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Amarcord al Teatro Novelli: un Vero Ritorno a Casa

Creato il 18 febbraio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Amarcord al Teatro Novelli: un Vero Ritorno a Casa

È un rapporto intenso, quello che lega a doppia mandata ciascun riminese a Federico Fellini. E ciò dipende solo parzialmente dalla considerazione, piuttosto intuitiva, che il regista nacque, visse ed operò a lungo nella città romagnola. L’elemento decisivo che alimenta la passione della gente di Rimini nei confronti di Fellini è il fatto che il Maestro regalò alla sua città un ruolo da protagonista, rendendola onnipresente nella sua filmografia, anche solo con spunti, aneddoti, riferimenti. L’omaggio più grande del regista alla sua terra è, senza dubbio, Amarcord; un’opera fortemente romagnola sin dal titolo, divenuto parola di uso comune, ma nato dall’espressione dialettale “a m’arcord” (io mi ricordo). Il tributo alla città, nella sua libera trasposizione in balletto teatrale, ha fatto tappa al Novelli, nella sezione “Danza in scena”, in occasione del quarantesimo anniversario dell’uscita del film e del ventennale della scomparsa del suo ideatore. Difficile trattenere un certo orgoglio nel recensirlo: assistere ad Amarcord a Rimini – ho pensato scherzosamente – è un po’ come mangiare la pizza da Ciro a Mergellina. Che Fellini sia ancora, immensamente, profeta in patria, è rivelato dalla nutrita presenza, nella sala del Novelli, di un pubblico di giovanissimi, in religioso silenzio, senza alcun accenno a noia o sbadigli.

Amarcord al Teatro Novelli: un Vero Ritorno a Casa

E lo spettacolo, diciamolo subito, ha ripagato le attese: merito degli straordinari ballerini di Danzitalia Italian Touring Dance Company, agili ed armoniosi nonostante gli ingombranti costumi, della eccezionale presenza di Sabrina Brazzo, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano e di Nicolò Noto, già stella del corpo di ballo dell’Arena di Verona e vero enfant prodige della danza classica italiana. Al 19enne astigiano, un fantastico talento passato alla danza dalle arti marziali, il ruolo chiave di Titta Biondi, pseudonimo di Luigi Benzi, amico d’infanzia ed alter ego autobiografico di Federico Fellini. Attraverso gli occhi del ragazzo il Maestro ricostruisce la storia, ambientata nella Rimini del 1932, fondata su struggenti ricordi del passato, pulsioni adolescenziali e perennemente sospesa tra sogno e realtà. È il nero a farla da padrone nella versione teatrale: il colore delle divise dei gerarchi fascisti, delle tonache del clero, a simboleggiare la spartizione del campo tra Stato e Chiesa, entrambi assoluti ed ingombranti. Predominio, per fortuna, solo apparente. Perché in mezzo a tanto nero, sul palco del Novelli spuntano i colori, la voglia di balli, canzonette, l’aspirazione ad una piena e gaudente libertà sessuale. Una spensieratezza nascosta al passaggio dell’ennesima parata militare, ma riesplosa, pochi attimi dopo, alla vista di una procace ragazzina.

Amarcord al Teatro Novelli: un Vero Ritorno a Casa

C’è tanto del film del 1973, nella versione teatrale: la scuola di Titta, il contrastato rapporto col bigotto parroco, il saluto al Transatlantico Rex, la conturbante Gradisca, interpretata dalla splendida Brazzo; c’è, ancora, il pavone, l’olio di ricino come minaccia frequente, l’avvenente tabaccaia, le canzonette di regime, il Grand Hotel, uno dei luoghi simbolo di Rimini. Ci sono, immancabili, i sogni e le incomprensibili stranezze felliniane. E le insostituibili musiche di Nino Rota, che hanno riportato il pubblico ad un’atmosfera da dolce vita. Un allestimento firmato dal regista e coreografo Luciano Cannito, salito sul palco, visibilmente emozionato, a raccogliere gli applausi e a raccontare la sua felicità, in un finale che ha regalato l’intervento a sorpresa di Francesca Fellini, giornalista nipote del regista. Un balletto che, dopo aver calcato dal 1995 i palcoscenici più prestigiosi al mondo, dal San Carlo alla Scala, dal Metropolitan di New York all’Orange County di Los Angeles, è finalmente tornato a casa.

Amarcord al Teatro Novelli: un Vero Ritorno a Casa


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