione: è un diritto di esclusiva. Esso serve a far sì che dell’invenzione benefici economicamente il suo autore e non chiunque altro. Quando John Browning inventò il fucile Winchester volle anche ottenere, con la patente 220.271, che nessun altro lo costruisse identico, col proprio nome o addirittura mettendoci sopra il nome “Winchester”. Ma tutto ciò significa che, per converso, un prodotto non brevettato può essere fabbricato da chiunque: senza quella “patent”, chiunque avrebbe potuto fabbricare fucili Winchester. Se lo stesso valesse per i medicinali, la sentenza della Corte di Giustizia imporrebbe soltanto a Brustle di regalare il suo metodo a tutti e senza guadagnarci: nient’altro. Dunque non può trattarsi di ciò. In questo caso “brevetto” deve significare “permesso di fabbricazione”. Ma anche questo fa sorgere dubbi.
Innanzi tutto, viene in mente un brocardo latino, anche se non del tutto adeguato alla fattispecie. In certi casi “lex vetat fieri, sed si factum sit, non rescindit, poenam infert ei qui fecit”: la legge vieta che qualcosa sia fatto, ma se fatto è, non annulla, infligge una pena all’autore dell’atto. Per analogia, ammesso che si vietasse questa terapia, quale malato di Parkinson non accetterebbe di fare qualche mese o anno di carcere, pur di tornare ad una vita normale? Nessuno potrebbe far nulla per tornare indietro: il guarito rimarrebbe guarito. Ma il rischio della sanzione è puramente teorico. In realtà lo Stato non potrebbe far nulla perché non ha un registro dei malati di Parkinson e non si accerta, periodicamente, che il malato sia ancora malato.
Naturalmente, si dirà. Infatti lo Stato non punirebbe il malato ma il medico. E chiunque avesse coscientemente collaborato. Ed è vero. Ma non ogni Stato fa parte dell’Unione Europea e Tunisi è più vicina di Lampedusa. Se ci si potesse liberare da questo malanno con un viaggetto in Africa, chi non lo farebbe? E perché mai un Paese musulmano dovrebbe rinunciare, per ragioni che interessano soprattutto i cristiani, ad un lucroso turismo sanitario?
La Corte di Giustizia Europea ed anche la Chiesa Cattolica dovrebbero ricordare che la lotta contro i progressi della scienza in nome di qualsivoglia principio è stata perdente da quando Galileo ha accostato l’occhio all’oculare ed ha scoperto i satelliti di Giove. E poi, quando scienza ed economia vanno d’accordo, non c’è nulla che le possa fermare. Se si scoprisse una cura perfettamente immorale per il cancro maligno e la praticassero nel Bhutan o nel Botswana, le prenotazioni per il viaggio aereo verso quei lontani Paesi si sprecherebbero. Questa è la piatta realtà.
La conclusione è triste. Ci sarebbe da essere lieti se il problema fosse la Corte di Giustizia Europea: sappiamo già che non riuscirebbe a frenare quella terapia. Il guaio è che probabilmente la tecnica in questione non è operativa. Diversamente lo sapremmo.
giannipardo@libero.it
(1)http://www.corriere.it/salute/11_ottobre_18/embrioni-umani-decisione_3d6ff080-f96a-11e0-bc4b-5084eabf7820.shtml