Amanda. Torta di mandorle e panna, mistero ed echi di futuro

Da Pamirilla
   
Non avevo mai incontrato una civetta così da vicino.
Ha attraversato in volo il parco e ha raggiunto la parte sbagliata. Al confine estremo si è posata interdetta per guardarsi intorno e capire qualcosa.
Dalla sommità del muro che confina con il rado traffico domenicale mi fissa con occhi sbalorditi, io la fisso con occhi altrettanto sgranati dalla sorpresa.
Si china e si appiattisce sulla pietra nascondendosi alla vista, forse spaventata o infastidita dal rumore e dalle luci.
Io fisso con il naso all’aria quella cosa grigia, spiaccicata in cima al muro, e mi convinco di averla sognata, penso che sia un gatto che fa lo stupido o una pantegana volante.
Lei sente il mio assurdo pensiero e con uno scatto si erge in tutta la sua altezza e si riprende la dignità.
Pianta con decisione il suo sguardo tondo di risentito rimprovero nei miei occhi increduli senza giusto motivo (secondo lei).
Restiamo incatenate occhi negli occhi, avvolte in un vortice di oscure forze.
Poi qualcuno grida “Eccola, eccola!” e allora lei spiega le ali e si alza di nuovo in volo, verso la parte sbagliata della strada.
Si appoggia sul ramo più alto dell’albero più alto di là del confine. Da lì forse troverà migliori riferimenti ed un indizio valido per capire cosa stia facendo e quale sia, infine, la parte giusta dove andare.
Si afferra al buio della sera e ne veste.
La saluto e la lascio ai suoi pensieri. Ripresa la mia strada sento lo sguardo rotondo dei suoi grandi occhi posato sulle mia schiena che si allontana.

Una parte di lei mi è rimasta incastrata negli occhi e nello stupore.
Lontano borbotta debolmente l’eco di un misterioso futuro che si avvicina con passo felpato.
O forse un gatto che fa lo stupido.

Nel frigo sono avanzati: tre uova, della panna, della pasta frolla.
Le mie mani non vogliono stare ferme, i miei pensieri non vogliono spegnersi anche se girano con lentezza, sbandando stanchezza.
Accendo il forno e stendo la frolla.
       
Frolla fine

200g di farina
100g di burro
100g di zucchero
3 tuorli più un uovo intero
Scorza di limone grattugiata
Sale

Fodero uno stampo da 24cm di diametro ed alto 5cm con la frolla e la conservo in frigo.
Poi salgo sul ramo più alto dell’albero più alto e cerco con gli occhi la linea del confine, la fine del mondo.
O l’inizio del futuro.
Frugo fra pensieri sgonfi e svigoriti e mi arrendo alla sera.
La sera è dolce anche se profuma di aria fredda.

Per il ripieno  uso gli avanzi ed un po’ di repertorio

100g di mandorle
10g di armelline (mandorle amare)
3 tuorli e 2 chiare
100g di farina
50g di burro
150g di panna
1 tappo di rum


Frullo le mandorle senza farne farina troppo fine. Batto i tuorli con lo zucchero finché siano gonfi e spumosi e poi aggiungo il burro morbido. Quindi unisco le mandorle e poi alterno farina e panna ed infine il rum, senza smettere di montare con la frusta.
Quando il composto è omogeneo e morbido monto le chiare e le incorporo delicatamente.

Scosto gli inutili, consunti pensieri e frugo tra gli avanzi….trovo un mezzo barattolo di Eva, la confettura di mele e cannella con uvetta e pinoli. Eva si affaccia da un passato recente e io immagino di proiettarla nel futuro. Rifletto.
Una eco sospira indefinitamente.
Decido e spalmo il mezzo barattolo di confettura sul fondo dello stampo rivestito con la pasta e poi ricopro con la farcia alle mandorle.
Inforno per i primi 10 minuti a 200° e poi abbasso a 180° e continuo la cottura per un’altra mezzora.

La spio dall’oblò del forno, la guardo crescere. Sorrido compiaciuta dei suoi progressi e attendo con ansia che sia pronta, che sia dorata e gonfia. La aspetto, la provo con lo stecchino ed è ora di tirarla fuori.
Sforno. Si chiamerà Amanda.

Poco fa una civetta mi è svolazzata sulla testa ed io ho perso residui di un bagaglio inutile: pensieri sfibrati e lisi. Ora sembra tutto stranamente incantato e lento. Sospeso. Come una promessa il cui eco, lontano, brontola sommesso.

Dicono che le civette portino sfortuna.
Dicono, alcuni, che portino fortuna.
Rievoco il suo sguardo nel mio e volo altrove, chissà se dalla parte giusta?

Il gatto, miagolando, corre e fa lo stupido.  

 


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