Suscitano molta tenerezza gli Amanti di Valdaro, ovvero la sepoltura di un giovane uomo e una donna, che giacciono faccia a faccia, con le braccia e le gambe intrecciate in un abbraccio eterno, ritrovata dagli archeologi vicino a Mantova. Gli scheletri, risalenti al Neolitico, sono stati scavati in un unico blocco affinché non vengano mai separati.
Dissepolti dal buio del sottosuolo, giacenti sotto strati di terra, tornarono alla luce due scheletri risalenti a 6000 anni fa, perfettamente integri e ben conservati, che a causa dell’eccezionalità della loro posizione ebbero da subito il nome di Amanti di Valdaro.
Stretti in un abbraccio frontale, accucciati, dormienti, un uomo ed una donna abbandonati nel sonno perpetuo, usciti di scena in due, oltre la vita e oltre la morte insieme.
Gli Amanti di Valdaro rappresentano qualcosa di unico al mondo e costituiscono una scoperta singolare che non ha confronti, sia per l’antichità, sia per l’insolita posizione in cui sono stati ritrovati i due corpi, le cui vite restano purtroppo a noi ignote. I loro volti si sfiorano, sepolti nella stessa fossa probabilmente nello stesso momento. Abbracciati, le braccia di lui si appoggiano al collo di lei, mentre quelle di lei sembrano cingere i fianchi di lui.
Studi condotti sugli scheletri hanno accertato che appartengono ad una coppia di ragazzi morti giovani. Lo rivela la dentatura che al momento del ritrovamento si presentava sana e completa. A sinistra si trova il ragazzo, a destra la ragazza. Il corredo era composto da alcune lame e una punta di freccia, realizzati in selce. La freccia si trovava vicino alle vertebre cervicali del ragazzo, mentre sotto il braccio della sua compagna si vedevano le due lame e l’altra, molto lunga, era posta sulla coscia che si sovrapponeva al fianco del giovane. Gli utensili in selce ritrovati a Valdaro avevano forse solo un significato simbolico nel corredo funebre, ipoteticamente però potevano anche rappresentare le armi che avevano causato la morte dei due giovani. Più plausibilmente, la fine poteva essere sopraggiunta per malattia o forse per il freddo, che hanno cercato di sconfiggere abbracciandosi.
Nel 2007 la scoperta di questa particolare deposizione suscitò molto clamore, e oggi si stanno ancora cercando i finanziamenti necessari per creare nel Museo uno spazio dove esporre i resti dei due giovani, e dove i visitatori avrebbero la possibilità di poterli ammirare. Attualmente infatti, gli scheletri sono conservati in una cassa apposita nel Museo Archeologico Nazionale di Mantova, ma, per mancanza di fondi, non sono esposti al pubblico. Fa parte di una delle mancanze tipiche del sistema culturale italiano: possedere bellezze di valore inestimabile e non essere in grado di valorizzarle, promuoverle, creare intorno economia e informazione.
Il 14 febbraio 2011, giorno di San Valentino, è nata un’Associazione a loro dedicata che si è denominata Amanti di Mantova, il cui scopo è quello di raccogliere i fondi necessari per l’allestimento del Museo. Dopo molte difficoltà, si è giunti ad un compromesso: mostrare la sepoltura soltanto in occasione di eventi, come il Festivaletteratura svoltosi a Mantova nel 2011, che ha reso possibile l’apertura straordinaria del Museo.
Dobbiamo sperare che in un futuro non lontano i due giovani giunti dal Neolitico, possano riposare per sempre in uno spazio a loro dedicato. Mentre si stringono in un tenero abbraccio che sfida i secoli, a testimoniare che l’amore vero non finisce, bensì continua oltre la vita.
Written by Cristina Biolcati