amanita verna

Creato il 03 dicembre 2013 da Giardinaggio @Giardinaggionet

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Amanita verna


E’ un fungo di bell’aspetto e dalla struttura molto comune. Ma questo non deve trarre in inganno, perché si tratta di una specie velenosa e mortale. Ci stiamo riferendo all’amanita verna, fungo appartenente al genere amanita, che annovera alcune tra le specie più tossiche e velenose della micologia. L’amanita verna contiene infatti le stesse tossine dell’amanita phalloides e dell’amanita virosa. Per il suo aspetto, viene facilmente confuso con il prelibato prataiolo, ma la sua ingestione, anche casuale, può condurre alla morte. In Italia sono ancora frequenti i decessi causati dall’erronea ingestione di esemplari di amanita verna. Anche se il tasso di mortalità si sta abbassando e si attesta intorno al 20%, il rischio di imbattersi in questo fungo è sempre molto alto, specie se non si è esperti e se si tende a raccoglierlo in maniera errata o frettolosa. Nei prossimi paragrafi spiegheremo meglio come evitare di raccogliere la temibile amanita verna.

Caratteristiche


L’amanita verna si sviluppa dalla primavera fino all’autunno. Per questa sua caratteristica viene anche chiamata “tignosa di primavera”. Il suo habitat ideale sono i boschi di latifoglie, specie quelli dove sono presenti castagno, pioppo e leccio. Il cappello è sferico, liscio e di colore bianco. Si presenta vischioso con l’umidità, con un margine molto sottile e con un diametro che va dai cinque ai dieci centimetri. Le lamelle sono abbastanza fitte, bianche, separate dal gambo e da tantissime lamellule. Il gambo presenta forma cilindrica, è alto, di colore bianco, lievemente più grosso alla base, cavo, e farinoso dalla zona dell’anello fino al piede. L’anello si trova nella parte alta del fungo, quasi dopo l’attaccatura delle lamelle. E’ bianco, fragile e poco resistente. L’amanita verna presenta una volva bianca molto grande, quasi sproporzionata rispetto al gambo. Questa struttura si trova spesso nascosta sottoterra, ma è l’unica che permette di distinguere l’amanita verna dagli altri funghi. Spesso, infatti, si tende a scambiare il fungo con i comuni prataioli, perché si tende a raccoglierlo senza gambo. In questo modo, la volva rimane nascosta nel terreno e non si potrà mai capire se si sta raccogliendo un prataiolo commestibile o un fungo velenoso e mortale. Le spore dell’amanita verna sono bianche, massive, sferiche e amiloidi. Trattandosi di un fungo velenoso, non sarebbe opportuno descrivere le caratteristiche della carne. Ma se proprio ci tenete, vi diciamo subito che questa ha un odore delicato negli esemplari giovani e nauseabondo in quelli vecchi. Il sapore è acre. Che non vi venga in mente di assaggiarla! L’amanita verna, lo ribadiamo, è un fungo mortale.


Pericolosità


Proprio perché è facilmente confondibile con altri funghi commestibili, specie con i prataioli, l’amanita verna è considerata ed è a tutti gli effetti, uno dei funghi più pericolosi che esistano. Viene ingerita per sbaglio da raccoglitori inesperti, che la scambiano per altro e che la raccolgono recidendo il gambo e senza accorgersi della volva posta alla base dello stesso e nascosta sotto il terreno. L’amanita verna contiene le stesse tossine di altri funghi velenosi appartenenti al genere amanita. Si tratta delle amanitine o amatossime, presenti anche nell’amanita phalloides e nell’amanita virosa. L’ingestione di amanita verna causa la cosiddetta sindrome falloidea, un’intossicazione che, se non curata in tempo, può condurre alla morte.


amanita verna: Sindrome falloidea

La sindrome falloidea è una gravissima condizione clinica causata dall’ingestione di funghi velenosi. Viene innescata anche dal consumo casuale di esemplari di amanita verna o di amanita phalloides o amanita virosa. La sindrome falloidea si può presentare anche dopo 24 ore dall’ingestione. I sintomi sono più o meno gravi e variano in base alla quantità di funghi ingeriti. L’assenza di sintomi per alcune ore dall’ingestione, può indurre anche a consumare ulteriori esemplari di amanita verna. I sintomi iniziali sono a livello dell’apparato gastroenterico, con nausea, vomito, mal di stomaco e diarrea incontenibile. L’elevata espulsione di liquidi può causare anche una grave disidratazione. Dopo i sintomi gastrointestinali, entrano in scena le tossine del fungo, ovvero le amanitine, che bersagliano il fegato bloccando la sintesi delle proteine. Le tossine attaccano gli enzimi epatici causando la necrosi e la distruzione delle cellule di questo importantissimo organo. In caso di ingestione di quantità minime, la sindrome falloidea guarisce in una settimana, mentre il fegato può riprendere a funzionare dopo un mese. In caso di ingestione di quantità più elevate, il danno epatico diviene irreversibile e questa condizione porta di solito al decesso. Se non avviene un miglioramento dei sintomi entro cinque o sei giorni, allora vuol dire che si sono ingerite quantità eccessive di amanita verna. Non è facile scampare a simili intossicazioni. In caso di intervento immediato e se si riesce ad avere salva la vita, in genere si finisce con il dover subire un trapianto di fegato, perché le amanitine riescono a distruggere completamente tutti i tessuti epatici.