Amantea: sequestro beni a Carlo Samà

Creato il 05 luglio 2013 da Yellowflate @yellowflate

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Amantea, sequestro patrimoniale eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro. Dopo una inchiesta patrimoniale importante è stato posto sotto sequestro del patrimonio di Carlo Samà classe 54 che, si apprende, è stato condannato per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione a delinquere di stampo mafioso) con sentenza divenuta irrevocabile in data 08/06/12, al termine del processo scaturito dall’operazione convenzionalmente denominata “Nepetia”, il Collegio si è spinto a considerare nel merito la richiesta misura patrimoniale.

A tal proposito la Corte d’Appello di Catanzaro, muovendo dall’esito delle investigazioni patrimoniali esperite dalla D.I.A., la quale ha preso in considerazione un arco temporale compreso tra il 1987 ed  il 2010, è giunta ad “… escludere che con i soli redditi dichiarati da Samà Carlo e dai suoi familiari  negli anni di riferimento lo stesso potesse provvedere al sostentamento quotidiano del proprio nucleo familiare e, al tempo stesso, incrementare di tanto il suo patrimonio, con l’acquisto dei beni specificamente indicati nella richiesta del P.G., il cui valore è del tutto sproporzionato alla capacità reddituale del predetto. …”. Conseguentemente, i Giudici della Corte d’Appello hanno concluso che “ … Le operazioni effettuate dal nucleo familiare del Samà rappresentano esborsi finanziari che non trovano alcuna giustificazione in ordine alle potenzialità reddituali attribuibili ai coniugi Samà-Porco, alla stregua di tutti i redditi dichiarati e delle ricerche patrimoniali effettuate e, in particolare, degli elementi che si traggono dal raffronto tra il reddito dichiarato, la spesa per il sostentamento del nucleo familiare, le vendite e gli acquisti, analisi dalla quale appare evidente la sproporzione tra i redditi dichiarati ed il valore dei beni. Si può fondatamente ritenere, inoltre, che Samà Carlo abbia posto in essere una condotta simulatoria, che si è esplicitata attraverso lo strumento della fittizia intestazione dei beni ai propri congiunti, uno stratagemma che doveva servire ad occultare ricchezze (immobiliari e non) altrimenti non giustificabile, mediante l’intestazione dei beni stessi a persone di cui poteva fidarsi. …”.

Fonte: StopMafia