L’Alzheimer, infatti, è frutto di un meccanismo di degradazione che blocca il normale processo di autofagia, provocando uno stato di sofferenza. Fino a questo momento, tuttavia, non si conosceva il processo per il quale si arriva ad una incapacità di smaltimento dei “rifiuti”. L’accumulo di depositi o detriti cellulari impedisce, anche negli organismi sani, il buon funzionamento delle cellule.
Le ricercatrici Nico Elena Tamagno e Michela Guglielmotto hanno spiegato: “Grazie a questo studio abbiamo aperto la strada a nuove ricerche occorre infatti indagare i meccanismi molecolari che rallentano lo smaltimento di ‘rifiuti’, così da favorire il processo di ricambio cellulare di tipo ‘positivo’ e frenare lo sviluppo dell’Alzheimer. Questi risultati, che confermano l’importanza della ricerca di base, potrebbero aiutare a disegnare nuove terapie che possano curare, o almeno alleviare i sintomi di questa terribile malattia”.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Autophagy. Il gruppo di studiosi del Nico, guidato dal direttore dell’Istituto Alessandro Vercelli, ha agito in collaborazione con il Dipartimento di Scienze biologiche e cliniche dell’Università di Torino, i ricercatori dell’Università di Catania, Genova, Losanna e della Columbia University di New York.