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Amanita verna
E’ un fungo di bell’aspetto e dalla struttura molto comune. Ma questo non deve trarre in inganno, perché si tratta di una specie velenosa e mortale. Ci stiamo riferendo all’amanita verna, fungo appartenente al genere amanita, che annovera alcune tra le specie più tossiche e velenose della micologia. L’amanita verna contiene infatti le stesse tossine dell’amanita phalloides e dell’amanita virosa. Per il suo aspetto, viene facilmente confuso con il prelibato prataiolo, ma la sua ingestione, anche casuale, può condurre alla morte. In Italia sono ancora frequenti i decessi causati dall’erronea ingestione di esemplari di amanita verna. Anche se il tasso di mortalità si sta abbassando e si attesta intorno al 20%, il rischio di imbattersi in questo fungo è sempre molto alto, specie se non si è esperti e se si tende a raccoglierlo in maniera errata o frettolosa. Nei prossimi paragrafi spiegheremo meglio come evitare di raccogliere la temibile amanita verna.
Caratteristiche
Pericolosità
Proprio perché è facilmente confondibile con altri funghi commestibili, specie con i prataioli, l’amanita verna è considerata ed è a tutti gli effetti, uno dei funghi più pericolosi che esistano. Viene ingerita per sbaglio da raccoglitori inesperti, che la scambiano per altro e che la raccolgono recidendo il gambo e senza accorgersi della volva posta alla base dello stesso e nascosta sotto il terreno. L’amanita verna contiene le stesse tossine di altri funghi velenosi appartenenti al genere amanita. Si tratta delle amanitine o amatossime, presenti anche nell’amanita phalloides e nell’amanita virosa. L’ingestione di amanita verna causa la cosiddetta sindrome falloidea, un’intossicazione che, se non curata in tempo, può condurre alla morte.
amanita verna: Sindrome falloidea
La sindrome falloidea è una gravissima condizione clinica causata dall’ingestione di funghi velenosi. Viene innescata anche dal consumo casuale di esemplari di amanita verna o di amanita phalloides o amanita virosa. La sindrome falloidea si può presentare anche dopo 24 ore dall’ingestione. I sintomi sono più o meno gravi e variano in base alla quantità di funghi ingeriti. L’assenza di sintomi per alcune ore dall’ingestione, può indurre anche a consumare ulteriori esemplari di amanita verna. I sintomi iniziali sono a livello dell’apparato gastroenterico, con nausea, vomito, mal di stomaco e diarrea incontenibile. L’elevata espulsione di liquidi può causare anche una grave disidratazione. Dopo i sintomi gastrointestinali, entrano in scena le tossine del fungo, ovvero le amanitine, che bersagliano il fegato bloccando la sintesi delle proteine. Le tossine attaccano gli enzimi epatici causando la necrosi e la distruzione delle cellule di questo importantissimo organo. In caso di ingestione di quantità minime, la sindrome falloidea guarisce in una settimana, mentre il fegato può riprendere a funzionare dopo un mese. In caso di ingestione di quantità più elevate, il danno epatico diviene irreversibile e questa condizione porta di solito al decesso. Se non avviene un miglioramento dei sintomi entro cinque o sei giorni, allora vuol dire che si sono ingerite quantità eccessive di amanita verna. Non è facile scampare a simili intossicazioni. In caso di intervento immediato e se si riesce ad avere salva la vita, in genere si finisce con il dover subire un trapianto di fegato, perché le amanitine riescono a distruggere completamente tutti i tessuti epatici.